I recenti avvenimenti negli Stati Uniti e le imminenti elezioni politiche hanno gettato nuovamente al centro del dibattito il tema dell’aborto.
In Italia è effettivamente riconosciuto alle donne la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza? (IVG)
Nonostante la presenza di una legge nazionale (la 194) che regolamenta in materia con la possibilità di interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica e nei primi 90 giorni di gestazione, in molte occasioni questo diritto acquisito non è poi così tanto acquisito.
Nel 2020 il Ministero della Salute ha pubblicato un documento di riepilogo sull’applicazione della legge 194: il trend mostra una decrescita delle interruzioni di gravidanza. In 40 anni il crollo è pari al -71%.
Recentemente Alisa, l’azienda sanitaria ligure, fa sapere che nel 2021 ci sono state 2068 interruzioni di gravidanza, tutte nelle strutture pubbliche: le donne minorenni che hanno optato per l’IVG sono il 6,6% mentre il 44% degli aborti riguarda donne nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni.
“Obiezione respinta”, un collettivo e una piattaforma online di mappatura dei servizi ginecologici e ostetrici sul territorio italiano in grado di far emergere bisogni, di fornire risposte e di creare reti di mutuo aiuto, ci permette un’analisi ancor più dettagliata della situazione in Liguria: la mappatura online consente a chiunque abbia avuto esperienze dirette in ambulatori, farmacie e consultori di scrivere “recensioni”.
La nostra regione è contrassegnata da diversi bollini verdi, quindi con commenti positivi, soprattutto a Ponente:
“Si fornisce la pillola del giorno dopo con discrezione e gentilezza”, si legge cliccando su una farmacia di Arenzano.
Altri punti della mappa invece sono rossi, quindi negativi: “Le donne che ricevono in accoglienza sono state splendide ma purtroppo la ginecologa con cui ho avuto a che fare è stata spietata - si legge su un consultorio genovese - Sono stata bersagliata tutto il tempo con informazioni su contraccettivi in quanto se ero lì per quel motivo era perché non ero stata capace di usarli. Nemmeno le mie lacrime l'hanno fermata e ha proseguito senza alcun riguardo”.
Interessante poi il commento sull’ospedale di Lavagna dove sembra, almeno dai commenti raccolti dalla piattaforma, davvero difficile poter esercitare il diritto dell’aborto: “La maggior parte dello staff del reparto maternità e ginecologia appartiene a Comunione Liberazione e sono obiettori”, si legge.