“Ancora una volta assistiamo all’ennesima esclusione sistematica degli outsider dai dibattiti pubblici, come accaduto nell’incontro organizzato domenica dalle tre zone genovesi di AGESCI e precedentemente da Spediporto – così Francesco Toscano, candidato sindaco di Genova accende la polemica sugli inviti ai dibattiti pubblici. “La motivazione, a quanto pare, è sempre “organizzativa”. Si è scelto di limitare la partecipazione solo ad alcuni candidati, selezionati in base a sondaggi di dubbia attendibilità e fortemente oscillanti”.
Prendiamo un esempio concreto: negli ultimi due sondaggi diffusi, una delle candidate presenti all’evento è data in un caso al 2%, nell’altro sotto l’1%. Qual è allora il criterio? E soprattutto: chi stabilisce chi merita di essere ascoltato dai cittadini e chi no? “Affidarsi a rilevazioni aleatorie per decidere chi ha diritto di parola e chi no – continua Toscano - è una scelta gravissima, tanto più se compiuta da realtà associative che dichiarano di voler educare i giovani alla cittadinanza attiva. Se davvero si crede nella democrazia, allora si deve garantire parità di accesso al confronto. Altrimenti siamo davanti a una rappresentazione truccata della politica: un casting per attori già scelti dai produttori, non un confronto libero tra proposte diverse”.
“Sottolineo che la mia esclusione – come quella di altri candidati sostenuti da liste considerate “piccole” – priva i cittadini di un’informazione completa, e danneggia attivamente chi vuole far conoscere idee nuove. Un paradosso, visto che proprio questi candidati potrebbero risultare decisivi in un eventuale ballottaggio. Escluderli oggi significa distorcere il quadro politico reale e compromettere la partecipazione democratica”
Toscano chiude con un appello, anche se i giorni a disposizione ormai sono pochi e già in precedenza aveva sollevato la questione: “A tutte le realtà che organizzano confronti elettorali dico: smettete di fare da filtro ai cittadini. Lasciate che siano loro, non i sondaggi, a scegliere chi ascoltare e chi votare. La democrazia non è fatta per semplificare i tempi di un dibattito. È fatta per complicarli, se necessario, pur di restare fedele al principio dell’uguaglianza e della libertà di espressione”.














