"Siamo in vigile attesa, sugli steward mi unisco a chi la avverte come una resa. Come dire 'va beh, adeguiamoci al degrado', una soluzione tampone. Ma quel che manca, anche dalla precedente giunta, è una regia coordinata che agisca multilivello, non solo sulla sicurezza".
Gino Repetto, titolare dell'Occhialeria sociale di Genova, un'istituzione commerciale del centro storico e di via Prè, ha le idee chiare e la vista limpida, anche quando si parla di allerta nel sestiere per droga e sicurezza, alla luce della situazione e delle richieste di sostegno da parte del comune al governo, per un piano coordinato che permetta un intervento ampio. Se però gli chiedi un punto di vista, essendo per mestiere abituato ad osservare, riconosce i piani diversi in cui gravita la 'sua' fetta di centro storico, quei duecento metri scarsi di via così uguali nell'allerta generalizzata sul tema spaccio, consumo e microcriminalità, e così diversi nella pratica. Perché anche via Prè, a dimostrazione che un progetto ben fatto può svoltare il destino di qualunque quartiere, vive al suo interno realtà diverse. Una fetta in cui il disagio è più urgente, una fetta in cui timidi e piccoli passi hanno portato a svolte di cui beneficia un intero isolato. A dire che, se si vuole, si può fare.
"Le azioni dobbiamo ancora vederle in campo e bisogna aspettare, facciano sicuramente i primi passi anche se io sono privilegiato 'tra virgolette', ce li siamo conquistati a forza di urlare di non urinare sui muri, quei metri di differenza. Nella zona dove siamo noi è meno impattante il problema droga e abuso ma la situazione attuale è una combinazione di due fattori -sottolinea - l'estate peggiora sempre il quadro. E poi è venuta a mandare la polizia locale sui passaggi di giorno, rispetto a com'era qualche mese fa. Garantiva un certo decoro e una volta venuto meno avrebbe dovuto essere sostituito dalle forze dell'ordine in orario diurno". Di notte è stato con fatica e sforzo in un contesto in cui il personale non abbonda, un servizio coordinato di controllo delle forze dell'ordine, ma non ha impedito la recrudescenza sulla via del consumo di droga. Che se non è la principale è quella laterale, a cielo aperto, persino sulle scale di accesso ai palazzi, occupate a tratti da chi dopo una dose collassa.
"C'è anche un tema di percezione - ricorda - Dovrebbe essere una strada dove se passi al mattino presto sembra di essere da un'altra parte, nemmeno in città. Poi nel corso della giornata il problema emerge e incombe. Commercialmente e non solo è un danno, sentir parlare male di Prè in continuazione è un danno commerciale". Oltre che di vivibilità.
Gli stanziamenti ingenti del pubblico sul rilancio del centro storico e di Prè, a maggior ragione nelle sue aree più complesse, non hanno risolto un tema radicato come quello della sicurezza e della criminalità. "Farò le mie scelte" prosegue, e il pensiero va ad una situazione provante, non solo per i residenti ma anche per quel commercio che qui ha investito, puntato e scommesso. Anche a fronte di piani e agevolazioni, per rivitalizzare un'area contando anche sull'impegno di chi la zona la vive da anni e la conosce a fondo. In attesa degli interventi concreti che seguiranno la fase di allarme, "se i bonus per il commercio in centro storico stanno in parte finendo, su alcuni non c'è stata ancora aggiudicazione. Allora, da imprenditore, nel momento in cui non dovesse esserci più un appoggio economico a chi qui investe tra mille difficoltà, potrei dover valutare scelte diverse" conclude.
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