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Attualità | 20 dicembre 2024, 08:00

La Genova bloccata nel traffico che cerca una soluzione sotto il mare: il tunnel subportuale promette la rivoluzione, ma porta in dote punti interrogativi

Un progetto monumentale da un miliardo di euro con oltre tre chilometri di asfalto a scorrere su due carreggiate fino a quarantacinque metri di profondità sotto il porto. La fine lavori è fissata al 2031

Il progetto per l'ingresso del tunnel subportuale

Il progetto per l'ingresso del tunnel subportuale

Genova è un gigante stretto tra mare e monti, una città costantemente in lotta con il traffico. La sua conformazione non lascia margini per espansioni facili: curve strette, salite ripide e un tessuto urbano denso complicano da sempre la viabilità a queste latitudini. Ogni giorno, migliaia di auto congestionano il centro e i principali assi di collegamento, con ripercussioni evidenti sulla fluidità del traffico e sulla qualità della vita. La Sopraelevata, costruita negli anni Sessanta come soluzione d’emergenza, oggi appare inadeguata a rispondere alle esigenze moderne. Questi giorni prenatalizi, nelle ore di punta, ne sono dimostrazione pratica.
Secondo dati recenti, oltre il 60% del traffico genovese è composto da mezzi privati, con picchi di congestione nelle ore di punta che provocano ritardi e disagi sia ai cittadini che alle attività portuali. L’accesso al porto, uno dei più importanti del Mediterraneo, soffre di inefficienze strutturali che rallentano il trasporto delle merci. 
In questo contesto nasce l’idea del tunnel subportuale: un collegamento sotterraneo che dovrebbe unire San Benigno e la Foce, con l’obiettivo di alleggerire la pressione sulla viabilità di superficie e offrire una nuova via di scorrimento veloce per veicoli e mezzi pesanti. Tuttavia, non mancano dubbi e perplessità sui costi e sugli impatti reali di un’opera tanto ambiziosa.
Il progetto, inoltre, si inserisce in un momento di grande trasformazione urbana. Se da un lato promette di risolvere un nodo viario, dall’altro solleva interrogativi su tempi di realizzazione, benefici concreti e impatti collaterali, sia per i cittadini che per l’ambiente.

Come sarà il tunnel? Numeri e date

Dal nodo di San Benigno alla Foce, il tunnel si snoderà sotto il bacino portuale con due gallerie separate: una per ciascun senso di marcia. Progettato per migliorare la fluidità del traffico, il progetto dovrà fare i conti con il delicato equilibrio idrogeologico del territorio genovese e con le inevitabili interferenze durante la fase di costruzione.
La sua lunghezza complessiva sarà di 3,4 chilometri, mentre il punto più profondo raggiungerà i 45 metri sotto il livello del mare. Sarà realizzato grazie alla fresa TBM Hydroshield, progettata per lavorare in presenza d’acqua e terreni instabili. Il macchinario, dal diametro impressionante, rappresenta uno strumento avanzato, ma anche costoso e complesso da gestire. Basti pensare ai ritardi nell’arrivo della ‘talpa’ per lo scolmatore del Bisagno.
I lavori sono iniziati nel 2024 e, secondo le previsioni ufficiali, avranno una durata di circa sette anni, con il completamento previsto entro 2031. Le stime indicano che la fase più complessa e delicata sarà quella centrale, con l’attraversamento delle aree portuali più sensibili. Durante questa fase, i lavori potrebbero subire rallentamenti a causa della necessità di coordinare le operazioni con l’attività del porto e di mitigare eventuali rischi idrogeologici.
Una volta completata la struttura principale, seguiranno altri 12-18 mesi di lavori dedicati alla rifinitura delle gallerie, ai test di sicurezza e all’installazione dei sistemi di controllo del traffico e di ventilazione. Pertanto, l’apertura al traffico è attesa non prima del 2032, salvo ulteriori ritardi dovuti a imprevisti tecnici o amministrativi.
I costi previsti, che superano il miliardo di euro, sono sostenuti da una combinazione di risorse pubbliche e private. Nello specifico, una quota rilevante proviene dai fondi stanziati nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dalle risorse del Fondo Investimenti complementare, destinato alle infrastrutture strategiche. Autostrade per l’Italia, in qualità di principale promotore del progetto, contribuisce con fondi propri nell’ambito degli accordi di concessione, mentre ulteriori risorse derivano da finanziamenti regionali e dal bilancio statale. Questa ripartizione finanziaria mira a distribuire il peso economico dell’opera, ma resta da monitorare la gestione dei costi, spesso soggetta a incrementi imprevisti in opere di questa scala e in tempi di grandi incertezze su scala internazionale. Tuttavia, opere di questa portata spesso vedono lievitare le spese in corso d’opera, e non mancano timori riguardo possibili ritardi.

