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Attualità | 06 novembre 2021, 16:25

Ogyre, l’ambizioso progetto per recuperare milioni di tonnellate di plastica dai mari

La startup lanciata da Antonio Augeri e Andrea Faldella debutta nei prossimi giorni a Santa Margherita Ligure, e nel prossimo anno sarà operativa anche a Bali e nella baia di Rio De Janeiro

Ogyre, l’ambizioso progetto per recuperare milioni di tonnellate di plastica dai mari

I temi ambientali sono ormai al centro delle agende internazionali e sempre più sta crescendo la sensibilità sulla salvaguardia del pianeta: a fare la propria parte in questo senso c’è anche una startup legata alla nostra terra, perché proprio nel Tigullio ha mosso i suoi primi passi: si chiama Ogyre e uno degli ideatori è un brillante ragazzo, Antonio Augeri, che con la sua idea progettuale ha partecipato nel 2019 a Liguria Crea Impresa e che adesso è incluso delle proposte selezionate dal contest Nowtilus - Sea innovation hub, proposto da Wylab insieme a Crédit Agricole, Fondazione Carispezia e Le Village by Crédit Agricole Milano.

Ogyre è una sigla che sta per ‘Ocean gyres’, ovvero le correnti oceaniche circolari e sta proprio a definire un percorso che ha nella circolarità il suo punto di forza: raccogliere plastica in mare grazie ai pescatori, produrre oggetti nuovi da quella plastica recuperata, metterli in commercio e, grazie ai ricavi, finanziare nuovamente i pescatori, di modo che possano proseguire nella loro attività di recupero dei rifiuti in acqua.

‘Fishing for litter’ è lo slogan creato, ovvero andare a pesca di rifiuti, contribuendo alla pulizia e alla salvaguardia dell’ambiente marino: “Ogyre - spiega Augeri - è il nostro modo di ripensare i modelli di consumo e di business che negli ultimi anni hanno incrinato il rapporto tra uomo e ambiente. Abbiamo messo la salvaguardia del mare al centro del nostro progetto, con l’obiettivo di ribaltare un paradigma ormai noto: l’uomo che consuma e sfrutta le risorse del pianeta puntando a una crescita illimitata che però la natura non può sostenere. Le correnti oceaniche circolari, fondamentali per l’ecosistema, oggi sono purtroppo note per intrappolare la plastica in enormi isole di rifiuti. Noi, invece, vogliamo che le ocean gyres tornino a essere un circolo virtuoso e vitale per l’oceano. Per questo abbiamo creato una catena del valore sostenibile e trasparente, che ci permette di raccogliere la plastica dai nostri mari attraverso i pescatori. Vogliamo dare la possibilità a tutti di agire direttamente tramite la raccolta di chili di plastica dal mare o con l’acquisto dei nostri prodotti. Senza oceano non c’è vita”.

Secondo Augeri “Ogyre è una piattaforma globale, nel senso che possiamo arrivare ovunque, utilizzando le persone che in mare ci vivono e ci lavorano, i pescatori per l’appunto. È a loro che ci rivolgiamo per raccogliere la plastica, e il loro lavoro è finanziato o attraverso la vendita degli oggetti creati con materiale di recupero, o attraverso aziende e sostenitori che decidono di appoggiare il nostro progetto”. Entro pochi giorni, “nel mese di novembre”, Ogyre debutterà a Santa Margherita, grazie ad accordi presi con l’amministrazione comunale, mentre sono già altri i porti presso cui il progetto è attivo. “Abbiamo inoltre avviato - prosegue Augeri - un ‘pilot’, ovvero un percorso pilota, di livello internazionale, sia a Bali che nella Baia di Rio de Janeiro. Qui ci prefiggiamo di raccogliere trentamila chili di plastica nei primi tre mesi del 2022 e sessantamila chili di plastica nei primi sei mesi del 2022”.

Sul sito di Ogyre si ricorda che, secondo le stime, nel 2050 in mare ci sarà più plastica rispetto ai pesci e che “ognuno di noi ingerisce ogni settimana 1,5 grammi di plastica, pari a una carta di credito”. Il cambiamento non è più consigliato, ma indispensabile e soprattutto irrimandabile, “e noi ci proponiamo di raccogliere 1,5 milioni di chilogrammi di plastica dal mare entro il 2024, coinvolgendo un numero sempre maggiore di pescatori. A livello internazionale, non ci sono elementi ostativi, mentre in Italia è ancora in vigore una legge secondo cui i pescatori non possono ‘pescare’ rifiuti, in quanto questi sono equiparati ai rifiuti speciali e quindi devono seguire tutto un processo complicato di smaltimento. Per fortuna, però, la legge cosiddetta ‘Salvamare’ è prossima a essere approvata, in modo da superare questo problema. Sino a quel momento, procediamo con accordi presi insieme ai vari enti locali”.

I rifiuti raccolti sui vari pescherecci vengono stoccati direttamente a bordo in appositi sacchi e, una volta a terra, vengono smistati, catalogati e smaltiti correttamente attraverso istituti di ricerca o Ong partner di Ogyre che operano sul territorio: così si può studiare lo stato di salute del mare e mappare rifiuti e tipologia di impatto sugli ecosistemi marini. Il ‘fishing for litter’ ha molteplici vantaggi: è una pratica semplice che non richiede implementazioni tecnologiche, ma sfrutta le reti dei pescatori che giornalmente vivono il mare. È vantaggiosa, oltre che per l’ecosistema marino, anche per la salute dell’uomo e porta benefici sia per la pesca che per il turismo e le comunità locali.

Il progetto di Ogyre, partito ad aprile 2021, vede già coinvolti, come apripista, i porti di Cesenatico, Goro e Porto Garibaldi (Ferrara), con sette pescherecci partner attivi. “Ogyre è molto più di un’azienda che produce prodotti realizzati con i ‘marine litter’, i rifiuti del mare - osserva Andrea Faldella, cofondatore della startup - I nostri prodotti sono solo la punta dell’iceberg: quello che vogliamo realizzare è costruire una piattaforma che renda il ‘fishing for litter’ una pratica consolidata. Il nostro obiettivo è quello di dare alle persone e alle aziende la possibilità di agire per la salvaguardia del mare ogni giorno attraverso gesti consueti, non solo attraverso l’acquisto di un prodotto di consumo che però è il frutto di una reale azione di recupero di plastica dai mari, ma anche, in prospettiva, attraverso ‘l’adozione’ di un peschereccio o addirittura di un porto. Da consumatori si diventa così contributori”. Contribuendo alla salvaguardia del pianeta: il fine ultimo al quale chiunque dovrebbe tendere.

Alberto Bruzzone

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