A pochi giorni dalla chiusura di Macfrut, la più importante fiera italiana del settore ortofrutticolo, Federlogistica rilancia con forza il tema della digitalizzazione della filiera agroalimentare, puntando su tracciabilità, controllo in ogni fase della logistica e analisi in tempo reale dei dati di mercato con l’obiettivo di rendere l’ortofrutta italiana, in modo particolare quella del Sud, competitiva sui mercati internazionali.
A tracciare la rotta è Davide Falteri, presidente di Federlogistica: “Siamo da sempre fautori di alleanze che traguardino obiettivi concreti e crediamo che questo settore sia maturo per un dialogo più costruttivo con Coldiretti e con i grandi mercati che inevitabilmente e fortunatamente stanno assumendo le caratteristiche di piattaforme logistiche. La digitalizzazione crea spazi di manovra sino a ieri inesistenti e la possibilità di integrare alla produzione e alla distribuzione un ciclo logistico caratterizzato da tracciabilità ed efficienza”.
I numeri lo confermano: l’ortofrutta in Italia vale oltre 17 miliardi di euro nella sola fase produttiva, ma il valore sale a 60 miliardi lungo l’intera filiera, dal seme alla tavola: “L’ortofrutta rappresenta oltre un quarto della produzione agricola nazionale (28%) e assieme alle conserve vegetali, contribuisce al 18% dell’export agroalimentare italiano. Complessivamente sono 300mila le aziende agricole del settore per 1,3 milioni di ettari” ha proseguito Falteri,
“L’ortofrutta – ricorda ancora il presidente – rappresenta una risorsa strategica, ma troppo spesso le aziende e le Associazioni non dialogano abbastanza. Alla luce di quanto sta accadendo sul fronte dei dazi e delle Dogane, il dialogo non è più un optional. È un obbligo”.
Con un export che nel 2024 ha sfiorato i 6,5 miliardi di euro (+6,3%), destinato a 12,5 miliardi includendo trasformati e conservati, tecnologia, logistica on time e innovazione sono oggi fattori imprescindibili per trasformare una potenzialità in un successo concreto. “Ancora una volta e troppo spesso – conclude Falteri – le aziende, ma anche le Associazioni che interagiscono su questo come su altri settori, non dialogano abbastanza. Alla luce di quanto sta accadendo sul fronte dei dazi e delle Dogane, il dialogo con è più un optional. È un obbligo”.