I parchi, il verde e la città che cambia

Accanto alla realizzazione del tunnel, il progetto prevede anche interventi di riqualificazione urbana, con la creazione di tre nuovi parchi
Il Parco della Lanterna, che dovrebbe ricongiungere il simbolo della città a Sampierdarena, rappresenta un tentativo di restituire ai cittadini spazi verdi accessibili. Il Parco della Foce, previsto come il più esteso della città, si estenderà fino a piazzale Kennedy, con un occhio di riguardo per la continuità con la costa.
Infine, il Parco delle Mura, dedicato al recupero delle antiche mura di corso Aurelio Saffi, promette di unire storia e modernità. Tuttavia, mentre i rendering mostrano immagini suggestive, la vera sfida sarà garantire che questi interventi vengano realizzati nei tempi previsti e mantenuti nel tempo.

Impatto economico

L’opera ha il potenziale per generare benefici significativi, soprattutto per il porto di Genova, migliorando l’accessibilità e riducendo i tempi di percorrenza per il trasporto delle merci. Questo potrebbe tradursi in un risparmio sui costi operativi e in una maggiore competitività logistica. Tuttavia, l’investimento di oltre un miliardo di euro solleva inevitabili interrogativi: i benefici attesi saranno all’altezza della spesa sostenuta?
L’indotto economico previsto, con la creazione di migliaia di posti di lavoro, è certamente una prospettiva positiva. Ma, ovviamente, oltre al “quanto” conta anche il “come”. E si spera che tutto fili liscio, in piena discontinuità con molti progetti rimasti imbrigliati per anni tra poca trasparenza, lentezza politica e falle amministrative.

Focus ambientale

Dal punto di vista ambientale, il tunnel solleva questioni cruciali. La gestione delle terre di scavo, l’impatto sulla falda acquifera e le emissioni legate alla fase di costruzione richiederanno un monitoraggio costante e soluzioni concrete. Una volta completata, l’opera potrebbe ridurre le emissioni grazie alla fluidificazione del traffico, ma occorrerà verificare che i benefici ambientali siano effettivamente misurabili.

Confronto con altre città europee

Progetti simili sono stati realizzati con successo in altre città europee, come Marsiglia e Amburgo, dove il sottosuolo e l'ingegneria hanno consentito di alleviare il traffico urbano senza alterare significativamente il paesaggio. A Marsiglia, il tunnel Prado Carénage ha contribuito a migliorare l’accesso alla città e al porto, anche se i costi elevati dei pedaggi hanno generato critiche. Un altro esempio è il tunnel della Manica, un’opera di straordinaria complessità, realizzata sotto condizioni geologiche difficili. Tuttavia, va sottolineato che il contesto economico, sociale e territoriale di Genova presenta peculiarità che rendono ogni confronto solo parzialmente applicabile.

La storia di un progetto dimenticato e rinato

L’idea del tunnel subportuale non è nuova. Risale ai primi anni Duemila, quando si cominciò a immaginare un collegamento che permettesse di saltare il centro città e snellire la viabilità tra il porto e l’autostrada. Un progetto che nel tempo ha accumulato ritardi e complicazioni, neanche a dirlo. La mancanza di fondi, le complesse procedure burocratiche e il susseguirsi di amministrazioni hanno fatto sì che il piano rimanesse fermo per quasi vent'anni.
Negli anni precedenti, Genova aveva già sperimentato grandi trasformazioni infrastrutturali. La costruzione della Sopraelevata negli anni Sessanta aveva rappresentato un’opera simbolica di modernità, ma anche un elemento controverso che ha segnato lo sviluppo urbanistico della città. Allo stesso modo, il tunnel si presenta come un’opera dall’alto potenziale, ma anche ricca di incognite: riuscirà a migliorare davvero il flusso delle merci e della mobilità urbana senza generare nuovi problemi?
Nel 2021, il progetto è stato rilanciato. Lo Studio Renzo Piano ha proposto un masterplan per il futuro di Genova, mentre Autostrade per l’Italia ha preso in mano la realizzazione. La spinta è arrivata anche dal dramma del Ponte Morandi, che ha reso evidente la fragilità delle infrastrutture italiane e la necessità di interventi radicali.

Genova spera nel futuro

Il tunnel subportuale rappresenta una scommessa per Genova: un’opera ambiziosa che promette di risolvere criticità storiche, ma che porta con sé incognite economiche, ambientali e sociali. La città, ancora segnata dal crollo del Ponte Morandi, osserva con attenzione e con un misto di speranza e scetticismo l’evolversi del progetto. Se realizzato nei tempi e nei costi previsti, il tunnel potrebbe davvero rappresentare un passo avanti. Ma il cammino è ancora lungo, e il futuro della mobilità genovese resta tutto da scrivere

Pietro Zampedroni

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