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Attualità | 14 agosto 2025, 11:22

Ponte Morandi, l'arcivescovo Marco Tasca: "L’eco delle grida e dei pianti di quel giorno risuona ancora”

“Onorare oggi la memoria dei nostri fratelli e delle nostre sorelle scomparsi impone non soltanto di ricordare il passato, ma anche di scegliere, ogni giorno, di non arrenderci alla sfiducia recriminatoria”, così monsignor Tasca nel suo intervento durante la cerimonia di commemorazione per il settimo anniversario della tragedia

Ponte Morandi, l'arcivescovo Marco Tasca: "L’eco delle grida e dei pianti di quel giorno risuona ancora”

Ci ritroviamo oggi, anche quest’anno, in questa radura, luogo di memoria e di silenzio, per raccoglierci nel ricordo e nella preghiera. Il dolore che vi ha segnato sette anni fa è indelebile e resta vivo nei vostri cuori e nelle vostre case. L’eco delle grida e dei pianti di quel giorno risuona ancora - e deve risuonare ancora - nelle fibre più profonde della nostra città, facendosi sempre più sofferta e decisa invocazione di giustizia”.

Con queste parole, monsignor Marco Tasca, arcivescovo di Genova, ha aperto il suo intervento nella commemorazione per le vittime del crollo del Ponte Morandi. Ricordando che “chi percorreva il ponte sul Polcevera, in quel 14 agosto, cercava la vita”, Tasca ha invitato a leggere la memoria non solo come sguardo al passato, ma come scelta attiva di futuro.

In un passaggio, Tasca ha collegato la tragedia a un contesto globale di “tempi complessi”, segnati da guerre, ingiustizie sociali e malattie. Ma ha voluto ribadire che “proprio le tragedie e i dolori ci impegnano a coltivare i semi della speranza… non una speranza generica o ingenua, ma la speranza che deriva dall’ascolto, dalla prossimità, dalla solidarietà concreta”.

Onorare oggi la memoria dei nostri fratelli e delle nostre sorelle scomparsi - ha proseguito - impone di non arrenderci alla sfiducia recriminatoria, di non cedere alla chiusura individualista, di non lasciarci condizionare dalla paura paralizzante. Fare memoria significa scegliere la speranza”.

Tasca ha indicato le radici della convivenza civile nei valori di “solidarietà, cooperazione, giustizia, rispetto, cura” e ha invitato la comunità a rinnovarli “con maggiore determinazione”. Ha sottolineato che anche nei momenti più bui “è possibile intravedere un’apertura, uno spiraglio, una luce” e che questo spiraglio ha “la forma dell’amore familiare e amicale, della dedizione nel proprio lavoro, della fedeltà di chi, giorno dopo giorno, sceglie di edificare e non di distruggere”.

Concludendo, l’arcivescovo ha lanciato un appello: “Che la celebrazione di oggi sia per tutti noi non un rito formale, ma un appello condiviso alla responsabilità. E che questa radura possa essere spazio di memoria, ma parimenti di rinascita, di futuro, di speranza”.


 

I.R.

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