Il XXV rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente, pubblicato a settembre 2025, offre uno sguardo approfondito sulla condizione degli edifici e dei servizi scolastici nei capoluoghi italiani, e la Liguria emerge con un quadro fatto di contrasti: eccellenze che la pongono ai vertici nazionali e carenze che continuano a pesare sulla sicurezza e sulla qualità della vita scolastica.
Genova si distingue sul fronte ambientale, risultando tra i pochissimi comuni italiani in cui in tutte le scuole è garantita la raccolta differenziata. È un primato che parla di sensibilità ecologica e di educazione civica, capace di incidere anche sulle abitudini quotidiane degli studenti. Tuttavia, proprio il capoluogo regionale, insieme a Savona, Imperia e La Spezia, non ha fornito i dati aggiornati sul monitoraggio dell’amianto, lasciando scoperta un’informazione cruciale per la salute. A livello nazionale si contano ancora centinaia di edifici scolastici contaminati, e il silenzio di quattro capoluoghi liguri su questo fronte rappresenta una zona d’ombra che Legambiente non manca di sottolineare.
Sul piano della manutenzione emerge con forza il caso di Savona: con oltre 27.900 euro spesi in media all’anno per edificio nella manutenzione ordinaria, la città si colloca al secondo posto in Italia, superata solo da Mantova, a fronte di una media nazionale di poco superiore agli 8.000 euro. Una differenza che racconta l’attenzione alla cura quotidiana delle strutture, spesso più incisiva della manutenzione straordinaria, che tende a seguire logiche emergenziali. Imperia, invece, porta un esempio virtuoso sul fronte energetico: alcune scuole primarie, come quelle di Caramagna e di via Gibelli, hanno raggiunto la classe A3 dopo interventi di riqualificazione. È un risultato significativo, se si considera che in Italia la maggior parte degli edifici scolastici rientra ancora nelle ultime classi energetiche – E, F o G – e che solo una piccola percentuale ha raggiunto i livelli più alti di efficienza.
La fotografia dei servizi scolastici in Liguria è altrettanto sfaccettata: le mense sono diffuse in circa il 90% degli edifici, con un’attenzione particolare al biologico e alla sostenibilità ambientale. Oltre il 96% dei pasti serviti nelle mense liguri comprende prodotti biologici, e i bandi di gara premiano criteri ecologici, dalla riduzione degli imballaggi all’uso di stoviglie riutilizzabili. È un settore che funziona e che rappresenta un’eccellenza anche a livello nazionale. Diversa la situazione dei trasporti: il servizio di scuolabus segue la tendenza italiana al ribasso e oggi riguarda meno di una scuola su quattro. Questo calo progressivo rispetto ai primi anni Duemila si traduce in maggiori difficoltà per gli studenti delle zone periferiche e per le famiglie, già costrette a fare i conti con orari e spostamenti complessi. In parallelo, a Genova si stanno diffondendo esperienze alternative di mobilità sostenibile come pedibus e bicibus: percorsi casa-scuola organizzati a piedi o in bicicletta, che coinvolgono genitori, insegnanti e bambini in un esercizio quotidiano di educazione civica e ambientale.
Restano invece pesanti i ritardi sul fronte della sicurezza. Genova e Savona non compaiono tra i capoluoghi pienamente in regola con le certificazioni statiche e di agibilità degli edifici. Gli interventi antisismici procedono con estrema lentezza e le verifiche di vulnerabilità, così come le indagini sui solai, sono state condotte solo su una parte delle scuole. È una fragilità che accomuna la Liguria al resto del Paese, ma che non per questo può essere sottovalutata, soprattutto in un territorio esposto a rischi idrogeologici e sismici.
Nel complesso, la Liguria si presenta come una regione a due velocità: da un lato gli esempi di eccellenza, come Savona per la manutenzione ordinaria, Imperia per l’efficienza energetica e Genova per la gestione dei rifiuti scolastici; dall’altro le gravi mancanze sul fronte della sicurezza strutturale e della trasparenza dei dati, in particolare sul tema dell’amianto. La fotografia scattata da Legambiente è quella di un sistema che alterna buone pratiche e ritardi cronici, confermando la necessità di un cambio di passo.














