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Economia | 03 ottobre 2020, 16:12

Banca Carige chiude 56 filiali, le vallate e i piccoli centri perdono ulteriori servizi

Il piano di ristrutturazione dell'istituto di credito della regione prosegue: dal 23 novembre spariranno gli sportelli di Pieve, San Colombano, Bargagli, Cogorno, Rapallo e Sestri Levante

Banca Carige chiude 56 filiali, le vallate e i piccoli centri perdono ulteriori servizi

Si fa sempre un bel parlare di servizi nell’entroterra e nei piccoli comuni, di trasporti, di posti di lavoro e di ripopolamento dei borghi. Non solo è un bellissimo e interessantissimo tema, ma il ‘tornare’ alle vallate potrebbe anche rappresentare una risorsa in termini di prospettiva.

Solo che poi, quando ci si confronta con la realtà, le cose vanno ben diversamente. E la cronaca parla di chiusure di uffici postali, di chiusure di attività commerciali, di servizi pubblici che funzionano a singhiozzo e di condizioni tendenzialmente avverse, rispetto alla permanenza da queste parti.

Non solo non parte la tanto auspicata inversione di tendenza, ma, al contrario, la situazione si aggrava sempre di più. L’ultima tegola arriva dal piano di riorganizzazione territoriale di Banca Carige, ovvero l’ex Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, ovvero una delle istituzioni e dei simboli finanziari ed economici della nostra regione.

Nei giorni scorsi, proseguendo un piano di ristrutturazione partito ormai diversi anni fa, Carige ha annunciato la chiusura di altre cinquantasei filiali, sparse in tutta Italia (molte sorsero con le insegne della ormai ex Carige Italia). Per quanto riguarda il territorio del Levante genovese, chiuderanno Pieve Ligure (4 dipendenti), San Colombano (3), Bargagli (3), Cogorno (3), Rapallo (3) e Sestri Levante (3).

La scelta non desta particolari tensioni dal punto di vista occupazionale, in quanto si tratta dell’applicazione di un piano che, già a suo tempo, era stato concordato con i sindacati. Però le ricadute territoriali e sulla cittadinanza ci saranno eccome anche perché, specie in alcuni comuni, Carige rappresentava l’unico sportello e, come tale, anche l’unico bancomat in funzione.

Cattive notizie, insomma, per le città e i centri interessati dalle chiusure. Andrea Bonino, segretario generale della Fisac Cgil di Genova, ovvero la Federazione Italiana Sindacale Lavoratori Assicurazioni e Credito, è uno di quei sindacalisti che ha seguito la vertenza più da vicino: “Le chiusure sono state sancite da un accordo preso dall’azienda con le organizzazioni sindacali. È un piano fatto di uscite accompagnate, di esodi e di prepensionamenti, e non porta ad alcun licenziamento. Quindi, dal punto di vista dell’occupazione, non abbiamo nulla da dire, anche se non possiamo non notare come, a livello bancario, negli ultimi anni siano venuti a mancare qualcosa come settantamila posti di lavoro in tutta Italia, di cui circa mille e cinquecento dipendenti di Carige. Sul fronte invece del mancato presidio del territorio e dei disagi per l’utenza, questi sono purtroppo dati di fatto e se la situazione può essere tutto sommato gestibile nelle grandi città, diventa invece molto complicata in provincia e nei piccoli comuni”. 

In effetti, è esattamente così. A Levante, dopo il ridimensionamento dello storico Banco di Chiavari e della Riviera Ligure, assorbito dal Banco Popolare prima e da BPM poi, ora è la volta di Banca Carige. I sindaci del territorio sono allarmati e tentano il tutto per tutto, nella speranza di qui al 23 novembre, giorno delle annunciate chiusure, di salvare il salvabile. Anche se, e ne sono perfettamente consapevoli, si tratta di tentativi piuttosto velleitari. 

Il sindaco di Pieve Ligure, Adolfo Olcese, afferma: “L’amministrazione farà tutto il possibile affinché Carige riveda la sua decisione, fatto che appare però piuttosto difficile in quanto l’intervento di chiusura è parte di piano di ristrutturazione molto più ampio, come appunto illustrato dalle fonti di stampa: in caso la decisione sia confermata, cercheremo comunque di trovare alternative utili per i cittadini e per il nostro territorio”.

Da Cogorno parla la vicesindaco, Enrica Sommariva: “Abbiamo appreso solamente l’altro ieri, martedì 29 settembre, quanto comunicato da Banca Carige di voler chiudere la storica filiale di San Salvatore di Cogorno. Una decisione dell’istituto di credito che ci è arrivata all’improvviso e di cui prendiamo atto con grande dispiacere. Come amministrazione comunale, avremmo preferito poter capire meglio questa scelta, e tutte le problematiche inerenti a questa decisione e, magari, discuterne per cercare di trovare insieme una soluzione. Essendo il nostro territorio una porta d’ingresso alle quattro vallate limitrofe, auspichiamo che i vertici di Carige ripensino a questa decisione. Nonostante la chiusura, comunque, il nostro comune resta una zona importante e strategica per questo tipo di servizi: oltre alla sede del Banco BPM, nei pressi del palazzo comunale rimane sempre attivo l’ufficio postale con servizio bancomat di San Salvatore di Cogorno, e continueremo a difendere a Cogorno Alto, il nostro secondo ufficio postale, servizio strategico per il rilancio della nostra collina”.

Nei giorni scorsi, il tavolo dei sindaci della Val Fontanabuona si è riunito per affrontare la questione. A caldeggiare l’incontro è stata Carla Casella, neo sindaco di San Colombano Certenoli: “Il nostro comune sarà interessato dalla chiusura di una filiale, ma i disagi saranno per tutte le zone limitrofe, e non solamente per San Colombano. Per questo, ho pensato di coinvolgere anche i colleghi delle altre amministrazioni. Nei prossimi giorni produrremo un documento unitario da inviare a chi di dovere. È una grande tristezza vedere un’altra saracinesca che si abbassa. È vero che ci sono altri sportelli, ma Carige rappresentava una istituzione, un punto di riferimento”. 

Intanto, mercoledì scorso l’istituto bancario ha comunicato, relativamente ai cinque mesi tra febbraio e giugno, una perdita di 97,8 milioni di euro. Ma l’amministratore delegato Francesco Guido, dopo i tredici mesi di commissariamento della banca, commenta con ottimismo i primi numeri relativi alla gestione ordinaria: “I primi cinque mesi dopo il ritorno alla gestione ordinaria ci consegnano il quadro di una banca con uno dei profili di rischio più bassi in Italia, snella e asciutta, e che, in piena emergenza Covid-19, ha saputo comunque intraprendere la strada del rilancio commerciale raggiungendo alcuni risultati da record. Sono certo che gli investimenti di potenziamento già avviati consentiranno ulteriori accelerazioni. Carige sa come affrontare le tempeste ed è a ogni singolo collega che va il mio forte ringraziamento per la professionalità e la dedizione dimostrate per superare anche questa avversità”.

La banca, insomma, si salverà ancora una volta. E le vallate sempre più impoverite, invece, si salveranno?

Alberto Bruzzone

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