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Economia | 22 settembre 2018, 10:37

Milano Fashion Week 2018: l’Italia dello stile mette al primo posto idee e reputazione

La moda è tecnologia, innovazione e futuro. Un prodotto finanziario che crea valore per l’Italia, ma che allo stesso tempo è in grado di incantare il pubblico con una sfilata in un hangar dell’aeroporto di Linate.

Milano Fashion Week 2018: l’Italia dello stile mette al primo posto idee e reputazione

Tra arrivi, partenze, check-in e un caffè bevuto al volo, chi di noi ha mai pensato che l’hangar di un aeroporto potesse diventare un luogo di aggregazione per la moda italiana, gremito con garbo da Giorgio Armani e animato con il giusto pizzico di follia da uno special guest come Robbie Williams? Allora i presenti - nel passare, per una sera senza passaporto, attraverso i controlli di sicurezza per imbarcarsi sul volo diretto Milano (MXP) - Alta Moda (ATM) - avranno avuto la sensazione che l’Italia è capace di decollare nei modi più originali.

La moda italiana è un’industria globale che tutto il mondo ci invidia, il risultato di un prodotto frutto della capacità di «sapere fare» ottenuto moltiplicando 7 giorni di grandi eventi, 165 collezioni presentate in 60 sfilate, 80 presentazioni ufficiali e 44 mostre ed inaugurazioni che culmineranno nel Green Carpet Fashion Awards in programma domenica 23 settembre al Teatro alla Scala. Un evento che Milano attende con grande trepidazione per capire quali saranno le tendenze dello stile della prossima stagione e strategico per attirare risorse finanziarie, capitali, innovazione e talenti. E proprio nello Spazio Cavallerizze del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci - quartier generale ufficiale della settimana della moda - è stato pensato anche il Fashion Hub Market, un incubatore aperto al pubblico per vedere la prima collezione di 13 brand emergenti. Un ticket che Milano regala ai giovani per farli diventare in futuro le figure di riferimento del Made in Italy nel mondo.

Distribuire idee, accelerare decisioni, investire con i giusti budget su competenze e professionalità italiane e motivare con stipendi premianti ogni livello delle Industrie Creative del lusso, sono solo alcuni degli ingredienti che compongono il successo del magico mondo della moda. Pezzi di un puzzle in grado di premiare questo settore come uno dei più innovativi e apprezzati anche dai non addetti ai lavori soprattutto per l’innata capacità di contaminare realtà diverse, fare rete e trasformare eteree idee in concreti fatturati "monstre".

Se, minacciati da uno stilista che ci vuole fare indossare un pantalone leopardato insieme ad una camicia a righe orizzontali, calzini di alcantara, scarpe da genio della lampada e bombetta, fossimo costretti a trovare un elemento collante di tutti i marchi di moda italiana, potremmo senza dubbio dire la reputazione. Un valore oggi imprescindibile in ogni mercato, che assume ancora più rilevanza quando la capacità creativa si trasforma in un algoritmo per predire il futuro. Alchemico. Magari, ma anche incredibilmente solido nel rappresentare la qualità e la bellezza dell’Italia.

La moda è un invito aperto a tutti: alle Università che si mettono a disposizione dell’amministrazione offrendo spazi e studenti per l’accoglienza, alle botteghe storiche che si aprono ai buyer internazionali, a chi vuole celebrare la tradizione artigiana e l’innovazione italiane in settori anche estranei al glamour e ai semplici cittadini che desiderano celebrare, insieme al Comune di Milano, al Ministero dello Sviluppo Economico e all’Agenzia per il Commercio Estero, la capacità di aggregazione del sistema moda.

Una domanda resta sospesa: ma chi ci dice che il nostro prossimo check-in serva davvero ad imbarcarci sul volo Milano-Roma, piuttosto che essere proiettati all’interno di un evento che ha lasciato a bocca aperta più di 2.500 ospiti? È il marketing, bellezza. E il suo "stile" è virale!

Enrico Molinari

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