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Attualità | 20 febbraio 2022, 07:30

Adolescenti “incantati” dai social, gli esperti: "Irritabili ed aggressivi. A rischio la loro salute"

Educatori, esperti di psicomotricità e psicologi genovesi confermano le problematiche legate all’abuso dei network

Adolescenti “incantati” dai social, gli esperti: "Irritabili ed aggressivi. A rischio la loro salute"

Irritabilità, aggressività ma anche paura di uscire di casa, demotivazione ed alterazione del ritmo sonno-veglia: sono alcuni dei disturbi riscontrati da esperti genovesi che da oltre un anno per lavoro incontrano i giovani o i genitori con i figli immersi nei social media.


Un ragazzo passa sui social almeno quattro ore al giorno, secondo un’analisi nazionale effettuata recentemente, e con la pandemia questo tempo è anche aumentato.


"I social e le diverse piattaforme - spiega Luca Cordano, psicomotricista funzionale - sono state utili per rimanere in contatto in un momento di emergenza come nel lockdown del marzo 2020 ma successivamente sono diventate una normalità. In questi due anni nei ragazzi si sono riscontrati differenti aspetti non di poco conto: disinteresse verso le attività quotidiane e alterazione del ritmo sonno-veglia. Al momento non è facile avere un’idea del danno causato ai ragazzi in quanto il periodo temporale interessato è ancora limitato ma negli anni successivi ci sarà un incremento. L’uomo ha bisogno di relazioni e scambi reali che un social non può dare. La relazione con l’ambiente è importante poiché l’essere umano è l’insieme degli aspetti che lo nutrono e lo arricchiscono mentre cresce e le funzioni relazionali ne fanno parte. Se si priva un ragazzo di questo scambio, che è composto da ciò che gli sta intorno e lo circonda come animali, persone, natura e oggetti, gli verranno a mancare quegli aggiustamenti e quelle esperienze che consentono uno sviluppo funzionale ed armonioso. L’aspetto che si nota spesso è quello della svogliatezza, non avere voglia di provare e sbagliare - il tentativo e l’errore - perdendo così quel bagaglio di esperienze che li aiuterebbe  a crescere. Cosa li ha portati a ciò? In parte è dovuto alla paura di sbagliare ma anche alla paura di lasciare quella situazione in cui sono e in cui pensano di stare bene. Uscire dalla loro comfort-zone creata negli anni non è semplice". 

"E’ compito di noi educatori, insegnanti e professionisti - termina Cordano quasi come fosse un appello - fornire gli strumenti per supportare i ragazzi".

E restando sempre nell’ambito dei giovani ed i social c’è chi, come la dottoressa Susanna Viviani, pedagogista clinica, che in un recente corso per educatori della prima infanzia del Comune di Genova, ha tratteggiato la situazione partendo dai cosiddetti nativi digitali ovvero coloro che hanno trovato il mondo digitale sin dalla nascita, arrivando fino all’età adolescenziale.


"L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto una nuova malattia ossia la dipendenza dai social media - spiega Viviani - ed in Italia si contano 128mila giovani che vanno dai 15 ai 25 anni. Tramite alcuni studi scientifici i pediatri, inoltre, mettono in relazione le tecnologie digitali con i disturbi del sonno, della vista, dell’udito con la perdita della manualità fine, problemi posturali, patologie della colonna vertebrale - derivate dallo stare chini, per tanto tempo, sullo smartphone, (ndc) - con anche un aumento dei casi di obesità. E’ stata pure dimostrata un’associazione fra l’eccessivo utilizzo delle tecnologie digitali in età prescolare e la presenza di ritardi nel linguaggio e dei disturbi cognitivi. Non è il caso di demonizzare l’utilizzo della tecnologia o la partecipazione ai social media" ma almeno, parafrasando il filosofo Aristotele, si cerchi tutto con la giusta misura.


E’ aumentato notevolmente anche il numero dei genitori che decidono di chiedere aiuto agli specialisti per capire come approcciare meglio i propri figli che trascorrono molto tempo con in mano uno smartphone.


"Negli ultimi anni - sostiene la dottoressa Caterina Marafioti, psicopedagogista clinica - ho preferito dedicarmi ai genitori che, acquisendo consapevolezza sull’argomento e sui diversi risvolti negativi, possono meglio rapportarsi con i propri figli. I rischi per i giovani che abusano dell’uso dei social media vanno dai disturbi d’ansia ai sintomi depressivi ed oramai si parla di 'Epidemia della psiche'.

Daniele Novara
- pedagogista, scrittore e accademico italiano termina Marafioti - scrive: 'Occorre esigere dalle istituzioni  un’attenzione verso l’educazione dei bambini e ragazzi, per dare loro il meglio'”.


Educatori, pedagogisti e psicologi, con le loro esperienze sul territorio genovese hanno dipinto una situazione delicata che può ulteriormente degenerare se non si regola l’uso dei social media agli adolescenti.  

Nel 2020, proprio durante il lockdown, è arrivato sul piccolo schermo un docufilm dal titolo “The social dilemma” che ha affrontato il problema dell’impatto e delle conseguenze dei social media sui ragazzi con la testimonianza di ex manager dei più importanti e conosciuti social e di alcuni adolescenti oramai sempre più presi dall’essere on line tramite lo smartphone. 


Secondo questi esperti che hanno deciso di abbandonare il settore come scelta etica, un like, un follow, un commento, genera una scarica di dopamina che dà altra carica per rimanere connessi diventando così dipendenti come accade per le slot machine o per le sostanze stupefacenti. Semplicistico? Purtroppo oggettivamente vero.


I social - dicono gli esperti che hanno lavorato sulle piattaforme - hanno fatto cose buone per il mondo ma gli stessi fanno fare soldi e questa “bolla” fatta di like, considerata come una sorta di ricompensa per chi ha messo on line commenti ed ottiene visualizzazioni, non sta lasciando un segno positivo nell’animo dei giovani.

Grazie ad un certo tipo di social siamo passati dall’informazione alla disinformazione a causa della presenza, sempre più frequente, delle fake news, - notizie false - questo problema è una caratteristica del mondo dell’informazione tramite i social che hanno come scopo quello di intrattenere e “incantare” chi ne abusa generando, però, confusione tra la verità oggettiva e quella per così dire costruita. Purtroppo non solo gli adolescenti e le giovani generazioni ne sono colpiti ma anche non pochi adulti. Ma questo è un altro discorso.

Massimiliano Bordoni

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