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Cultura | 27 febbraio 2019, 12:00

Pivio & Aldo De Scalzi: dal cinema alle serie tv, le più belle colonne sonore sono genovesi

Hanno composto oltre 150 colonne sonore tra film e serie tv. Con i Manetti Bros hanno vinto ogni premio possibile. Sono i compositori genovesi Pivio & Aldo De Scalzi, che abbiamo intervistato in occasione del musical "Un'avventura"

Pivio & Aldo De Scalzi: dal cinema alle serie tv, le più belle colonne sonore sono genovesi

“Un’avventura”. È il titolo del musical di cui hanno firmato la loro, ennesima, colonna sonora (e che dal 14 Febbraio è al cinema), ma è anche, per così dire, la storia della coppia di compositori più famosa d’Italia. Sono infatti i genovesi Pivio (Roberto Pischiutta) e Aldo De Scalzi, che hanno firmato oltre 150 colonne sonore e vinto davvero tutto (tranne l’Oscar, ma hanno ancora tempo per conquistarselo). E pensare che inizialmente Pivio era ingegnere e non sapeva di essere il dirimpettaio di Ferzan Ozpetek... Li abbiamo intervistati, mentre un febbricitante Aldo confermava le risposte di Pivio.

Un commento a caldo sul vostro ultimo film, “Un’Avventura” di Marco Danieli basato sulle canzoni di Battisti e Mogol.

Dopo il successo di “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros. che ci ha permesso di fare incetta di premi e riconoscimenti - 2 David di Donatello, 2 nastri d'Argento, due Ciak d'oro -con “Un'avventura”, diretto da Marco Danieli, in uscita il 14 febbraio, torniamo al musical. Questo film, interpretato da Michele Riondino e Laura Chiatti, è stata una sfida davvero impegnativa. Oltre alla realizzazione della colonna sonora originale - e già questo sarebbe stato sufficiente - ci siamo fatti carico dell'arrangiamento delle canzoni scritte da Mogol e Lucio Battisti che, di fatto, determinano l'ossatura di tutta la storia, e nel farlo, talvolta, ci siamo volutamente allontanati sensibilmente dall'originale, pur nel rispetto della melodia e della struttura armonica di tali brani.

Per esempio?

“Uno in più” è diventato un trascinante happening percussivo, “Non è Francesca” un appassionante tango, “Balla Linda” un tuffo nelle più tipiche acque beatlesiane. Sostanzialmente tutte le canzoni, fatto salvi alcuni brevi interventi di altri attori, sono interpretati dai due attori principali, Michele Riondino e Laura Chiatti, due voci molto differenti tra loro; anche per questo è stato molto interessante costruire questo nuovo capitolo della nostra filmografia che ormai conta più di 150 colonne sonore. Per ciò che concerne la parte originale, ci siamo affidati ad una partitura caratterizzata da pochi elementi, di fatto solo chitarre acustiche ed elettriche e alcuni synt, con pochissimi ulteriori interventi orchestrali - che sono invece stati impiegati massicciamente negli arrangiamenti delle canzoni - proprio per non creare sovrapposizione col lavoro svolto per i brani di Mogol e Battisti.

Perché decidete di chiamarvi Pivio & Aldo De Scalzi, per fare sbagliare sempre i giornalisti?! È una battuta, ma so che succede ancora…

In realtà tutto nasce da un misunderstanding grafico. Nel nostro primo disco realizzato a 4 mani i nomi Pivio - posizionato sulla parte sinistra dell'inlay card - e Aldo De Scalzi - sulla parte destra - erano ben distinti … questo succedeva nel 1991 poi la cosa è degenerata. Però, a mio avviso, dopo 28 anni, quasi 100 cd usciti a nostro nome, più di 150 colonne sonore firmate, la cosa dovrebbe essere oltremodo conosciuta. Non è che nella categoria “giornalisti” c'è un po' troppa gente che tenderei a definire eufemisticamente distratta…?

Come nasce il fatto di dedicarvi alle colonne sonore?

