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In Breve

| 18 febbraio 2023, 09:30

Dritto al punto... con la psicologa - Il festival di Sanremo come ritratto di confusione del nostro tempo

Spesso dietro la libertà di espressione si nasconde tanto intasamento emotivo e confusione

Dritto al punto... con la psicologa - Il festival di Sanremo come ritratto di confusione del nostro tempo

Durante questo Festival di Sanremo abbiamo assistito a mio parere a uno spaccato molto preciso della società di oggi. Le mie riflessioni non riguarderanno direttamente gli artisti del Festival ma li prenderò solo come esempio, per descrivere quello che secondo me è un movimento generale che ci sta coinvolgendo e riguardando tutti, una dinamica sociale e psicologica profonda.

Seguendo in buona parte il trascorrere della manifestazione canora, ci sono stati diversi episodi che devo dire hanno attirato la mia attenzione e mi hanno fatto molto riflettere su il tema dei confini, che esistono tra le persone e che ci ritroviamo a dover rispettare. E fin dove la libertà si può definire tale e dove invece inizia la confusione?

Prima di tutti l'episodio di Blanco che decide di prendere a calci i fiori e di distruggere le composizioni floreali, innervosito dal fatto di non avere abbastanza audio. E pensare che non era nemmeno in gara ed era ospite, chiamato apposta per mostrare le sue capacità. 

Al di là di ogni giudizio e di ogni valutazione voglio pensare, che cosa c'è dietro questo gesto? Una rabbia grande, si può provare a immaginare. Poi coas ci sia esattamente di nascosto dentro quella rabbia non è stato saperlo, dovremmo parlargli con calma. Probabilmente potrebbero essere stati movimenti personali, "roba sua" accumulata come spesso accade a tutti. Quello che mi ha lasciato di stucco è stato il non attivarsi da parte di nessuno lì dentro. Quale messaggio sta passando? Che di fronte a una rabbia distruttiva da diventare fastidiosa a guardarsi, nessuno interviene. Il messaggio che a me è passato nello specifico è che va bene così, e che la libertà di espressione riguarda anche questo. Ma è giusto stare a guardare e rimanere fermi?

Devo dire di essermi sentita abbastanza in imbarazzo e a disagio nel guardare quelle scene e nel credere effettivamente che fossero vere. La difficoltà che riporta l'artista, con questo gesto, è nella tolleranza della frustrazione, se seguiamo le motivazioni che ha fornito. E non succede solo a lui, sentire frustrazione, impotenza o ingiustizia; scatena una certa dose di rabbia. Ma come esprimerla? Ecco , forse su questo dovremmo poter ricevere degli input e degli stimoli migliori di quelli offerti quella sera, e forse dovremmo pensare. La frustrazione si potrebbe non agire, ma pensare. Gestire dentro, come un pacchetto che possiamo aprire pian piano e del quale mettere ciascun pezzo al proprio posto, con calma. Non uno sfogo immediato e istantaneo e dunque per forza violento come di fatto è stato. Ripeto, quello che mi colpisce è che nessuno abbia dato una lettura o un confine, uno stop, un segnale di disaccordo chiaro e di chiusura a questo gesto. Da non far rivedere ai bambini.

Siamo quindi davvero disposti a tollerare al Festival, ma attorno a noi, questo grado di confusione che travolge in modo violento e ci coinvolge così? 

Altro episodio importante è stato quello di Rosa Chemical che decide di simulare una mossa sessuale sopra Fedez tra il pubblico. L'artista successivamente ha parlato di libertà di espressione. Di nuovo, è davvero una libertà di espressione questa? Mi sembra che alle volte dietro il voler esprimere se stessi e voler portare quello che si prova si rischi un grande non rispetto per l'altro che viene sorpassato (in questo caso probabilmente come molti dicono la scena era già stata prestabilita, ma non importa).  Il messaggio che è passato mi sembra essere: se sento una cosa, la posso esprimere perché è giusto e basta. Ricordiamoci sempre dell'altro, o gli altri , che possono avere conseguenze dalle nostre libertà. È così che bisogna esprimere i propri sentimenti? È così che ci si deve sentire liberi? Non credo sia utile. Si è passati infatti attraverso una teatralizzazione e una sceneggiatura dell'emotività, tanto che questi gesti come quest'ultimo detto, mi sono sembrati estremamente finti piuttosto che liberi. Piuttosto, desiderosi di portare affermazione personale, invece che libertà.

Credo che ci sia molto altro dietro questa libertà di cui si parla: c'è tanta confusione e tanto intasamento emotivo. Ho avuto l'impressione prendendo ad esempio questi due episodi che siamo immersi in una forte confusione di emozioni, che porta alla paralisi e all'accettazione molte, variopinte, espressioni, o quasi ecco. 

Dobbiamo fare attenzione perché alle volte rischiamo di non sapere bene cosa proviamo. Spesso si tratta di emozioni ad alta intensità sempre molto forti, che potrebbero confonderci o angosciarci, conducendo a comportamenti anche un po' teatralizzati o sceneggiati. 

Tutto questo, a proposito di libertà, non esprime noi stessi ma la nostra fragilità e la nostra angoscia, dietro una sorta di maschera di noi stessi, di riflesso ovattato. Perché per esprimere noi stessi per davvero alla fine, ci vuole un passaggio al pensiero che spesso, come in questi casi, noi stessi non ci concediamo. Per arrivare alla libertà di espressione dei sentimenti come dice Rosa Chemical credo che si debba passare attraverso un po' più di pensiero e un po' più di sguardo attento su di sé e poi anche sull'altro che ci sta attorno, altrimenti si parla soltanto di un gran frastuono, non di una melodia.

Cristina Fregara

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