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Attualità | 27 marzo 2019, 14:00

Pra’, storia di quel Bruco che non diventerà mai farfalla

Torna a riaffacciarsi il progetto di un mega-nastro trasportatore per i container dal porto all’entroterra alessandrino. Il Comitato Palmaro annuncia battaglia: “Basta con gli sfregi del nostro territorio”

Pra’, storia di quel Bruco che non diventerà mai farfalla

Il progetto è vecchio di almeno vent’anni, ma mai completamente abbandonato. Forse perché a partire dal suo stesso nome, lo ha nel destino. Di rigenerarsi… come un bruco. Solo che, in questo caso, non c’è una splendida farfalla a scaturire da esso. Né la durata sarebbe altrettanto effimera.

Bruco è l’acronimo di (Bi-level Rail Underpass for Containers Operations), difatti si scrive propriamente B.R.U.C.O. E già da questa grafia lascia capire meglio di quale mostro si tratti, altro che farfalla: un enorme nastro trasportatore in grado di condurre i containers dal porto di Pra’ sino alle piattaforme del basso Piemonte. L’ennesima opera altamente impattante, oltre che costosa. L’ennesimo sfregio al Ponente, in barba alle abitazioni (almeno qui nessuno ha il coraggio o la faccia tosta di dire che sono arrivate dopo il porto container…), alla vivibilità, alle ragioni ambientali e di tutela del territorio. Niente di niente.

A far tornare ‘vivo’ il discorso del Bruco è stato l’accordo con la Cina di qualche giorno fa, nell’ambito del protocollo definito ‘La Via della Seta’, che riguarderà da vicino anche le attività portuali di Genova. Tra i sostenitori del progetto, c’è Bruno Musso, presidente del Gruppo Grendi, che afferma: “Mai stato così urgente, è la soluzione ai problemi del porto”.

Così, dopo il discorso della dislocazione a Pra’ dei depositi costieri, questa parte di Ponente si deve nuovamente difendere da un altro ‘appetito’ di tipo industriale, evidentemente a beneficio di pochi e a detrimento di molti.

Nessun dorma, in questi territori: non solo perché i rumori del porto disturbano tutta la notte (freschissima la polemica che vede al centro il consigliere comunale delegato alle attività portuali, Francesco Maresca, che ha chiesto ospitalità in uno dei palazzi prospicienti al porto per rendersi conto dell’impatto sonoro), ma anche perché il livello di allerta non può davvero mai calare.

Sugli scudi il Comitato Palmaro, con il suo presidente Roberto Di Somma: “A inizio marzo, in una conferenza a Genova, un armatore ha ritirato fuori il progetto del Bruco, alla presenza di molti rappresentanti del mondo imprenditoriale e industriale. Dopo un decennio, questa funesta ipotesi ritorna a minacciare il territorio e la vivibilità di tutto il Ponente genovese. Il Comitato Palmaro è fortemente contrario a questo ipotetico progetto, che prevede l’ampliamento dell’attuale diga foranea del porto di Pra’ verso sud per trasformarla in ulteriori banchine per le enormi portacontainer ‘madri’ da ventimila teu, e che prevedrebbe una nuova diga foranea galleggiante ancora più a sud nel golfo e un nuovo tunnel con lo scavo di circa nove milioni di metri cubi di terra, praticamente un ‘quarto valico’ per portare i container in continuo dal porto fino a Basaluzzo, in provincia di Alessandria”.

Secondo il Comitato Palmaro, “è con questi progetti disastrosi per il territorio che qualcuno parla di visione, di futuro e di possibilità di movimentare anche ventimila teu al giorno. Uno scenario che richiederebbe venti treni o seicento tir all’ora, oppure un nastro trasportatore di container in continuo, il Bruco appunto. Lo riteniamo uno scenario apocalittico per il quartiere e per quel poco di mare che è rimasto a Pra’, uno scenario che amplia il porto, che aumenta gli approdi per le grandi navi, che invade il braccio di mare davanti a Pegli Lido e che probabilmente precluderà l’uscita di imbarcazioni da diporto private verso Voltri”.

Oltre naturalmente all’impatto urbano. Invece di cercare soluzioni migliorative per armonizzare la difficilissima convivenza tra popolazione e insediamenti produttivi (leggasi elettrificazione delle banchine e riduzione delle emissioni atmosferiche delle navi ormeggiate, oltre che la creazione di una fascia di rispetto anche per Palmaro), qui si danno gli ultimatum relativi allo sviluppo, senza il minimo rispetto delle persone.

Ci sono le giuste esigenze del lavoro, ma è mai possibile che non possano essere prioritarie o almeno adottate a seria compensazione (e non solo a parole) quelle misure che ridurrebbero un po’ l’impatto? Di Somma prosegue: “Se andrà in porto questo Bruco, aumenteranno i container movimentati di fronte alle nostre case a Palmaro, i tir, il frastuono della caricazione sul Bruco o sui treni, il rumore dei mezzi, dei cicalini, l’inquinamento, e verranno ridotte le spiagge di Pegli e Voltri a due litorali stagnanti sempre più lontani dal mare. Questo per noi non è futuro. Almeno non è il futuro che vogliamo per Palmaro. Come Comitato, ribadiamo il nostro no a qualsiasi espansione del porto di Pra’, neanche di un metro, in qualsiasi direzione. Il porto c’è e deve lavorare al meglio, ma così com’è, senza scenari di ampliamento né ad ovest, né ad est e nemmeno a sud. Il porto di Pra’ e soprattutto i residenti di Palmaro non possono sostenere sogni faraonici da cinque o più milioni di teu all’anno. Basta uso del territorio e distruzione del patrimonio paesaggistico per l’interesse e il business di pochi”.

La battaglia è annunciata: “Saremo sempre contro anche a qualsiasi tentativo di negoziazione con opere compensative: l’allontanamento della linea ferroviaria e la creazione di una fascia di rispetto ci spettano per quello che abbiamo già dato e per quello che da decenni respiriamo, non come compenso per altre espansioni. Scelte scellerate del passato ci hanno tolto il mare e la bellezza del territorio. Ribadiamo che il porto di Pra’ non deve più essere una servitù per Palmaro, ma un servizio che deve garantire vivibilità per il quartiere, oltre che creare benessere per tutta la città. Per questo Palmaro merita rispetto e gratitudine. Queste proposte calate dall’alto e presentate in una conferenza senza contradditorio e riportate dai media come una reale possibilità degna di attenzione ci indignano perché sono, ancora una volta, la misura di quale sia l’indifferenza e la distanza tra gli interessi di un porto troppo grande e invasivo per il territorio e l’esigenza di vivibilità dei cittadini”.

E niente, questo Bruco non potrebbe mai diventare una farfalla. 

Alberto Bruzzone

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