Arriviamo alla nostra prima colonna sonora per caso. Nel 1996 era uscito un CD, “Deposizione”, a nome del gruppo Trancendental, che altri non era che Aldo De Scalzi e me. Questo disco arriva in maniera piuttosto rocambolesca alle orecchie prima di Marco Risi e Francesca D'Aloja e poi a quelle di Ferzan Ozpetek, rispettivamente produttore, attrice protagonista e regista di “Hamam – Il bagno turco”. Dopo un incontro avvenuto a casa di Ferzan - che abitava esattamente di fronte a casa mia, ma io non lo sapevo - e un rapido scambio di idee tra Aldo e me, abbiamo deciso di accettare la sfida, perché di sfida stiamo parlando: realizzare la colonna sonora in 12 giorni, anche se a noi sembrava un tempo più che sufficiente. Poi il film, inizialmente rifiutato a Venezia. viene preso a Cannes e da lì parte la nostra storia.

Fate anche parte dell’Associazione Compositori Musiche per Film.

ACMF, l'Associazione Compositori Musiche per Film, che al momento conta un'ottantina di iscritti e ha al suo interno il meglio che la nostra categoria sia in grado di esprimere al momento in Italia, è nata ufficialmente nel giugno del 2017. Ne sono presidente da quando si è insidiato il primo direttivo legalmente nominato il 1 gennaio 2018 e posso affermare che durante questo primo anno di attività siamo riusciti già a raggiungere diversi obiettivi, non ultimo il fatto che ora siamo riconosciti a livello istituzionale e che, grazie ai nostri interventi, masterclass, concerti, la nostra arte e professione risulta un po' meno “aliena” sia al pubblico sia agli operatori del settore. Ma il lavoro da fare è ancora tanto, perché la recessione economica ha colpito pesantemente il nostro settore e i budget per la scrittura e realizzazione di colonne sonore originali si sono ridotti al lumicino, ben oltre il livello minimo di ragionevolezza, e sempre più spesso i compositori italiani sono costretti a trasformarsi in “one man band”, non potendosi più permettere di coinvolgere gli organici orchestrali che hanno segnato il periodo d'oro della nostra produzione a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘80.

Andate sempre d’accordo o ogni tanto "volano" gli spartiti?

In linea di massima in tanti anni di collaborazione ci siamo sempre sentiti in ottima sintonia. Ricordo davvero poche le occasioni di discussione, che comunque si sono sempre risolte per il meglio. Il trucco probabilmente sta nel fatto che entrambi abbiamo una forte personalità musicale, ma si è creato da subito un implicito meccanismo di autonomia che ci permette, senza ansia da prestazione, di mantenere ampi spazi di libertà espressiva personale. Queste “valvole di sfogo” - se così vogliamo chiamarle - ci hanno permesso finora di affrontare tutti i nostri progetti comuni con una costante voglia di collaborazione estremamente produttiva.

Avete vinto praticamente tutto: David di Donatello, Nastri d’argento. Globo d’oro, doppio Ciak d’oro per colonna sonora e per la canzone “Bang Bang” di “Ammore e malavita”, premi stranieri, come in Turchia e Andalusia per “Il bagno turco”: cosa significa per voi? Manca ancora qualcosa…?

Bah, non saprei… I premi sono ovviamente di grande soddisfazione personale, ma non sono mai stati lo spunto, o meglio, il coronamento dei nostri sogni artistici. Sarebbe troppo facile dire che ci manca l'Oscar, ma mi sembrerebbe di banalizzare le nostra aspirazioni che semmai sono sempre state quelle di perseguire il massimo della libertà creativa nella speranza di realizzare qualcosa che sapesse far emozionare. Questo è il nostro Oscar, ma se poi ce lo volessero proprio consegnare a forza, vabbè, potremmo anche accettarlo, eh?! (ride ndr)

È stato il “Bagno turco” a darvi maggior slancio a comporre colonne sonore?

Da lì parte tutto. Senza quel successo probabilmente la cosa si sarebbe fermata immediatamente. Per fortuna Il film ed il nostro lavoro sono stati apprezzati da pubblico e critica e questo ha dato la stura per i lavori successivi. Quella colonna sonora l'abbiamo realizzata senza alcun compenso, non ci rendevamo conto all'epoca di cosa significasse scrivere e produrre le musiche di un film; ce ne siamo resi conti solo alla seconda occasione quando ci hanno offerto di lavorare a una commedia proponendoci una cifra che ci sembrava uno sproposito – erano decisamente altri tempi rispetto alle difficoltà odierne - e lì ci si è accesa una lampadina: vuoi vedere che possiamo anche viverci con quello che sembrava essere inizialmente un momento spot di “straordinaria follia”? Tieni presente che per ciò che mi riguarda, all'epoca ero un manager impegnato internazionalmente nel mondo del printing & publishing, e ciò nonostante, appena se ne è avuta l'occasione non ho esitato ad abbandonare una carriera ben avviata come ingegnere per farmi trasportare dal sacro fuoco della settima arte.

