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Sanità | 05 febbraio 2022, 07:00

Quanto la mente condiziona il nostro stato di salute?

I consigli di Nutrigenomica di Simona Oberto

Quanto la mente condiziona il nostro stato di salute?

Insonnia, ansia, depressione, fobie, dolori cronici, disturbi gastrointestinali, quanto un atteggiamento mentale negativo può influenzare la loro genesi? Già alla fine del 1800, molti studiosi ritenevano che la mente avesse un ruolo primario nei processi patologici.

Essi ribadivano che, servendosi di un giusto atteggiamento mentale, fosse possibile espandere la consapevolezza, controllare le straordinarie energie fisiche e psicologiche, e rafforzando la volontà e aumentando la creatività, addirittura influenzare l’evolversi di determinate malattie. Così, agli inizi del '900 si è diffusa negli USA la filosofia del “pensiero positivo”, fondata sulla convinzione che la causa della maggior parte dei malesseri fosse da imputare al “pensiero negativo”.

I sostenitori di questa filosofia pensavano che le critiche, il complesso di inferiorità, la rigidità e la debolezza mentale, non facevano che indurre a pensare negativo, mentre per innescare e attrarre la positività era necessario avere fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità, cercando sempre il “meglio” in ogni situazione! Ciò che veniva proposto era un ragionamento per antitesi: un rovesciamento della negatività per trovare la positività.

Quindi “l'essere ottimisti” era considerato un primo, ma importante passo in quel processo evolutivo, tanto rincorso dall'uomo, per cercare di raggiungere e mantenere il più possibile un equilibrio psicofisico, sociale e spirituale. Mi piace pensare: “Se è vero che noi siamo ciò che pensiamo e che non è possibile non pensare, perchè il pensare di non pensare implica che stiamo pensando, allora non resta che educare la nostra mente a pensare positivo!”. Certo, parliamo di un pensiero scaturito da una mente sana, equilibrata, aperta, creativa, avvezza al cambiamento, allenata alla conoscenza. L'ideologia del pensiero positivo sostiene che è proprio la diversa disposizione d'animo dell'uomo a determinare il suo destino.

Quante volte vi siete sentiti ripetere: “Dai, non pensare sempre negativo!”. Certo! Se riesco a trasformare la negatività in positività, a scorgere sempre uno spiraglio e una via d'uscita, tutta la mia vita assumerà una qualità diversa, un senso diverso...uno scopo diverso! Ma è molto importante sottolineare che il “pensiero positivo”, pur essendo una potente energia, da solo non basta per poter conseguire i risultati. E questo perché, rappresenta solo l'inizio di un processo educativo, durante il quale, proprio lui deve essere trasdotto in “pensiero creativo”, considerato appunto il suo aspetto dinamico.

In poche parole, per ottenere un risultato, non basta pensare o desiderare il cambiamento, ma dobbiamo metterci nelle condizioni di poterlo realizzare. Il pensiero positivo indica il progetto, il modello di riferimento, mentre il pensiero creativo indica la fase di realizzazione, la reale messa in pratica del cambiamento.

Quindi pensare positivo è utile, ma non sufficiente: dobbiamo mettere in pratica, “essere l'azione”! Anzi, il pensiero positivo, da solo, per certi versi può essere pericoloso, perchè potrebbe portare a delusioni: limitarsi a pensare che tutto vada per il meglio, quando in realtà non è così potrebbe essere controproducente, potrebbe incastrarci in un mondo di illusioni e false speranze. Anche l'autoconvinzione può essere un’arma a doppio taglio: del resto non basta essere convinti di essere in normopeso, intelligenti o efficienti, perchè lo specchio, il professore o il capoufficio potrebbero in qualsiasi momento rivelarci la inequivocabile realtà dei fatti!

Quindi ogni capovolgimento del ragionamento, da negativo a positivo, potrebbe rivelarsi inutile, se non addirittura dannoso, andando a corroborare l'aspetto negativo che si vorrebbe annullare. Ecco perchè si è arrivati a elaborare il concetto del “pensiero creativo”, come parte finale, indispensabile per la risoluzione di un problema o il superamento di una qualsivoglia difficoltà. Solo mettendo in atto un'idea allora il cambiamento sarà reale! Tra il pensiero positivo che afferma positivamente l'evento e il pensiero creativo che lo realizza, il passaggio obbligato è il “pensiero propositivo”, nel quale i “mezzi” per attuare la reale conversione sono: l'entusiasmo, la passione e una grande forza di volontà, libera dai condizionamenti e pregiudizi.

La volontà è propria del pensiero creativo, è lo sforzo immediatamente tramutato in azione, è l'intenzione tradotta in pratica! E non basta pensare di voler dimagrire o di voler cambiare lavoro o il compagno di vita o di smettere di fumare, quello che conta è riuscire a farlo, se ci rendiamo conto che quelle condizioni, persone o situazioni ci tolgono salute ed energie vitali importanti. Prima dobbiamo renderci conto del problema, dobbiamo identificarlo, analizzarlo e ricercarne le cause che lo determinano, poi dobbiamo ammettere che esiste, quindi pensare positivamente e valutare il da farsi e, solo in seguito, agire.

