“The Last Shelter” (“L’ultimo rifugio”) racconta storie di migranti sul bordo del deserto, una tappa nel lungo viaggio verso l’Europa. Il film del regista maliano Ousmane Samassékou è il penultimo appuntamento della rassegna “Mondovisioni - I documentari di Internazionale”, che seleziona le migliori opere realizzate in tutto il mondo e le propone in esclusiva per l’Italia, ospitate a Genova da Circuito. Martedì 15 marzo la proiezione sarà preceduta dall’introduzione di Marco Aime, docente di Antropologia culturale presso l’Università di Genova, che ha compiuto numerose ricerche in Mali, Benin, Senegal, Burkina Faso, Togo, Ghana, Tanzania, Etiopia, Repubblica del Congo, Namibia e in molte altre nazioni non solo africane. “The Last Shelter” sarà proiettato nelle lingue originali bambara, francese, inglese e moor con i sottotitoli in italiano. Si potrà vedere anche martedì 22 e 29 marzo (ore 16.30, 19 e 21) alla sala Filmclub. Biglietto intero 6 euro; Young e Campus 4 euro. Sono validi tutti gli abbonamenti di Circuito. I primi sei lettori del “Il Secolo XIX” che si presenteranno alla cassa con una copia del giornale uscito il giorno stesso, avranno diritto al biglietto omaggio.
Il titolo del film “The Last Shelter” si riferisce alla Casa dei Migranti di Gao, in Mali, un rifugio al margine meridionale del deserto del Sahara. Accoglie chi è in transito verso nord, o sulla via del ritorno dopo un tentativo fallito di raggiungere l’Europa. Esther e Kady, due adolescenti arrivate del Burkina Faso, stringono amicizia con Natacha, una donna che ha perso la memoria, insieme alla speranza di ritrovare la via di casa. Il trio condivide momenti di gioia, speranza e tenerezza, ma le ragazze non riescono a scrollarsi di dosso il desiderio di un futuro lontano, anche quando questo si scontra con la realtà di chi è tornato, traumatizzato dal fallimento. La casa difficilmente può proteggere dal richiamo del deserto, dal suo mormorio lontano che sussurra storie di sogni e incubi.
Il film è dedicato allo zio del regista, partito tanti anni fa per l’Europa senza che nessuno sapesse neppure poi neppure se c’era arrivato veramente: sparito. «Stavo pensando da tempo – ha dichiarato Samassékou - a un film sull’immigrazione ma non ero convinto della forma con cui realizzarlo, non sapevo se doveva essere una finzione o un documentario. Volevo anche che in questo mio racconto ci fosse il deserto. Continuando a lavorare ho scoperto la Maison du Migrant, sono andato a vedere, e ho incontrato una donna, Natascha, che aveva perduto la memoria. Ho pensato subito a mio zio, anche lui poteva trovarsi nella stessa condizione. Tutto è iniziato da qui». Il racconto sulla genesi del film continua: «Mi sono detto che come lei forse mio zio non voleva affrontare il ritorno e per questo aveva cancellato dalla sua mente la vita di prima. Sono stato catturato dallo sguardo di Natascha e dal suo silenzio: ognuno dei suoi movimenti esprimeva qualcosa di enorme, portava in sé il peso di tutte le persone che vanno e che vengono nella Casa dei Migranti. Prima di filmare ho passato del tempo nella Casa dei Migranti, era necessario che mi accettassero, non volevo essere visto come il giornalista che arriva per mediatizzare le loro vite. Quello che cercavo era il contrario, volevo essere la voce che non hanno, dire le loro esperienze, cosa significa partire da casa, essere costretti a farlo – una condizione che anche la mia famiglia ha vissuto».
La rassegna, organizzata da CineAgenzia insieme al settimanale Internazionale, ogni anno debutta al festival di giornalismo “Internazionale a Ferrara”, per proseguire in un lungo tour in tutta la nazione. A Genova è realizzata da Alesbet e Centro Culturale Carignano, in collaborazione con Ordine dei Giornalisti della Liguria, Accademia Ligustica di Belle Arti e Centro per non subire violenza/Udi, con il sostegno di Europa Cinema e Fice. Il Secolo XIX è media partner. Main sponsor Fondazione Cappellino-Almo Nature.
BIOGRAFIA.
Laureato in economia aziendale, Ousmane Zoromé Samassékou ha proseguito i suoi studi al Conservatorio di arti e mestieri multimediali di Bamako. Ha poi ottenuto un master in produzione e creazione di documentari all'Università Gaston Berger di Saint Louis, in Senegal. Ousmane è partner di DS Production a Bamako, dove è produttore, regista, operatore e montatore. Nel 2015 ha completato il suo primo lungometraggio documentario sui problemi dell'istruzione in Mali, Les héritiers de la colline, che ha vinto il Grand Prix du Jury al Festival di Agadir e la menzione speciale della giuria agli AMAA Awards. Il progetto del suo ultimo documentario lungometraggio The Last Shelter è stato presentato per la prima volta all'IDFA Forum nel 2019. Come co-produttore di Zinder di Aïcha Macky ha partecipato ai workshop Atlas nel 2020, Fabrique des Cinémas du Monde al festival di Cannes, Ouaga Film Lab e Produire au Sud del 3 Continents.
PROSSIMI APPUNTAMENTI di “MONDOVISIONI”
Martedì 12 APRILE 2022, ore 20.30
THE MONOPOLYOF VIOLENCE di David Dufresne
Francia, 2020, 86’
Versione originale francese con i sottotitoli in italiano
Intervento di Marco Menduni, giornalista de “Il Secolo XIX”
Ulteriori proiezioni alla Filmclub martedì 19 – 26 aprile ore 16.30 – 19 – 21














