Il motivo principale è la mancanza di serenità dovuta alla pandemia da Coronavirus. Ma anche la precaria stabilità economica e le poche agevolazioni previste dallo Stato a favore delle famiglie hanno influito sul record denatalità registrato in Italia nel 2021.
Nel suo discorso tenuto durante la Conferenza nazionale sulla famiglia, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ammesso che ci vogliono “sicurezza e stabilità per consentire ai giovani di fare figli” e che il Governo si sta impegnando per “metterli in condizione di avere una casa, di trovare un lavoro sicuro, di poter contare su una rete di servizi per l’infanzia e di supporto più solida”.
Ad oggi, però, l’unica soluzione veramente efficace per garantire un tenore di vita soddisfacente alle famiglie si chiama polizza assicurativa: a fronte di un impegno mensile circoscritto, l’assicurazione per la famiglia permette di proteggere il benessere in casa e tutelare i figli anche in caso di gravi eventi imprevisti.
Seppur sia in crescita il numero di italiani che scelgono strumenti di questo tipo, il tasso di natalità è tra i più bassi di sempre. È quanto fotografato dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) nel bollettino “Natalità e fecondità della popolazione residente 2020”.
Istat: in Italia mai così poche nascite
Come si legge, “nel 2020 i nati sono 404.892 (-15 mila sul 2019). Il calo (-2,5% nei primi 10 mesi dell’anno) si è accentuato a novembre (-8,3% rispetto allo stesso mese del 2019) e dicembre (-10,7%), mesi in cui si cominciano a contare le nascite concepite all’inizio dell’ondata epidemica”.
Anche nel 2021 la situazione non è andata migliorando. I dati provvisori di gennaio-settembre 2021 riportano un quadro davvero preoccupante: nei primi 9 mesi le nascite in Italia sono 12.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. In particolare, gennaio ha fatto registrare la riduzione massima di nati a livello nazionale (13,6%), con picco nel Sud (-15,3%).
Il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana è di 1,17 ed è il dato più basso di sempre. Come annunciato dal professor Giancarlo Blangiardo, presidente nazionale Istat, “secondo le ultime stime Istat, in Italia a metà del secolo in corso i morti saranno più del doppio dei nati”.
Nel nostro Paese si diventa madri sempre più tardi e, confrontando i tassi di fecondità del 1995, del 2010 e del 2020, si evince uno spostamento della fecondità verso età sempre più mature. Nel 2020 l’età media del parto ha raggiunto i 32,2 anni che diventa di 31,4 anni se si considera l’età media per la nascita del primo figlio.
I dati di Save The Children e l’infanzia a rischio estinzione
Se si uniscono ai dati dell’Istat quelli di Save the Children si osserva che in Italia, negli ultimi 15 anni, la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600 mila unità e, oggi, meno di un cittadino su 6 ha compiuto i 18 anni.
“La drastica diminuzione del numero di bambini e bambine nel nostro paese, in caduta libera negli ultimi 15 anni, è un dato allarmante che si deve leggere in relazione ad altri indicatori”, ha commentato Raffaella Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, sottolineando come “in Italia l’infanzia è a rischio estinzione”.














