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Genova | 20 luglio 2025, 15:35

Giovanni Toti paragona Milano a Genova: “Non si processano i reati, ma i modelli di sviluppo: due sistemi presi di mira perché creano ricchezza"

L’ex presidente della Liguria interviene sul Giornale per commentare l’inchiesta milanese: “Come per il modello Genova, reo di aver cercato di trasformare una Regione storicamente sonnolenta in un laboratorio di iniziativa economica. Chi scrive ne conosce le difficoltà, ma ne rivendica con orgoglio i risultati"

Foto Facebook Giovanni Toti

Foto Facebook Giovanni Toti

“Non si processano i reati, ma i modelli”: è una riflessione amara, quella che Giovanni Toti affida alle colonne del Giornale e poi rilancia anche sui social. L’ex presidente della Regione Liguria commenta, così, la nuova bufera giudiziaria che ha travolto Milano, tracciando un parallelo esplicito con il cosiddetto “modello Genova”.

“Milano come Genova – scrive Toti – due sistemi presi di mira perché creano ricchezza. E la politica retrocede”. Nella sua analisi, l’ex governatore sostiene che la magistratura non stia più limitandosi a perseguire eventuali illeciti, ma si spinga a valutare “estetiche del potere”, stili di governo e modelli di sviluppo economico. E avverte: “Finché sarà un magistrato e non un amministratore eletto a decidere se un’idea di città è lecita o meno, il principio cardine della democrazia resterà sospeso”.

Toti rivendica il “modello Liguria” come tentativo di modernizzare una regione “storicamente sonnolenta”, accusando la politica – e in particolare la sinistra – di essersi arresa: “Una classe politica afona o connivente ha rinunciato a difendere il proprio ruolo”. E sulla vicenda milanese sottolinea: “Non conosco i dettagli dell’inchiesta, ma intuisco i sottintesi: non si colpisce un fatto, ma uno stile. La spinta del mercato viene trattata come ‘avidità’, e l’avidità è un peccato”.

Nel post che accompagna il suo intervento, Toti aggiunge: “Quando i tribunali si sostituiscono alla politica sbagliano, ma la colpa è di una politica incapace di rivendicare il proprio ruolo”.

"Non illudiamoci: nessuna riforma della giustizia potrà cambiare davvero le cose se non sarà accompagnata da una riforma del coraggio politico. È vero: senza la riforma Nordio, oggi a Milano forse ci sarebbero già imprenditori e amministratori agli arresti. Ma è altrettanto vero che senza una classe politica capace di difendere il proprio ruolo, anche la migliore riforma sarà vana. Bisogna avere il coraggio di tornare a decidere. Di assumersi la responsabilità del potere. E di accettare che, in democrazia, il solo giudizio che conta su un'idea, su un piano, su una visione è quello del popolo. Non quello di una procura", conclude Toti. 

Federico Antonopulo

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