L’importanza della colonna sonora: può fare diventare famoso un film bruttino o viceversa può rovinarne uno bello?

In effetti esistono casi che dimostrano entrambe le situazioni che indichi nella domanda. Anche recentemente ricordo di aver visto un film che avrebbe potuto essere un discreto prodotto - in realtà è andato abbastanza bene al botteghino - ma che a parer mio è stato distrutto emozionalmente da una colonna sonora decisamente insopportabile alle mie orecchie.

Non posso non chiederti che film fosse…

Lo so che ti ho incuriosito, ma terrò la bocca chiusa e non rivelerò niente, né sul film né sull'autore delle musiche originali. Ma quanto era orribile quella colonna sonora! Stavo per uscire dal cinema dopo 20 minuti di film! E so che anche alcuni tuoi colleghi la pensano esattamente come me, perché me lo hanno detto… no, davvero, non svelerò nient'altro… ma quanto era indisponente quella musica!

Come nasce la colonna sonora? Da cosa partite? Come vi accordate?

Non c'è una regola fissata. Ogni spunto è valido per trovare la giusta ispirazione: dalla sceneggiatura, ai suoni già presenti nel film, al collegamento territoriale-sociale in cui il film si svolge, al brano che magari occasionalmente hai sentito poco prima e che ti porta a particolari associazioni. È davvero difficile descrivere cosa possa scatenare il processo creativo, ed è chiaramente il punto oscuro, la variabile che ti permette di realizzare una buona colonna sonora rispetto a una scadente. Però abbiamo imparato con l'esperienza a riconoscere quando questa scintilla si accende e a perseguirla senza troppe esitazioni; se la trovi, il lavoro sulla colonna sonora, che può durare anche diversi mesi, poi diventa un percorso in discesa, ma senza quella scintilla possono essere dolori, leniti solo in parte dalla professionalità che abbiamo acquisito in ormai 22 anni di esperienze.

Qual è la colonna sonora più bella di sempre? E la vostra?

Non sono in grado di rispondere a questa domanda. Ci sono decine e decine di colonne sonore indimenticabili e fortunatamente se ne producono continuamente degne di essere inserite nel gotha delle musiche “più belle di sempre”. Analogamente non so dare una risposta per ciò che riguarda la nostra colonna sonora preferita. E' accettabile se ti rispondo: “la prossima”?

Il connubio con i Manetti Bros: è sempre vincente.

Manetti Bros for president e papa subito: tutti e due, ovviamente!!! Il nostro primo lavoro comune è stato l'episodio pilota de “L'ispettore Coliandro” nel 2002 e da allora tra cinema e tv abbiamo fatto più di trenta film insieme, sempre con un'incredibile libertà espressiva reciproca. I Manetti conoscono perfettamente il mezzo filmico, sono pazzi quanto basta ed estremamente determinati a non rinunciare mai alla loro poetica e autonomia. Col tempo si è imposto il loro modello produttivo vincente e ti assicuro che una delle mie più grandi soddisfazioni è stato veder riconosciuto con il loro ultimo film “Ammore e malavita” un percorso che è iniziato tanti anni fa ed è continuato con una coerenza che non trova eguali nel mercato italiano.

Per quale genere di film per cui non avete mai composto niente, vi piacerebbe scrivere una colonna sonora?

In effetti ci manca un bel film di animazione; ormai anche l'Italia è in grado di produrre film d'animazione di spessore internazionale - vedasi “La gatta cenerentola”, giusto per fare un esempio - quindi vedrei con piacere un nostro impegno in questo senso.

E poi ci sono le tantissime serie tv: è più divertente comporre questo genere di colonne sonore?

