Dopo il ventesimo scudetto dell’Inter, arriva anche la notizia del cambio di proprietà. Della seconda stellina sulla maglia e del ruolo di Zhang nel successo della squadra, ha parlato in un’intervista Andrea Ranocchia, ex capitano nerazzurro. Inevitabile partire dal commento all’ultimo derby, in cui l’Inter, battendo il Milan per 2-1, ha guadagnato la vittoria matematica del campionato 2023-2024. Ranocchia, ancora legatissimo alla squadra, commenta così lo scudetto: “Naturalmente vincerlo nel derby ha un sapore ancora più importante (…) nel derby è ancora più speciale”. Si visiti la pagina per ascoltare il podcast completo o leggere l’intervista integrale.
Una stagione importante, che sin dall’inizio faceva presagire, almeno per quanto riguarda Ranocchia, gli esiti finali. L’ex capitano, infatti dichiara di non aver avuto dubbi sulla competitività della rosa composta da giocatori molto forti. Ma a determinare questo successo, hanno contribuito più fattori, innescati ben prima dell’ultimo campionato.
L’importanza di dirigenza e proprietà

L’Inter campione d’Italia è il risultato del lavoro di tutta la squadra, della dirigenza e della proprietà, nel corso degli ultimi anni. A Marotta, Ausilio e Baccin vanno riconosciuti i meriti di aver saputo creare una squadra con giocatori di altissimo livello, avendo un budget limitato. Così commenta Ranocchia il lavoro dirigenziale: “Il trio ha saputo operare in modo brillante, dimostrando di essere dei veri e propri top player nel loro ambito. L'esempio di André Onana, sostituito con successo da Yann Sommer, l'acquisto a costo zero di Marcus Thuram, che si è rivelato un grande protagonista al suo primo anno”.
Proprio per questo, un eventuale addio di Beppe Marotta, sarebbe una grossa perdita per tutta la squadra. Nonostante l’aria di festa, in casa Inter, questo è un momento di transizione anche per quanto riguarda la questione proprietaria. La squadra è ormai passata dalla gestione cinese, alla holding americana Oaktree. Si tratta del settimo cambio di proprietà del club nero azzurro ed è difficile prevedere i nuovi scenari.
Ranocchia ha belle parole da spendere anche sulla gestione di Zhang: “Bisogna ricordarsi che Steven quando ha preso l’Inter era una squadra in difficoltà e in pochi anni è riuscito a riportarla ai vertici del calcio europeo e mondiale e ha fatto un lavoro strepitoso”. Aggiunge che per affrontare il cambiamento è importante che la nuova proprietà riesca a tener conto dei valori incarnati dall’Inter, che è comunque una società centenaria.
L’importanza dell’allenatore
Di recente Ranocchia ha ricevuto molti commenti e reazioni social per una sua affermazione sull’importanza del ruolo dell’allenatore. L’ex difensore dell’Inter aveva dichiarato che l’allenatore in una squadra conta l’80%. Nell’intervista spiega questo ruolo nel calcio moderno sia totalmente diverso anche rispetto a pochi anni fa: “Una volta non era così, non c’era tutta questa tecnologia. Adesso ci sono tutti i dati dei GPS, i dati del cardio, riesci a vedere qualsiasi tipo di giocatore online per studiarlo. L’allenatore moderno, un allenatore di alto livello, sicuramente incide tantissimo”.
Rincara sul fatto che un CT oggi debba “essere tecnico, deve essere tattico, deve gestire 25 personalità più tutti quelli che ruotano intorno”. Proprio per questo riconosce il ruolo centrale di Inzaghi, negli ultimi tre anni. Conta avere una rosa ricca di giocatori forti, ma è anche importante prendere delle decisioni saperli gestire: “Inzaghi è stato intelligentissimo a capire il livello della squadra, perché la squadra è una squadra forte e lui ha capito come doveva gestire i giocatori”. Al mister riconosce anche un’altra dote fondamentale nel calcio di oggi, e cioè quella dell’empatia.
Il calcio del passato e quello di oggi
Andrea Ranocchia ha fatto il suo esordio in serie A nel 2009 con il Bari e gioca la sua prima partita proprio contro l’Inter. Nella squadra nerazzurra arriva nel 2011, dove ad accoglierlo trova uno spogliatoio di campioni che hanno appena vissuto le emozioni del triplete. Ricordando quell’esperienza ricorda: “Sono stati tutti bravissimi con me, mi hanno accolto benissimo. Non c’è stato un giocatore che mi abbia messo in difficoltà. Ti dico Stankovic, Materazzi, Chivu, Thiago Motta”.
Alterne vicende lo portano in prestito per pochi mesi alla Sampdoria prima e all’Hull City poi. Anche qui i ricordi sono vividi: “Una delle esperienze più belle della mia carriera perché ho avuto modo di capire e di vivere un calcio che, se ci giochi e se lo vivi, capisci perché è il primo calcio a livello mondiale”. Torna all’Inter nel 2017 e vi resta fino al 2022. Conclude la sua carriera nel 2022, a soli 34 anni in seguito a un infortunio, con l’ultima stagione del Monza.
Sul calcio di oggi Ranocchia esprime le proprie perplessità. Ritiene che oggi i giocatori abbiano molta più pressione, anche a causa dei social media. Questi rendono raggiungibili i calciatori con ogni tipo di commento o insulto, il che genera nervosismo anche sul campo. Il tema lo tocca molto, dato che suo figlio ha appena cominciato a giocare: “Da padre, l’importante è che sia contento, si diverta, che faccia amicizia perché deve essere così … Adesso sono un genitore che accompagna il proprio figlio a giocare, mi sto scontrando con una realtà genitoriale che fa paura perché c’è tanta pressione”.














