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Cultura | 01 dicembre 2023, 15:30

VenerdIndie - Giopop e il jazz elettronico del suo nuovo album "Last night I couldn’t sleep"

La proposta ambiziosa di un artista che si è avvicinato di recente a nuove sonorità: "Porto live il mio progetto e lavorare insieme ad altri musicisti è ancora più bello"

VenerdIndie - Giopop e il jazz elettronico del suo nuovo album "Last night I couldn’t sleep"

Se spesso è facile intuire a che genere fa riferimento questa o quella produzione musicale, soprattutto nell’epoca in cui per scalare le classifiche si cerca di essere spesso somiglianti a quel che già funziona, ci sono poi progetti che non strizzano l’occhio all’hype e cercano di rimanere fedeli a se stessi e al proprio estro. 

È il caso del progetto artistico di Giopop, all’anagrafe Giovanni Battista Boccardo, genovese classe 1993, fresco della pubblicazione dell’album “Last night I couldn’t sleep”. Una proposta ambiziosa, capace di mescolare sonorità e generi in modo inusuale per le nostre abitudini d’ascolto, più vicina a proposte spesso provenienti da Londra e Los Angeles.  

Come hai iniziato ad appassionarti alla musica? 

“Mi sono affacciato al mondo della musica fin da piccolo: già prima ancora di iniziare ad andare a scuola i miei genitori mi mandavano a fare di corsi di musica per bambini e fin da piccolino mi hanno fatto studiare pianoforte. Ho avuto poi un bel periodo di ribellione, in cui ho smesso di suonare, più o meno dalla terza elementare fino alle medie. Mi sono riavvicinato alla musica a scuola al liceo con i corsi, lì ho preso in mano la chitarra, e ho proseguito a studiarla anche dopo il liceo”.  

Se dovessi inquadrarti dentro un genere musicale, a quale pensi di appartenere? 

“È un tema caldo questo: propongo un genere che in Italia forse non è ancora troppo definito, e io stesso faccio fatica a inquadrarlo. Si situa tra il jazz e una sorta pop per certe tecniche di scrittura, un jazz elettronico, pop low fi”. 

Ci sono artisti di riferimento a cui ti sei ispirato, essendo questo un progetto molto particolare?  

“Assolutamente sì, anche se in realtà da ragazzino ho portato avanti un altro tipo di percorso. A questo genere mi sono affacciato circa 5 anni fa, e gli artisti di riferimento vengono non casualmente o dalla scena londinese o da Los Angeles, dove ci sono molti producer con un background jazzistico che hanno iniziato a unire tanto questa cosa della musica dal vivo, di impronta jazz appunto, con una forte componente di produzione elettronica. Kiefer di Los Angeles ed Elijah Fox credo siano gli artisti che in questo genere mi hanno più ispirato”.  

Che progetti hai per il futuro?

“Ho appena rilasciato il mio primo album, per la casa discografica bolognese Irma Records, che si chiama Last night I couldn’t sleep: un lavoro che è iniziato più di un anno fa. Ho appena messo il primo punto, anche se ovviamente il lavoro del musicista è quotidiano: io produco tutti i giorni e se riesco provo sempre a mantenere i ritmi, è un costante divenire. Mi piace molto l’idea della collaborazione, perché spesso il produttore e il musicista si ritrovano a lavorare da soli a casa, che è sicuramente bello, ma diventa tutto ancora più bello quando riesce a unire la forza, a portare fuori la musica e a farla diventare una cosa collettiva. È quello che è successo quando ho deciso di portare live il progetto pubblicato con la casa discografica, in cui ho scisso i due aspetti: la produzione è più che altro un lavoro che porto avanti da solo, mentre dal vivo ho un quintetto che suona insieme a me”. 

Ci sono già delle date per vederti suonare dal vivo? 

“Abbiamo una serie di programmazioni da fissare, suoneremo sicuramente tra Genova, Torino, Milano. Al momento non abbiamo ancora una data, ma presto vi faremo sapere dove poterci venire ad ascoltare”.

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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