Geologo, Disaster Manager, docente e da pochi mesi presidente dell’Ordine dei Geologi della Liguria.
Alessandro Scarpati conosce bene le fragilità del territorio ligure, e le ha affrontate da diversi fronti: dalla guida dell’assessorato provinciale alla Difesa del Suolo di Savona (tra il 1999 e il 2004) all’impegno scientifico all’Università di Genova, fino alla partecipazione ai comitati tecnici regionali dedicati alla prevenzione del rischio idrogeologico e sismico.
Oggi rilancia la necessità di un cambio di passo nella gestione del territorio: “Gli eventi intensi sono più frequenti, si concentrano in spazi temporali ristretti e creano allagamenti ed esondazioni. Dobbiamo fare qualcosa per convivere con questa situazione”, sottolinea.
Il problema, però, non è solo climatico, è anche istituzionale. “La cancellazione delle Province ha eliminato un livello intermedio fondamentale tra Regione e Comuni - spiega ancora Scarpati - oggi in Liguria manca l’articolazione che invece funziona, ad esempio, in Toscana, con i Consorzi di Bonifica e le unioni di Comuni”.
Parlando alla Voce di Genova, Scarpati tocca temi cruciali per il presente e il futuro della Liguria: il ruolo della Protezione Civile, la necessità di una pianificazione coordinata, le risorse energetiche alternative, e l’importanza del geologo come figura chiave nella difesa del suolo, nella salute ambientale e nella transizione energetica.
Sappiamo bene che la Liguria è una terra delicata dal punto di vista idrogeologico, è ormai un dato di fatto. Come si può intervenire, quindi, su un territorio così complesso e anche compromesso da un’edilizia impattante?
“Oggi gli eventi intensi sono più frequenti, sono in uno spazio temporale ristretto e creano allagamenti ed esondazioni dei corsi d’acqua. Dobbiamo fare qualcosa per convivere con questa situazione. Significa operare sul discorso della prevenzione e sulla gestione dell’emergenza. Per la prevenzione mi riferisco al fatto che in Liguria, con il passare degli anni, la gestione della difesa del suolo e l’assetto istituzionale sono cambiati in modo radicale. Come Provincia, facevamo tantissimo per la difesa del suolo con i piani di bacino, la pulizia dei corsi d’acqua e le attività di programmazione. La cancellazione delle Province ha portato le competenze alla Regione, sono state eliminate le comunità montane. Oggi c’è un sistema centralizzato con Regione e Comuni senza un livello intermedio, cosa che c’è in Toscana. Cito la Toscana perché siamo sotto la stessa autorità di bacino distrettuale. L’assetto della Toscana, però, è diverso perché c’è la Regione, il Consorzio di Bonifica, il Genio Civile e le unioni dei Comuni che là sono operative e diffuse. Qui abbiamo Regione e Comuni anche piccoli e si verificano le problematiche che stiamo vedendo. I Consorzi di Bonifica in Toscana fanno, appunto, la bonifica e da lì nasce la prevenzione. Chiediamo alla Regione che si faccia un passo avanti sulla questione dei consorzi per fare in modo che anche la Liguria sia articolata così. In Toscana ce ne sono sei, in Liguria ne abbiamo solo uno nella zona di Luni, quando in aree come quella della piana di Albenga sarebbe estremamente necessario perché ci sono decine di attività agricole che dovrebbero essere coordinate in qualche modo”
Cosa chiedete, quindi, all’amministrazione regionale e alla politica?
“La richiesta che portiamo avanti è la pianificazione delle emergenze. C’è una norma nazionale del 2021 nella quale si dice che dovrebbero essere creati a livello regionale gli ambiti territoriali ottimali di protezione civile. Li disegna la Regione sulla base della morfologia territoriale e dovrebbero contare su un’unica squadra di Protezione Civile e la pianificazione dell’emergenza che dovrebbe essere coordinata. È un modo per ottimizzare le risorse che, ovviamente, i piccoli Comuni non hanno”
C’è modo per rimediare a una situazione ligure complessa e che paga pegno a ogni evento metereologico estremo?
“Sicuramente si è costruito tanto, questo è stratificato nella storia. Genova è nata su una serie di canali, anche nel Medioevo. In Liguria almeno dal 2003 ci sono vincoli urbanistici edilizi rigidi sulle aree a rischio di inondazione e frana e ad oggi non si costruisce più in maniera indiscriminata. Ad oggi bisogna agire per evitare vittime e per avere meno danni possibili. I Comuni devono fare la loro parte con un sistema di Protezione Civile che gestisca le fasi di emergenza in tempo reale e non tutti i Comuni sono sul pezzo. Quando la Regione emana l’allerta è il primo passo, ma il Comune deve fare un’attività di monitoraggio che consenta, qualora l’evento raggiunga livelli di criticità alti, di attivare il proprio sistema di Protezione Civile. Alcuni Comuni si sono attrezzati con pluviometri e idrometri, altri si sono fermati all’allerta meteo”
Quali sono gli altri temi che state portando avanti?
“Oggi il geologo è impegnato su temi che riguardano la difesa del suolo, la sicurezza dei cittadini, ma anche della salute con l’inquinamento ambientale, dei suoli. E da questo punto di vista di impegneremo. E poi c’è la tematica delle georisorse e delle risorse energetiche. Nel periodo in cui viviamo, sentiamo parlare di terre rare e problematiche energetiche. Spingiamo molto anche le tematiche della geotermia ad alta o bassa entalpia. In Liguria si può fare quella a bassa, sono sostanzialmente dei pozzi con degli scambiatori di calore che forniscono energia geotermica agli edifici, sia per il riscaldamento invernale, sia per il condizionamento estivo. La stiamo spingendo molto, tra le energie rinnovabili c’è anche questa”















