In primo grado era stato condannato a 24 anni e 6 mesi per l’uccisione della sorella Alice, ora Alberto Scagni chiede lo sconto di pena.
I suoi avvocati Mirko Bettoli e Alberto Caselli Lapeschi hanno presentato ricorso chiedendo che venga a cadere l’aggravante della premeditazione in vista dell’udienza fissata per il prossimo 8 ottobre.
In primo e in secondo grado a Scagni fu riconosciuta la seminfermità mentale mentre non furono considerate le aggravanti della crudeltà e del mezzo insidioso rappresentato dal coltello nascosto in un sacchetto di plastica. Ora si punta a far cadere anche la premeditazione che, secondo i legali, non sarebbe compatibile con la seminfermità.
Qualora il ricorso fosse accettato, Scagni potrebbe optare per il rito abbreviato con la conseguente possibile riduzione della condanna a 16 anni.
Il caso di Alberto Scagni fu particolarmente seguito anche su scala nazionale. Un omicidio arrivato al termine di un lungo e doloroso periodo fatto di minacce ai genitori e continue richieste di soldi. Dopo l’ultima telefonata in cui Scagni disse “Fra cinque minuti io controllo il conto, se non ho i soldi stasera tua figlia e Gianluca (il marito, ndr) sai dove sono?” andò effettivamente sotto casa della sorella. Secondo l’accusa la aspettò per alcune ore prima di aggredirla e ucciderla. A nulla valse la chiamata del padre alla Polizia.