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Sanità | 13 ottobre 2020, 11:00

Asl 4, pronto il piano per fronteggiare la seconda ondata di covid: sino a settanta posti letto, più prevenzione ed assistenza domiciliare

La direttrice generale Bruna Rebagliati fa il punto della situazione: "L’esperienza acquisita durante i primi mesi della pandemia è stata sicuramente utile per fronteggiare la stagione invernale"

Asl 4, pronto il piano per fronteggiare la seconda ondata di covid: sino a settanta posti letto, più prevenzione ed assistenza domiciliare

Aumento sino a settanta posti letto negli ospedali e potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare e dei dipartimenti di prevenzione. La Asl4 ha pronto il piano per un’eventuale ‘seconda ondata’ della pandemia da covid.

Lo spiega Bruna Rebagliati, direttrice generale dell’azienda sanitaria che ricopre il territorio del levante genovese. La situazione è costantemente monitorata, sia a livello nazionale che a livello locale: i numeri dei contagi sono in crescita, ma anche quelli dei tamponi, mentre il computo delle vittime è ancora, e per fortuna, molto al di sotto rispetto al periodo tra marzo e aprile. Si resta vigili, insomma, e certamente molto più preparati rispetto ad inizio anno, sia a livello di terapie che di assistenza domiciliare e ospedaliera, sia soprattutto a livello di prevenzione e di protezione individuale.

Rebagliati spiega: “Un’eventuale ripresa della pandemia, come da indicazioni di Alisa (l’Azienda sanitaria della Regione Liguria che coordina tutte le Asl ndr), prevede l’impegno all’attivazione di almeno 61 posti letto di degenza per media intensità e 10 posti letto di rianimazione. Complessivamente, sono attivabili fino ad un massimo di 74 posti letto a media intensità per pazienti covid e covid like (questi ultimi sono i malati che hanno sintomi in tutto e per tutto riconducibili al covid, ma risultano negativi al tampone, ndr) e 10 posti letto di rianimazione dedicati a covid a Sestri Levante, più 5 posti di rianimazione per casi sospetti a Lavagna”.

La rete di assistenza sarà quindi molto simile rispetto a quella messa in campo la scorsa primavera. Il direttore generale ricorda quanto fatto: “Nella fase 1 è stato individuato l’ospedale di Sestri Levante come ospedale covid. In successione sono stati attivati i seguenti posti letto: 10 posti letto di terapia intensiva, 14 posti letto covid per i pazienti ad alta intensità di cure, 18 posti letto di pre-covid 1, 25 posti letto di area buffer (le aree di cure intermedie, ndr). Tale organizzazione, unitamente alla conversione dei 35 posti letto di medicina interna, complanari all’area buffer al quarto piano dell’ospedale di Sestri Levante alla cura di patologie respiratorie, ha permesso di gestire l’infezione da Sars Cov 2 nel nostro territorio”.

Quindi “nella fase 2 si è proceduto a una rimodulazione funzionale dei posti letto dell’ospedale di Lavagna e di quello di Sestri Levante. Gli interventi sono stati adottati al fine di assicurare la pronta capacità di risposta in caso di nuovo incremento della curva pandemica con il minor impatto possibile sull’attività ordinaria. All’ospedale di Lavagna è stata realizzata un’area di 12 posti letto, 3 dei quali a pressione negativa nell’ex corpo tondo della Psichiatria afferente al Pronto Soccorso per pazienti sospetti Covid; e due letti sempre a pressione negativa per la gestione delle patologie infettive in rianimazione. All’ospedale di Sestri Levante, invece, si è proceduto ad attivare un reparto di medicina a indirizzo infettivologico denominato reparto Covid e un’area buffer così suddivisa: 20 posti letto orientati al trattamento delle patologie Covid correlate; 15 posti letto area buffer per pazienti con sintomatologia Covid like in attesa di tampone o con tampone negativo ma in attesa di ulteriore tampone di conferma; reparto di Medicina ad indirizzo onco-ematologico di 18 posti letto; reparto di 15 posti letto di cure intermedie”.

Secondo Rebagliati, “l’esperienza acquisita durante i primi mesi della pandemia è stata sicuramente utile per fronteggiare la stagione invernale e un’eventuale recrudescenza della pandemia. Sono stati ulteriormente rafforzati gli spazi e i percorsi che si sono mostrati efficaci nella fase 1, rimodulati secondo crescenti necessità; è stata implementata in modo sostanziale la capacità diagnostica con l’acquisizione di strumenti per eseguire i test molecolari all’ospedale di Lavagna senza la necessità di ricorrere a laboratori di altre Asl; c’è maggiore consapevolezza e disponibilità dei dispositivi di protezione individuale necessari a fronteggiare un’eventuale nuova emergenza. Per quanto riguarda le cure, poi, fin dalla fase 1 c’è stato un costante aggiornamento sulle terapie in relazione alle evidenze della letteratura e i pazienti sono stati trattati secondo i più moderni protocolli emergenti dalla linee guida internazionali”.

Se c’è una cosa che la pandemia ha insegnato, è quanto sia fondamentale una buona assistenza dal punto di vista territoriale. Il direttore generale di Asl 4 su questo punto è concorde: “Abbiamo declinato sul nostro territorio il piano di potenziamento dell’assistenza territoriale predisposto da Alisa, al fine di garantire il massimo dell’assistenza compatibile con le esigenze di sanità pubblica e sicurezza delle cure. Questo piano ha previsto il rafforzamento del sistema di sorveglianza territoriale dell’infezione sars cov 2 coinvolgendo tutta la rete operativa del sistema sanitario e socio sanitario: 118, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici ospedalieri, strutture residenziali, servizi di igiene e prevenzione, gruppi strutturati di assistenza territoriale e laboratorio analisi, con l’obiettivo di effettuare sorveglianza attiva e monitoraggio dei pazienti a domicilio. Ora è previsto un potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare e dei dipartimenti di prevenzione”.

In prospettiva secondo Rebagliati “molte implementazioni saranno strutturali, nel senso che il potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare con le equipe multiprofessionali di cure domiciliari distrettuali (infermieri, medici, psicologi assistenti sociali, fisioterapisti) è previsto dal piano sanitario regionale e quindi indipendente dalla pandemia covid, ma realizzato nell’ottica della proficua integrazione ospedale-territorio, con l’obiettivo della deospedalizzazione del paziente”.

Quanto a tutte le prestazioni extra covid, anche qui la Asl4 fa il punto della situazione: “La programmazione delle prestazioni sanitarie nella fase 2 è ripresa con le necessarie precauzioni legate alla necessità di percorsi separati e alle attività di triage, sanificazione e distanziamento sociale. Sono state recuperate l’81,5% delle circa 200.000 prestazioni sospese durante il lockdown, è tornata a regime l’attività chirurgica presso il polo di Lavagna ed è in corso la riattivazione progressiva dell’attività chirurgica di elezione presso la week surgery di Rapallo. La volontà aziendale è quella di tornare a pieno regime il prima possibile, ma è evidente che la realizzazione di tale obiettivo è in funzione dell’evoluzione della pandemia”.

C’è più consapevolezza insomma, più preparazione, ma non bisogna assolutamente abbassare la guardia. Né da parte del personale sanitario né dei singoli cittadini. Convivere con il virus è la parola d’ordine. Evitare un altro lockdown è la missione. Ma è chiaro come serva il massimo impegno e la massima responsabilità. Da parte veramente di tutti.

Alberto Bruzzone

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