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Attualità | 20 ottobre 2025, 08:00

Via d’Andrade, tra le serrande abbassate il racconto dei commercianti: “È un’ecatombe, una situazione preoccupante"

I negozianti denunciano una via sempre più vuota a causa della mancata pavimentazione, assenza di parcheggi, ricambio etnico, concorrenza della grande distribuzione e l'online: "Qui ci siamo cresciuti, è un pezzo della nostra vita: vederla così ci mette una profonda tristezza”

Via D’Andrade, parallela di via Sestri a Sestri Ponente, racconta una storia di cambiamento che non lascia indifferenti. Una via storica, che per decenni ha ospitato botteghe di quartiere, bar e negozi di ogni genere, oggi appare sempre più spenta: serrande abbassate, cartelli di affitto e vendita e attività che chiudono dopo decenni di presenza. Dopo la chiusura a ottobre dello scorso ottobre 2024 di Repetto Colori, attivo per sessant’anni, sono diversi i negozi che hanno abbassato la saracinesca: il negozio per animali “Gli amici di Fosco”, l’ittiturismo, lo storico punto vendita di prodotti per la persona, il bar Maestrale, attualmente in cessione di attività, il parrucchiere a ridosso di via Ghiara e un'altra attività, che per chi se lo ricorda, ospitava il noto 'Futura', poi diventato pizzeria. 

Secondo chi vive quotidianamente la via, le cause principali sono complesse e articolate: tasse elevate, assenza di parcheggi, cambiamenti demografici e ricambio etnico, concorrenza della grande distribuzione e acquisti online, ma in particolare anche la mancata pavimentazione che sarebbe dovuta esser stata eseguita circa 15 anni fa, rendendo la via 'centro storico' esattamente come la vicina via Vigna. “Qui ci sono persone cresciute fin da piccole in questa via: vederla così ci mette una profonda tristezza”, raccontano alcuni negozianti, tracciando un quadro di una strada che un tempo pulsava di vita e oggi cerca di resistere ai segni del tempo e alle trasformazioni sociali ed economiche del quartiere.

Laura Cerullo, titolare de La Bottega del Parrucchiere, racconta: “Tempo fa ci era stato detto che la pavimentazione della via sarebbe stata rifatta come in via Vigna, essendo considerata parte del centro storico. Ma i lavori non ci sono stati: due estati fa sono spuntati dei cartelli e in una notte hanno rifatto l’asfalto, senza mettere la pavimentazione né altri interventi. Tutti noi negozianti pensavamo che la pavimentazione sarebbe stata fatta, avrebbe permesso di aggiungere tavoli ai locali, anche alla sera. Già così la via avrebbe cambiato faccia, diventando una sorta di succursale di via Sestri, ma non è mai successo. La pavimentazione non era una nostra richiesta, ma una proposta. Via Vigna è centro storico: anche la nostra avrebbe potuto essere valorizzata”. E aggiunge: “Avrebbe portato tavolini lungo la via, o qualche panchina attaccata ai muri, così da non intralciare il passaggio per scarico e carico merci, eppure non è stato fatto”.

Cerullo evidenzia anche i cambiamenti demografici: “La popolazione sta cambiando, ma non entra nei nostri negozi. Anni fa c’è stato un ricambio generazionale, legittimo, con persone che usufruivano del commercio locale, oggi invece no. Ci sono barriere linguistiche, perché spesso non sanno l’italiano. L’integrazione non c’è”.

Sulla percezione della via: “Gli storici chiudono, e chi riapre sono spesso attività etniche. Non è un problema in sé, ma le insegne minimarket tutte uguali non incentivano il commercio: dieci locali identici. Chi oggi viene a fare un giro in via D’Andrade? Non è più la via di una volta. Io sono qui da 14 anni, l’ho vista cambiare e abito qui da sempre”.

Tra le cause della desertificazione commerciale, Cerullo indica anche la grande distribuzione e l’e-commerce: “I negozi che aprono sono solo catene, spesso con tutto e di più. Le nuove generazioni comprano online: se non hai un prodotto particolare, preferiscono fare acquisti su internet, più facile e veloce. E poi ci sono le tasse: sono veramente troppo alte”.

E conclude: "Bisogna capire che fine farà Sestri Ponente. Essere coinvolti nel futuro del quartiere è fondamentale: se devo comprare un negozio o una casa, voglio sapere cosa succederà qui. E i parcheggi? Non ce ne sono: anche per noi residenti è una tragedia”.

Piero Gallo, titolare della storica Sestrese Centro Carni, aperta dal 1951, aggiunge: “Via D’Andrade sta cambiando profondamente. Prima era una via con diverse attività, soprattutto alimentari, ma la situazione oggi è peggiorata. Le nuove generazioni hanno cambiato abitudini alimentari: si tende al ‘pronto e via’. Troppe tasse e bollette alte rosicchiano tutto. Sono qui dal 1951, ho visto la via crescere e cambiare: dopo il 2000 la situazione si è degradatta, e dopo il Covid è peggiorata drasticamente”.

Gallo ricorda il valore personale della via: “Vederla così mi fa un cattivo effetto: è un pezzo della mia vita e di quella dei miei genitori. Un brutto colpo l’ha dato il cambio generazionale e, a mio avviso, la situazione di Fincantieri. Il ricambio etnico non ha portato integrazione con il tessuto commerciale. E alcune attività aprono con qualunque merce e cambiano gestione ogni poco”.

Sulla promessa mai realizzata della pavimentazione: “Siamo stati l’unico pezzo di via non pavimentato. Gli altri tratti sì, anche in fondo a via Paglia. Ci hanno preso in giro. La scusa era che passano i camion, ma passano ovunque allo stesso modo. Questo ci ha penalizzato”.

Infine, sulle prospettive per il futuro: “Per far fiorire via D’Andrade bisogna riprendere la pavimentazione, che darebbe l’idea di isola pedonale, e agevolare l’apertura dei negozi. Così le serrande abbassate diminuirebbero. Io tra tre anni andrò via: riuscirò ad affittare o vendere? Non lo so”.

Fabio Ceccarelli, titolare della storica polleria aperta dal 1933, conferma: “Qua è un’ecatombe, davvero una situazione disastrosa. Il commercio online ha demolito molti settori, e anche se la nostra attività non è ancora toccata, prima o poi succederà. Oggi aprire un negozio è un bagno di sangue: serve una base già avviata o si parte da zero con enormi sacrifici. Guardando Sestri oggi, non siamo messi meglio o peggio di altri, ma vivere qui ogni giorno mi mette tremendamente tristezza. In via D’Andrade ci siamo in quattro gatti: cerchiamo di tenerla pulita, ma non è semplice”.

Federico Antonopulo

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