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Attualità | 15 marzo 2024, 17:15

Da cinquant’anni accanto ai fragili: così il Ceis costruisce ‘il mondo nuovo’

Una serie di eventi per celebrare il traguardo di uno dei punti di riferimento della città per le persone vittime di dipendenze, in fuga dal proprio paese o senza casa e lavoro

Da cinquant’anni accanto ai fragili: così il Ceis costruisce ‘il mondo nuovo’

Il Ceis (Centro Solidarietà di Genova) compie i suoi primi cinquant’anni. Cinquant’anni spesi accanto alle persone con problemi di dipendenze, con disagi personali importanti, ai migranti minori e adulti che arrivano in una terra sconosciuta e non sempre ospitale, ispirati alla  filosofia del Progetto Uomo che mette in primo piano la persona valorizzando le sue risorse, la spiritualità e le potenzialità interiori.

Nato dall’intuizione di Bianca Costa, e portato avanti oggi dal figlio Enrico Costa, il Ceis celebra il suo mezzo secolo di attività con l’evento ‘Costruire il mondo nuovo’, articolato in tre parti che prenderà il via proprio nel mese di marzo e proseguirà fino a maggio: verranno portate avanti delle attività di approfondimento tematico, arrivando al convegno pubblico organizzato per il prossimo 6 maggio a Palazzo Ducale, concludendo poi con le iniziative collaterali dedicate alla memoria della sua fondatrice. La necessità di condividere con la cittadinanza un’ampia riflessione su queste tematiche arriva dai numeri allarmanti raccolti: sono infatti più di cinquantamila al mese gli articoli e i messaggi diffusi sui social che fanno riferimento alle dipendenze, e che spesso hanno un carico di rabbia, malessere e negatività che contribuiscono a diffondere ansia e preoccupazione. I minori sono spesso i protagonisti delle preoccupazioni più dichiarate parlando di immigrati e di accoglienza con una media tremila messaggi ogni giorno.  

“Tutto è partito da nostra madre, che ha avuto un’intuizione banale e materna, e cioè che ai bisogni si risponde con una parola: ‘Eccomi’. - spiega Enrico Costa -. All’epoca la droga era una problematica conosciuta poco, che poi è diventata un fenomeno sociale e non più solo un problema individuale. Per questo lo spirito materno e la necessità di fornire risposta immediata è stato portato avanti con continuità. Il messaggio di cinquant’anni fa è ancora vivo oggi, come se Bianca, nostra madre, fosse sempre presente. In questi anni i problemi sono diventati sociali, non riguardano più solo l’individuo singolo: ci sono famiglie distrutte dal gioco d’azzardo, l’alcool è diventata una patologia che spesso si trasforma in dipendenza, elementi che di per sé sarebbero legali ma che diventano illegali nel momento in cui prendono il sopravvento sull’uomo. La necessità è quindi rafforzare la persona, la sua identità e le sue capacità per difenderla dalle dipendenze”. 

“La responsabilità nuova è che ci vuole maggior coinvolgimento del sistema sociale per intero - continua a spiegare Costa -. Non possiamo lasciare soli gli enti del Terzo Settore, la sanità o il Comune a occuparsi dei disagi sociali ma deve essere l’intera comunità, le imprese, le famiglie, le istituzioni al di là della parte sociale e sanitaria, perché la stabilità e la salute psicologica e psicofisica delle persone è un bene comune trasversale. Non si può pensare che il problema dipendenze sia da affrontare solamente con la battaglia al narcotraffico oppure con l’assistenza a chi è colpito direttamente. In questi anni, poi, c’è stato un aumento delle fragilità e solitudine: l’uomo tende a chiudersi in sé quando è in difficoltà. Il Covid ha poi isolato un po’ le persone, e l’aumento della tecnologia (che permette tanti e facili contatti ma chiude la persona nel suo io) sono tutti fattori che portano a un aumento del disagio e della debolezza delle persone”.  

