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In Breve

| 08 ottobre 2022, 09:30

Capire le emozioni: la rabbia. A cosa serve? Istruzioni per l'uso

Conoscerla o scappare? La rabbia è un'emozione tra le più difficili da trattare. Cerchiamo di non averne paura e di affrontarla

Capire le emozioni: la rabbia. A cosa serve? Istruzioni per l'uso

La rabbia è una di quelle emozioni scomode, delle quali è difficile parlare. O meglio, a livello superficiale si usa spesso "è arrabbiato!", ma a livello più profondo rimane un campo minato nel quale solo pochi mettono piede.

In effetti è un'emozione non facile da manipolare, da trattare, sia che sia la nostra o quella degli altri. Molte persone la fanno esplodere, molte altre la tacciono segretamente. 

Vale per tutti che la rabbia sia un sentimento sano, esattamente come gli altri e va espresso, gli va data aria, altrimenti la nostra salute mentale rischia grosso.

Non dobbiamo avere paura insomma, di approcciare alla rabbia con la stessa comprensione con cui affrontiamo la tristezza o la gioia. Chiedere o chiederci, "perché siamo arrabbiati?" Aiuta a chiarire meglio cosa abbiamo dentro e soprattutto ci aiuta a a comunicarlo in modo chiaro agli altri. Un passaggio fondamentale infatti, è quello di verbalizzare quello che sentiamo, anche nel caso della rabbia. Trovare il modo di esternare agli altri come ci fanno sentire i loro comportamenti. È un esercizio per niente banale, anzi, molto fine e molto difficile, che affonda le radici nella nostra solidità. Quanto più siamo solidi, tanto più riusciremo a tollerare le reazioni dell'altro se gli diciamo che qualcosa di lui o di lei ci ha fatto arrabbiare.

Molti di noi infatti, impauriti dalla possibile distruzione dei rapporti, non comunicano la loro rabbia (o frustrazione, fastidio) e così non perdono il rapporto ma lo rendono più finto, più fumoso. Altre persone invece, per citare gli estremi opposti, appena si sentono toccati da un comportamento che ritengono a qualche livello lesivo, esplodono. In entrambi i casi, di fatto, il problema è la solidità interna. Nel primo caso ci si sente talmente fragili che non si parla con l'altro, nel secondo ci si sente tanto fragili che si deve urlare per essere ascoltati. Ci sono molte vie di mezzo naturalmente.

Altri casi, molto frequenti ai giorni nostri, sono quelli della rabbia agita. Se spesso questo sentimento non si può tirare fuori perché troppo destabilizzante (per noi o per l'altro), ecco che da qualche parte deve poter uscire. C'è chi va forte in macchina, per rabbia. C'è chi scala i monti, viaggia di continuo, va in palestra tutti i momenti liberi o corre per venticinque chilometri. Chi mangia un pacco di biscotti, per rabbia. Non è un male chiaramente, basta riconoscere che dietro queste azioni c'è un fuoco di fondo.

In effetti la parola rabbia, se scendiamo un po'in profondità, diventa sempre più incompleta. Man mano che parliamo di rabbia agita, parliamo di angoscia o turbamento. In realtà infatti, la rabbia per come la conosciamo e la sentiamo noi, è composta di tanti elementi, non è rabbia pura e semplice. Ma è angoscia, è malessere nostro, che gli altri con i loro comportamenti spesso rievocano e mettono alla prova. 

Sarebbe utile quindi fare attenzione e capire bene quando siamo arrabbiati o leggiamo della rabbia nell'altro, cosa c'è veramente sotto. In un'ottica di comprensione, non di valutazione o di timore, che ci permetta il più possibile, di esprimere noi stessi liberamente.

Cristina Fregara

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