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Attualità | 07 aprile 2024, 08:30

Pegli, due milioni per far rinascere l'Orto Botanico di Villa Pallavicini: la Giunta Comunale approva il progetto

Finanziamento con i fondi del Pnrr, saranno restaurate le antiche serre ottocentesche e tutto il contorno. Lavori conclusi entro il 2026

Pegli, due milioni per far rinascere l'Orto Botanico di Villa Pallavicini: la Giunta Comunale approva il progetto

Via libera, da parte della Giunta Comunale, al progetto definitivo, finanziato con fondi del Pnrr, per il restauro e la valorizzazione dell’Orto botanico Clelia Durazzo Pallavicini di Pegli, all’interno dell’omonimo Parco di Villa Pallavicini, nella delegazione del Ponente genovese.

Si tratta di uno dei percorsi più importanti riguardanti la parte ovest della città e legati al Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza. La delibera è stata adottata dalla Giunta Bucci nei giorni scorsi, su proposta del vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici, Pietro Piciocchi.

Saranno investiti due milioni di euro, per dare seguito alla proposta redatta dal raggruppamento temporaneo di professionisti formato da Studio Ghigino e Associati, Architetto Vallarino engineering, Studio Tecnico Boccardo e i geologi Dameri e Pesci.

Come si legge nelle carte di Palazzo Tursi, "lo scopo di questa progettazione è quello di risanare le condizioni dell’Orto Botanico e restituirlo al complesso Pallavicini e quindi a tutti i fruitori. Questo scopo collima perfettamente con quello della pubblica amministrazione che ha già previsto, stipulando il contratto di concessione del parco nel 2016 con l’Ati Villa Durazzo Pallavicini, la sua gestione futura analoga a quella del Parco. Sono state impostate delle priorità nell’intento di risolvere i problemi più complicati che difficilmente potrebbero essere riaffrontati nel tempo con azioni di manutenzione straordinaria".

Come evidenziato nella ricerca storica, "questo orto porta il nome della marchesa Clelia Durazzo ma è stato sbancato e rifatto nel periodo di costruzione del parco dal nipote Ignazio Pallavicini che risulta avesse dato all’allestimento botanico un’impronta tesa alla raccolta di piante rare ed esotiche. Questa impronta è durata nel tempo anche se testimonianze orali raccontano che, nel dopoguerra, alcuni spazi venivano utilizzati prevalentemente per la coltivazione di piante da fiore reciso".

Negli ultimi decenni del Novecento l’orto era interessato da collezioni miste e disarticolate anche se puntualmente interessanti. Secondo la relazione tecnica, "il progetto di restauro del 2000/2004 ha inteso dare una nuova sistemazione proponendo un indirizzo mirato alla didattica e alla presentazione di unicità della natura. Questo progetto è stato messo in atto anche se non nella sua totalità, facendo alcune modifiche che hanno alterato la sua articolazione. Non c’è stata nel tempo una conduzione capace di mantenere l’assetto e tanto meno di implementarlo. Oggi si prevede di ripresentarlo attualizzandolo e facendo dote delle esperienze maturate in senso positivo e negativo in questi vent’anni".

Sono quattro le linee di intervento: anzitutto, l’area generale a cielo aperto caratterizzata dalla presenza delle particelle di coltivazione e dai percorsi e l’illuminazione, quindi gli arredi storici quali fontane, panchine e la ringhiera perimetrale, poi le piante e il nuovo allestimento botanico e, infine, le serre ottocentesche, e il trenino risalente agli anni Sessanta del Novecento.

Sarà installato anche un ascensore, al fine di rendere fruibile l’Orto non solo tramite lo Scalone Monumentale, ma anche tramite un impianto atto all’eliminazione delle barriere architettoniche. Inizio lavori nel 2024, fine dei lavori prevista entro il 2026.

Alberto Bruzzone

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