Le attività preliminari di ‘Costruire il mondo nuovo’ prevedono quattro workshop guidati da esperti, ai quali parteciperanno una cinquantina di persone che metteranno a fuoco il tema delle dipendenze e della cura (dalle droghe, all’alcol al gioco, alle nuove sostanze che catturano soprattutto i giovani), quello della prevenzione (fattore strategico di contenimento dei fenomeni e di salvaguardia del benessere famigliare), l’accoglienza (la cultura storica nel DNA cittadino e i nodi da risolvere oggi) e non ultimo il tema “dell’economia civile” (la nuova frontiera della consapevolezza imprenditoriale legata alla sostenibilità e alla giustizia sociale). 

Nel convegno conclusivo del 6 maggio pomeriggio a Palazzo Ducale sono previsti importanti interventi quadro con testimonianze di livello nazionale e internazionale (vedi programma) in grado di fornire una visione completa e aggiornata delle tematiche oggetto della manifestazione. Sono previste due tavole rotonde sulla base dei risultati dei workshop cui parteciperanno esperti e rappresentanti delle Istituzioni territoriali in modo costruttivo e propositivo sulle prossime strategie di gestione delle criticità, in particolare sull’abbassamento dell’età della diffusione delle droghe e altre dipendenze, e sulla gestione e integrazione dei minori non accompagnati. Utilizzando nuove tecnologie congressuali sarà possibile a tutti i presenti in sala, all’inizio dei lavori, fornire le proprie personali opinioni e idee di indirizzo di cui i relatori e i testimoni potranno fare tesoro. 

Il convegno più che una celebrazione di quanto è stato fatto negli ultimi cinquant’anni a Genova - non solo dal Ceis - nella lotta alla droga e per fronteggiare il disagio sociale, rappresenta un importante slancio dell’impegno civile gestionale e normativo per affrontare il presente e il futuro della qualità sociale della vita in modo pragmatico e con concreti valori, com’era nello stile di Bianca Costa.

“Il Ceis è un fiore all’occhiello del Comune di Genova - dichiara Lorenza Rosso, assessora alle Politiche Sociali del Comune di Genova -. Insieme affrontiamo le tematiche più importanti, come le politiche sociali, la formazione, la prevenzione; insieme lavoriamo anche la gestione del flusso dei migranti, sia per la prima accoglienza, sia per il percorso Sai. Un lavoro in simbiosi che dura non da cinquant’anni, ma quasi”.  

“Una realtà fondamentale a cui dobbiamo dire grazie e a cui dobbiamo garantire almeno altri cinquant’anni di accompagnamento istituzionale - aggiunge Giacomo Giampedrone, assessore al Sociale della Regione Liguria -. Dare dei paracadute a chi ne ha più bisogno non è scontato: pensiamo al tema delle dipendenze, del disagio sociale, dell’immigrazione. Poter creare una società accogliente in uno schema di bisogni che muta e che aumentano sempre di più è fondamentale; poter celebrare in questo momento l’attività fatta dal Ceis per portare un contributo a chi ne bisogno credo sia un dovere da parte delle istituzioni oltre che un onore”. 

“Ho visitato personalmente il Ceis di Trasta - commenta Angelo Gratarola, assessore alla Sanità di Regione Liguria - dove vengono affrontate le diverse problematiche legate alla tossicodipendenza e i casi di psichiatria più pura, e si tratta veramente un punto di riferimento per il nostro territorio. Ho visto l’approccio, la modalità con la quale vengono accolti questi ospiti: credo che questo sistema abbia resistito cinquant’anni e continui anche ad implementare le proprie attività per la solida modalità con la quale viene svolta l’attività stessa. A maggio, quando ci sarà l’evento più importante, verrano presentate anche strategie future. Quello del Ceis è un sistema che si adegua ai tempi, e quindi legge l’andamento delle problematiche della società, soprattutto delle frange estremamente fragili, gestitibili difficilmente dall’ordinarietà. È uno strumento strategico per il territorio e la regione che credo avrà un futuro radioso”. 

Chiara Orsetti

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