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Venerdindie | 19 gennaio 2024, 15:30

VenerdIndie - "La musica house mi stressava": Bombay, un artista che ai sintetizzatori ha preferito la chitarra

Il singolo 'Meduse' anticipa l'uscita del quinto album. “L’ispirazione non la so mai spiegare. Fare musica mi e riempie di gioia e pace"

VenerdIndie - "La musica house mi stressava": Bombay, un artista che ai sintetizzatori ha preferito la chitarra

Canzoni per ‘merende all’aperto in quartieri disabitati, per persone che vogliono raccontarsi dietro gli occhiali da sole e bere un Campari dopo il lavoro’: questo è Bombay. Scrive canzoni da ormai dieci anni, ha pubblicato album autoprodotti e attende di poter annunciare ufficialmente l’uscita dell’ultima fatica discografica, anticipata dal singolo Meduse

Come nasce la tua necessità di fare musica?

“Faccio musica da che ho memoria. Il progetto di Bombay nasce nel 2014, addirittura, è venuto fuori in maniera molto casuale e spontanea. Venivo da un’esperienza completamente diversa, fatta di musica house, techno e comunque legata quell’ambiente. Un pomeriggio, non ce la facevo più con tuti quei sintetizzatori, tastini, batterie elettroniche e varie. Ero veramente stressato: così ho preso in mano la chitarra e ho iniziato a scrivere canzoncine… e sono andato avanti fino a oggi. Mi fa piacere farlo, è una situazione molto comoda, leggera: ho bisogno di un po’ di tempo e di una chitarra, mi trovo benissimo in questo modo di creare musica. Fare musica è sempre stato importante e bello, ma ora in particolare ho trovato un modo molto semplice per farlo. Che poi piaccia agli altri o meno, è un altro discorso ma a me riempie di gioia e pace”. 

 

Meduse è una ballad che racconta del dualismo tra bene e male. L’estate è finita e si è portata dietro la storia d’amore… 

“L’ispirazione non la so mai spiegare. Uno si aspetta chissà che cosa, magari libri rinomati. Per quanto mi riguarda è tutto molto spontaneo: io mi prendo il mio tempo, comincio a strimpellare costruendo melodie e parole. Pian piano mi entrano in testa, si incollano, fino a che, finito il pezzo, non vanno più via. Ogni volta che scrivo una canzone, quelle due o tre settimane in cui sono in simbiosi con quel brano, lo canticchio in continuazione, lo scrivo. Poi alla fine viene sempre fuori una canzone. Con Meduse il processo è stato sfiancante. Subito avevo la melodia chiara, mi piaceva, ma le parole non venivano, tant’è che poi quando ho chiuso il pezzo e l’ho ascoltato in maniera oggettiva, esterna, ho visto che c’era un messaggio dietro, c’era un discorso che portava avanti, anche se lì per lì non l’avevo capito.

Una volta riascoltata, mi è piaciuto questo paragone tra la storia d’amore che finisce, d’autunno. Per questo si parla di ricordi dell’estate, e mentre sto facendo questo giro in moto, del tutto simbolico perché non ho manco il motorino, in spiaggia vedo queste meduse che stanno lì, morte, dopo una mareggiata. In qualche modo questa brutalità, questo dolore estremo della natura, questa forza, funziona come contrappunto alla mia sofferenza e lo pone in una prospettiva meno dolorosa”.

Ci sono artisti a cui fai riferimento o che in qualche modo hanno influenzato lo stile di composizione e scrittura?

“Non saprei dare una risposta. In realtà, anche in quello che faccio sono un autodidatta. Per fare un esempio: non so fare neanche una cover. Suonare canzoni di qualcuno non lo so fare. Potrei provare a prepararla ma non fa parte delle mie peculiarità. Non so per cui a chi mi ispiro. Mi pongo aperto al fare e qualcosa viene fuori. Per me è sempre più importante realizzare, piuttosto che pensare a come farlo. Preferisco la quantità alla qualità - ride - sono un grande appassionato di musica, ne ascolto tantissima. Ascolto musica punk, rock, scream italiano, Fine before you came, Gazebo penguins. Tra i cantautori mi piace molto Vasco Brondi, adoro Venditti, mi piace Ron, non sopporto Baglioni, troppo patinato per i miei gusti. Poi vado a periodi. Mi fisso con un autore e lo ascolto fino a che non ce la faccio più. Sono anche un collezionista di dischi, soffro di questo senso di colpa di comprare dischi che poi devo ascoltare anche se non ho il tempo di farlo". 

Parliamo dei tuoi progetti futuri. Il disco è in arrivo a breve ma non a brevissimo… Quindi è il momento del quinto? 

“Sì, incredibile. A breve non brevissimo perché facendo tutto da solo, ma in realtà il disco è pronto. Devo solo, insieme a quelle quattro persone che mi danno una mano, capire come farlo uscire. Ho scritto ad alcune etichette per vedere se qualcuno fosse interessato a pubblicarlo quindi devo essere io da solo a farlo. Immagino tra due o tre mesi di riuscire a pubblicarlo. Non ho fretta, sta li ed è bello ma mi piacerebbe che lo si potesse ascoltare il prima possibile”.

Quindi dopo il disco ci sarà un tour, magari con una data a Genova? 

“Mi piacerebbe tantissimo suonare a Genova. Viaggio da solo con la mia chitarra, al massimo ho un accompagnamento sul palco ma di solito suono da solo. Mi devo impegnare di più a trovare date per suonare. Tutto quello che riguarda la musica, lo faccio con tranquillità, forse mi impegno meno di quello che dovrei… ma almeno non mi stresso”.

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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