Amazon e dipendenti qualcosa si muove. Lo scorso gennaio la multinazionale ha siglato un accordo sindacale nazionale che prevede una graduale riduzione delle ore lavorative a settimana, che passano da 44 a 43, con la prospettiva di ridurle ulteriormente a 42 entro un anno e mezzo. La battaglia dei sindacati all'interno dell'azienda è monca, nessuna sigla infatti è riuscita per ora a entrare all'interno degli stabilimenti, ma qualche risultato è stato ottenuto per quanto riguarda i drivers delle aziende da cui Amazon si rifornisce. A Genova sono quattro.
Lo scorso ottobre, tramite il responsabile regionale Cgil Filt merci e logistica Marco Gallo avevamo raccontato dei turni da nove ore e mezza, con mezz'ora di pausa giornaliera degli autisti che si occupano del cosiddetto 'ultimo miglio', ovvero coloro che si occupano delle consegne dei pacchi acquistati su Amazon.
La multinazionale è tornata al centro delle polemiche dopo il caso della dipendente del torinese sospesa perché si sarebbe allontanata per più del tempo consentito per andare in bagno. “Non mi stupisce quello che è successo a Torino, - commenta Gallo a La Voce di Genova – noi stiamo ancora aspettando che ci diano la disponibilità per un incontro relativo ai premi di risultato”.
Tra le altre conquiste raggiunte con l'accordo nazionale di gennaio sono da annoverare l'indennità di trasferta di 18 euro, la franchigia sui danni causati ai furgoni fissata a 516 euro, la formazione e la sicurezza dei dipendenti il cui contratto è adeguato a quello collettivo nazionale del settore merceologico.
Per la trattativa sul premio di risultato, che non potrà essere più alto di 1100 euro l'anno, Amazon e i sindacati dovranno trovare un accordo su ogni singolo territorio, ma la strada è ancora in salita.
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