Così trasformando la situazione, cioè riproponendola in positivo e agendo adeguatamente, si andranno a produrre dei cambiamenti, prima psicologici e poi fisici. In tutto questo la fiducia e l'autostima giocano un ruolo importante, perché sono proprio loro a fare la differenza. Allora nei momenti difficili, fermiamoci un attimo, riflettiamo e ascoltiamo il nostro corpo, ascoltiamo la sua voce, senza soffocare i sintomi, perché saranno proprio loro a raccontarci gli squilibri.

Il mal di testa o un doloro epigastrico, raccontano sempre un nostro comportamento errato: cattiva alimentazione, abuso di farmaci o droghe, Microbiota alterato, amici sbagliati, una relazione malsana. Del resto, la guarigione è uno stato che tocca tutti e tre i livelli dell'uomo: fisico, psichico e spirituale. Il livello fisico è quello più tangibile, dove si palesano i sintomi; il livello psicologico è quello energetico; il livello spirituale è quello della “mente universale”, dei pensieri puri, delle idee prime, degli archetipi, della coscienza cosmica, delle scelte libere e intelligenti. E’ il livello dei principi fondamentali dell’uguaglianza e della libertà.

Secondo il pensiero dell'Etnomedicina, la guarigione vera, spontanea, automatica, passa sempre dal piano spirituale, per poi coinvolgere l'anima e il fisico. A livello fisico avremo la scomparsa dei sintomi, a livello psichico avremo cambiamenti energetici, mentre a livello spirituale avverrà un cambiamento qualitativo e di evoluzione. Così si avrà un ampliamento della coscienza, un acutizzarsi della nostra intelligenza, un riequilibrarsi di tutte le nostre componenti e la realizzazione della nostra volontà. La guarigione “vera” è possibile solo se avviene un “vero cambiamento”, che, a sua volta, stimolerà il processo di guarigione che si realizzerà comunque sempre prima nel livello energetico, per poi manifestarsi in quello fisico.

Quante volte, le persone che mi seguono mi raccontano, come primi miglioramenti, proprio quelli a livello energetico! Il problema è che, se ci limitiamo ad agire solo sul piano fisico e sintomatologico, non arriveremo mai a una vera guarigione, ma a un suo surrogato. Se lavoriamo solo sul piano psichico, potremo parlare solo di un “recupero”, più o meno graduale, ma mai completo. Occorre “credere” in quello che facciamo, perchè guarire veramente significa andare oltre, azzerare tutto, resettare il sistema, annullare convinzioni e condizionamenti! Occorre prendersi la responsabilità della propria salute. Allora cominciamo a piccoli passi, iniziando a cambiare il nostro stile di vita, del resto anche l'Epigenetica di Lamarck sostiene che è proprio il nostro stile di vita (fenotipo) che modifica il nostro corpo. Sono il nostro modo di essere e di pensare che determinano il nostro stato di salute o di malattia.

“Puliamo” il nostro corpo, la nostra mente e l’ambiente in cui viviamo, cercando di migliorare i rapporti con gli altri, diventando più indulgenti, più comprensivi, più caritatevoli. Liberiamoci dal confronto e dalle critiche, dai giudizi e dalle convinzioni forzate, migliorando il nostro atteggiamento sociale. Del resto, le malattie sono “sociopatie”: mi ammalo perché non riesco ad adattarmi e compio scelte sbagliate!

In poche parole ciò che noi crediamo, pensiamo e facciamo determina ciò che siamo! Così, una mentalità negativa e uno scorretto stile di vita non potranno che farci ammalare, mentre un sano ottimismo e un agire equilibrato e ponderato ci manterranno in salute. Tutta la nostra vita, del resto, si basa sull'interagire tra noi e il nostro corpo, tra noi e l'ambiente esterno.

Con entrambi i sistemi, corpo e mondo esterno, abbiamo un rapporto difficile e contrastante: il corpo interagisce con noi attraverso i sintomi, con un linguaggio non sempre di facile interpretazione, mentre l'ambiente esterno ci mette alla prova attraverso le quotidiane difficoltà di tipo affettivo, lavorativo, economico, familiare.

Il suo è un attacco continuo, un logorio profondo, che si radica in noi, sino a stravolgere i nostri pensieri, i nostri rapporti, le nostre abitudini...la nostra vita! Purtroppo, la maggior parte degli uomini sono portati a subire le situazioni, ad abituarsi a una perenne insoddisfazione e a un malcontento di fondo che non li abbandona mai, se non per brevi sprazzi di felicità illusoria.

Così impariamo a “leccarci le ferite”, a “tamponare i buchi” a “rattoppare gli strappi”, e senza darci il tempo di recuperare, ci gettiamo a capofitto in un vortice di stress e ansie con un atteggiamento sempre più pessimista e ipocondriaco, con una mente sempre più stanca, che non potrà che contribuire a mantenerci…malati!

Redazione

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