Non possiamo definire più o meno divertente lavorare per il cinema o per la tv. Sono due mezzi che recentemente sempre più tendono a confondersi: i casi dei recenti film come “Rome” di Antonio Cuaron o “The ballad of Buster Scruggs” dei fratelli Coen o per rimanere in Italia “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini sono parecchio significativi. Semmai il problema è quali sono i vincoli produttivi entro i quali ti devi muovere, e in questo senso è indubbio che molti lavori - non tutti - che nascono per i due principali broadcast italiani, soffrono di eccessivi paletti che possono abbassare, se così vogliamo dire, il livello di possibile divertimento che invece di solito è possibile riscontrare per i lavori puramente cinematografici; ma anche in questo caso non è detto: ormai avrai capito che il nostro lavoro ha davvero poche certezze.

Ci sono anche i singoli, come l’ultimo album di Pivio…

Come dicevo all'inizio, Aldo e io ci riserviamo sempre degli spazi autonomi d’espressione artistica. In questo periodo sta per uscire un mio ulteriore lavoro solista, “Mute”, scritto, suonato, cantato e prodotto in completa, o quasi, solitudine, fatta salva la presenza di un quintetto d'archi nel brano “Don't say my name” e la collaborazione a tre testi di Marco Odino, mio storico sodale fin dagli anni ‘80 con il gruppo new-wave Scortilla. Il giorno di uscita previsto è il 7 marzo. È un disco che ha avuto una lunga fase di preparazione, anche perché è stato realizzato tra un lavoro cinematografico e l'altro in un anno particolarmente intenso ed esce a un anno dall'uscita del precedente album di cover dedicato a David Bowie, “Lodging a scary low hero”, e sull'onda lunga del precedente “It's fine anyway”, tuttora in predicato per essere la base su cui potrebbe costruirsi il mio debutto alla regia cinematografica. Un unico fil rouge collega tutti gli 11 brani che ho realizzato per questa occasione, 10 canzoni in inglese e un finale brano strumentale che dà titolo all'album: una personale rilettura estremamente laica dei dieci comandamenti, che per l'occasione diventano undici con l'inserimento di un ulteriore e finale capitolo, quale desiderio di un momento di riflessione e di silenzio (“Mute”, appunto). Un ritorno alle sonorità che già avevano caratterizzato il mio “It's fine anyway” del 2016 con in più un sensibile uso di chitarre trattate. È stata un'ulteriore occasione per sperimentare nuovi percorsi sonori e per riprendere a cantare, cosa che ho sempre amato fare fin dai miei esordi musicali all'inizio degli anni ‘80 e che difficilmente posso concedermi quando lavoro a una colonna sonora.

Il prossimo film o serie che sentiremo con la vostra musica?

Dunque, abbiamo in realtà tre lavori pronti da tempo e che ancora non hanno visto la luce; si tratta di due lavori televisivi e un film per le sale cinematografiche. “Tutto il mondo è paese” di Giulio Manfredonia è fermo da tempo per motivi di “opportunità politica”: è la storia di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace - qui interpretato da Beppe Fiorello - che tanto ha fatto discutere nell'ultimo anno. Staremo a vedere come andrà a finire, da parte mia posso solo assicurare che si tratta di un film serio, ben documentato e ben realizzato, con un'ottima interpretazione di Fiorello e di tutto il cast. Tutto il resto non mi interessa, semmai mi intristisce, perché le polemiche su come l'Italia dovrebbe o no accogliere i migranti sul suolo nazionale mi portano a considerare un'Italia in cui non mi riconosco. L'altro film per la tv è “Duisburg”, diretto da Enzo Monteleone, altra storia assai scomoda che parla della strage, per motivi di faide, tra cosche della 'ndrangheta calabrese avvenuta alcuni anni or sono nell'omonima cittadina tedesca. Anche qui stiamo parlando di un prodotto notevole, nel segno della poetica di Monteleone, sempre attento a storie di peso, ed estremamente sulla notizia, perché ho sentito che proprio oggi è stato arrestato, dopo anni di latitanza, il presunto colpevole della strage. Vedremo se questa notizia permetterà finalmente di vedere sugli schermi questo prodotto. E infine “Restiamo amici”, diretto da Antonello Grimaldi. Film per le sale dove ritroviamo tra gli altri Michele Riondino. Il film dovrebbe uscire a giugno. Commedia molto divertente, piena di colpi di scena. Insomma tanta carne al fuoco e poi ci sarebbero anche altri progetti su cui stiamo discutendo, ma per scaramanzia preferisco restare in perfetto silenzio… Vedi che il titolo “Mute” trova applicazione continua?

Medea Garrone

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