“Altro che inclusività: si tratta dell’ennesima follia ideologica della sinistra sconfitta”.
Sono toni duri quelli della Lega provinciale di Genova, rivolti alla decisione della Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso del Ministero dell’Interno contro la disapplicazione del decreto del 2019, firmato dall’allora ministro Matteo Salvini, che prevedeva l’uso delle diciture “padre” e “madre” sulle carte d’identità dei minori.
Il provvedimento, secondo la Lega, rappresenta “un attacco alla famiglia naturale, sostenuta dalla Costituzione”, e mina anche “il principio di bigenitorialità riconosciuto dal nostro ordinamento”.
“La decisione dei giudici – continua la nota – non fa che alimentare una visione distorta dei valori familiari, oscurando chi si riconosce nel modello tradizionale. Ancora oggi la dicitura madre e padre non offende nessuno.”
Un affondo diretto anche alla magistratura, accusata di “sostituirsi alla volontà del Parlamento eletto dal popolo” e di imporre “gli estremismi della sinistra”. Il partito invoca un ritorno alla formulazione originaria, chiedendo lo stop a quello che definisce “un accanimento ideologico” e auspicando “rispetto per chi crede in una famiglia basata su ruoli chiari e naturali”.