Sono passati 16 anni dalla morte di Bruno Lauzi, uno dei principali esponenti della cosiddetta ‘scuola genovese’. Insieme a Fabrizio De André, Luigi Tenco, Umberto Bindi e Gino Paoli. Musicista, cantautore e cabarettista, negli ultimi anni della sua vita Lauzi venne colpito da una grave forma di Parkinson, che non riuscì tuttavia a spegnere la sua ironia e la sua passione. A stroncarlo fu, però, un cancro al fegato: morì a 69 anni, il 24 ottobre del 2006, a Peschiera Borromeo.
Autore e interprete di canzoni che sono rimaste nella storia della musica italiana, come Ritornerai, Ti ruberò, Margherita, Viva la libertà, e Il poeta: fu proprio quest’ultima traccia, incisa nel 1963, a essere considerata dalla critica critica uno dei manifesti della scuola genovese. L’anno prima l’artista, ancora conosciuto con lo pseudonimo di Miguel e i Caravana, pubblicò due canzoni in genovese, ma dalle sonorità brasiliane, per via della somiglianza tra la lingua portoghese e il dialetto ligure. Il successo arrivò dopo la partecipazione al Festival di Sanremo del 1965, in cui portò in gara il brano Il tuo amore.
Non solo canzoni romantiche e riflessive: in Lauzi c’era anche una vena ironica e umoristica, che lo portò a collaborare con Enzo Jannacci, Lino Toffolo e Cochi e Renato, fra gli altri.
Nel 1970 iniziò a lavorare con Mogol e Lucio Battisti da cui nacquero successi come E penso a te, Amore caro, amore bello, L’aquila e Un uomo che ti ama.
Indimenticabile la sua carriera di autore: portano la sua firma Almeno tu nell’universo, interpretata da Mia Martini, e L’appuntamento, che venne portata al successo da Ornella Vanoni.
Fu anche autore di numerose poesie, che vennero pubblicate integralmente nella raccolta Ricomporre poesie nel 2020.