Con la stessa passione e lo stesso impegno esaudiva le richieste dei clienti più adulti, rimproverava i ragazzini un po’ più intemperanti, manteneva sempre nel pieno decoro e a un livello di eccellenza quel locale che aveva contribuito a fondare insieme al marito, portando in città una pizza che non si era mai vista prima e che ancora adesso, ad anni di distanza, è un po’ come la ‘Settimana Enigmistica’: vanta innumerevoli tentativi di imitazione, qualcuno in parte riuscito, ma nessuno può essere considerato identico.
Se n’è andata domenica mattina, all’età di 89 anni, Emilia Squillace, per tutti Emilia della Pizzeria Leo, lo storico locale in piazza della stazione a Pegli, aperto sin dal 1970. Emilia e Leo aprirono questa pizzeria in mezzo a mille sacrifici, innovando e deliziando i palati, e in pratica inventando una pizza sottilissima e con ingredienti di prima qualità che negli anni a seguire andò a formare il gusto non solo dei ponentini, ma un po’ di tutti i genovesi: la sfoglia sottile ed estremamente croccante, solo in parte contrastata, negli ultimi dieci anni, dall’avvento delle pizzerie napoletane e della variante con il cornicione alto.
Emilia, che da sposata faceva di cognome Capaldo, si era ritirata dal lavoro verso la fine degli anni Novanta, mentre suo marito Leo aveva proseguito un po’ di più, quasi sino alla sua morte, avvenuta nel 2016.
Amatissima a Pegli per la sua professionalità e anche per la sua umanità, guidò il locale di famiglia per trent’anni, occupandosi soprattutto della sala e della gestione complessiva, oltre che del rapporto con i sempre più numerosi clienti, mentre Leo stava dietro al bancone a realizzare le sue formidabili pizze, quasi sempre spianate utilizzando una bottiglia in vetro (naturalmente vuota, mentre oggi si ricorre a una più moderna spianatrice).
Leggerina, leggerissima, tradizionale dolce, tradizionale piccante, più tante altre varietà che vennero introdotte in questa pizzeria e che sono in menu anche ai giorni nostri. Mentre Leo era originario di Sarno, in provincia di Salerno (e ricordava sempre come la sua zona fosse stata tra le più colpite nel terremoto del 1980), Emilia arrivava da un piccolo paese in provincia di Crotone, San Mauro Marchesato.
Raccontavano spesso di esser giunti a Genova con la classica valigia di cartone, ma con il cuore pieno di sogni, la testa piena di idee, la barra ben diritta e le maniche rimboccate, fieri e orgogliosi della loro scelta, uniti nel bene e nel male (nella buona e nella cattiva sorte, come si suol dire) e con una grande determinazione e un’immensa voglia di lavorare e lasciare il segno.
Giunsero nel 1963, andarono entrambi a lavorare sulla motonave ‘Michelangelo’ poi, una volta sbarcati, Leo trovò un impiego presso la Elah, mentre Emilia lavorò in una lavanderia. Alla sera, Leo andava a lavorare presso una pizzeria sul lungomare di Pegli (lo ‘Scugnizzo’, il primo locale di questo tipo in delegazione) e fu qui che imparò il mestiere del pizzaiolo. Gli piaceva moltissimo, le persone chiedevano la ‘sua’ pizza e iniziò a capire che, senza mai perdere l’appoggio della moglie, avrebbe potuto tentare l’avventura in proprio.
Emilia e Leo trovarono un locale in piazza della stazione, all’inizio di via Martiri della Libertà, con un bel dehor esterno. La pizzeria ‘Leo’ fu fondata nel 1970 e continua ad accompagnare le serate di generazioni e generazioni di pegliesi, ma non solo. Emilia la guidò sempre al fianco di Leo, con impegno, dedizione, spirito di sacrificio. Aveva un istinto innato nel risolvere i problemi, nel non arrendersi mai. Lascia tre figli e tre nipoti.
Il Santo Rosario verrà recitato domani sera, 1° marzo, presso la chiesa di San Francesco in via Salgari. Il funerale sarà celebrato mercoledì 2 marzo, alle ore 8,30, sempre a San Francesco. Il segreto della pizza è l’acqua? Il segreto della pizza è la lievitazione? Il segreto della pizza è il forno? Ci sono tante scuole di pensiero. Nel caso di Emilia e Leo, il segreto della pizza è l’amore che ci misero, tutti i giorni della loro vita.