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Innovazione | 02 aprile 2020, 17:42

Coronavirus: è genovese l'azienda che trasforma maschere da sub in protezioni anti-Covid19 (VIDEO)

La Ocean Reef converte le maschere da snorkeling e antigas in protezioni antivirus attraverso adattatori e filtri stampati in 3D e i cui file si possono scaricare gratuitamente

Luca Gamberini

Luca Gamberini

È genovese il brevetto per le maschere anti-Covid 19, quelle in grado di proteggere il personale sanitario, come i dispositivi FFP2 e FFP3. Depositato da pochi giorni e in attesa, in queste ore, della certificazione da parte dell’Inail, si tratta di un sistema ideato dalla Mestel Safety Srl,ditta della OceanReefGroup,che sotto il brand Ocean Reef commercializza maschere da snorkeling, per la subacquea e antigas, e che ha sede, oltre che a Genova, anche a San Diego, negli Stati Uniti.

L’idea è quella di poter convertire le maschere, sia le proprie che quelle di altre case produttrici, attraverso un adattatore e un filtro, il P3, per proteggersi dal coronavirus. La produzione è iniziata con file per stampare gli adattatori che sono open source, cioè disponibili gratuitamente (si possono trovare qui: https://oceanreefgroup.com/covid19/), mentre mille maschere le hanno donate. E i loro dispositivi si trovano già all’Ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, ma anche a Firenze, Arezzo, Busto Arsizio, mentre altre richieste arrivano da Usa, Inghilterra, Danimarca e Svezia.

Abbiamo intervistato Luca Gamberini, Direttore marketing dell’azienda, per farci spiegare il progetto.

 

Come vi è venuta l’idea?

Perché iniziavano a girare foto ridicole di persone nei supermercati con la maschera da sub e un calzino sul boccaglio, e perché a gennaio avevamo capito che sarebbe iniziata a breve la crisi per la mancanza di dispositivi di protezione individuale, i DPI: infatti lavorando nel campo delle maschere antigas avevamo notato l’incremento delle richieste, e questo è un ‘termometro’ che abbiamo per valutare i problemi che ci sono nel mondo. Inizialmente abbiamo pensato a una soluzione semplice di raccordo tra le maschere e i filtri che generalmente usiamo per le maschere antigas, poi, quando il problema è diventato sempre più acuto, con la mancanza di protezioni FFP2 e FFP3 il lucro che qualcuno cercava di fare vendendo mascherine a 60 euro su Amazon, abbiamo pensato fosse il momento di trasformare l’idea in qualcosa di serio.

 

Siete in attesa di certificazione?

Stiamo procedendo con la certificazione tramite Inail. Spero che entro la settimana avremo la conferma. È importante essere veloci, perché ci sono realtà, a livello italiano e non solo, talmente in crisi che non possono aspettare queste formalità, che ovviamente sono necessarie.

Ricordiamo che rilasciate i file open source da stampare senza scopro di lucro.

Saranno 11 file disponibili per vari pezzi. I makers spesso stampano i pezzi senza introiti né copertura per le spese di produzione, ma non possono sopperire alla domanda, che è mondiale, per cui abbiamo realizzato 2 stampi di due raccordi per la produzione su scala, mentre tutto il resto, che si adatta anche ad altre maschere, è già disponibile, tramite download, e si può sviluppare, ovviamente con la richiesta che non sia fatto a scopo di lucro. Ci sono anche altri file per nostre componenti scaricabili, e giornalmente facciamo l’upgrade nella pagina del nostro sito per rendere visibile quello che sviluppiamo. Cerchiamo di fare la nostra parte, per quanto siamo una piccola-media impresa, anche rendendo gratuito un migliaio di maschere.

Qual è la produzione di maschere e adattatori?

La produzione è gratuita. Ci siamo mossi in anticipo con lo stock che avevamo negli Stati Uniti, e che è stato subito prelevato da un ente, mentre qui avevamo 15mila maschere che stiamo facendo uscire, mentre per quanto riguarda gli adattatori sono quasi 2mila al giorno di un tipo e mille dell’altro. Questo grazie anche ai nostri stampatori in Piemonte, in provincia di Alessandria, in particolare Marco Semino, che producono non-stop.

Dove si trovano i vostri pezzi?

Non riusciamo a tenere traccia di tutto né a soddisfare tutta la domanda, i vari makers, anche locali, come Superfici della Spezia, o altri di Genova, adattano alle maschere i pezzi in base alle necessità degli ospedali, e così si trovano già all’Ospedale Villa Scassi, ad Arezzo, Firenze, Busto Arsizio e Pavia. Poi ci sono associazioni che ci contattano per donarle, sempre agli ospedali. E richieste da Inghilterra, Svezia Danimarca e Usa.

Medea Garrone

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