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Attualità | 19 marzo 2022, 08:00

Nel secolo fedele: Giovanni Barisone, 95 anni, una vita per l’Arma tra servizio attivo e Associazione Nazionale Carabinieri

A 95 anni è il carabiniere di più antica iscrizione all’Associazione Nazionale Carabinieri di Sampierdarena. Per lui una targa di fedeltà dal presidente Orazio Messina. Tra i ricordi del militare una corsa a 140 all’ora da Bolzaneto al San Martino, per portare sangue che serviva per una trasfusione urgente

Nel secolo fedele: Giovanni Barisone, 95 anni, una vita per l’Arma tra servizio attivo e Associazione Nazionale Carabinieri

Quasi un secolo... fedele. Potrebbe essere questo il motto dell’appuntato Giovanni Barisone, classe 1927 e che compirà 95 anni il prossimo 13 aprile. Parafrasando in maniera quanto mai adeguata e consona alla sua persona, una vita dedicata all’Arma. Prima come militare e quindi, pure iscritto all’Associazione Nazionale Carabinieri di via La Spezia. Il socio più anziano e appunto fedele, visto che tale iscrizione porta la data di 51 anni fa e che ha rinnovato ancora l’appartenenza per 2022. Una longevità tale di amore verso l’Arma e tutte le sue istituzioni, che andava in qualche modo celebrata.

E così una delegazione dell’Associazione, guidata dal presidente e luogotenente (in congedo) Orazio Messina, è partita dalla sede di via La Spezia e si è recata in quel di Visone, centro del Basso Piemonte in provincia di Alessandria dove Barisone si è ritirato da tempo, per consegnare un attestato di fedeltà all’anziano militare. Incontro che è stato occasione di tanti ricordi e nel quale l’ormai anziano carabiniere, ha voluto narrare le molte esperienze fatte in divisa, ricordandole in perfetta lucidità e mostrando con fierezza e orgoglio la sua collezione di auto in miniatura tutte rigorosamente dei carabinieri, composta da oltre 150 pezzi, ben riposti con ordine in una scaffalatura creata ‘ad hoc’. Collezione forse unica quanto a numeri tanto alti.

“Ho fatto servizio alla stazione della Maddalena - è stato l’amarcord del carabiniere Giovanni Barisone - e poi a San Teodoro. Quindi mi hanno trasferito a guardia del Consolato Americano, che allora era a Genova e poi mi hanno mandato in Prefettura”.

Servizio da effettuare in alta uniforme però, quando divise di questo tipo, nell’immediato dopoguerra, scarseggiavano. “Ne recuperammo da carabinieri che avevano terminato l’Accademia e pertanto non servivano più a costoro”, racconta dipingendosi il sorriso sulla bocca il quasi 95enne uomo dell’Arma, che indossò con orgoglio quella divisa tanto pomposa, anche se di seconda mano. 

“Mi trasferivano spesso da una caserma all’altra - dice Barisone - perché io non ero sposato ed allora era così. Chi aveva famiglia veniva fatto traslocare in maniera molto minore. Gli scapoli, invece, era spostati abbastanza spesso”.

La carriera militare proseguì quindi presso una tenenza sulle alture della zona Principe e poi nel comando di via Ippolito D’Aste, caserme dell’Arma che oggi non esistono più. “Ho fatto servizio nelle pattuglie del Nucleo Radiomobile - rievoca Barisone - e poi a Portofino, dove ricordo di avere soccorso una giovane slava che era in hotel. Si era drogata e l’avevano cacciata dall’albergo ed era praticamente in mezzo alla strada”.

Il ricordo più bello? “Una vita salvata con una corsa mozzafiato a bordo di una gazzella dell’Arma, una Giulia blu, come quelle allora in dotazione ai carabinieri, da Bolzaneto all’ospedale San Martino, sfrecciando fino a 130-140 all’ora per le strade di Genova, attraversata praticamente quasi tutta, a sirene spiegate. Missione nobile e importante, perché portavamo del sangue per una trasfusione che non poteva attendere. Si trattava di salvare una vita umana. Ricordo che quella corsa finì sul giornale, ne parlò tutta la città. Felici di avercela fatta. Di aver portato a destinazione velocemente quella sacca di sangue a chi ne aveva necessità immediata”.

Dino Frambati

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