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Attualità | 06 novembre 2022, 07:58

Meraviglie e leggende di Genova - Vico Mele e palazzo Grillo

Uno stretto vicolo in cui trova spazio una delle più belle costruzioni medievali ancora visibili in città

Meraviglie e leggende di Genova - Vico Mele e palazzo Grillo

Nel corso degli ultimi giorni, Vico Mele è tornato alla ribalta per i tristi fatti di cronaca che hanno popolato le pagine dei giornali.

Ma la storia di questo affascinante vicolo e della zona intorno a esso è tra le più caratteristiche e meno note di Genova.

Un tempo denominato solamente “Mele”; forse per una possibile connessione con il casato del comune sopra Voltri, vico Mele è un vicolo stretto in cui trovano spazio alti palazzi dalla fondazione medievale.

Qui, complice proprio la morfologia della zona, nel corso dei secoli hanno trovato spazio i bassi in cui le prostitute esercitano il mestiere.

A far della zona un “ritrovo” per l’amore a pagamento fu l’aristocratico proprietario di un palazzo nobiliare che, trovandosi in difficoltà economica, aveva deciso di affittare alcuni piani della sua dimora in vico del Pomino dando, di fatto, via libera all’insediamento di una casa di tolleranza.

In vico Mele si trovano alcuni dei palazzi più belli e caratteristici del periodo medievale come quello che si trova al civico 6: il palazzo della famiglia Grillo.

A far costruire il palazzo fu Brancaleone, ambasciatore del papa e della corona di Spagna. All’interno ancora oggi è visibile una scala poggiata in marmo bianco, esempio magnifico dello stile gotico.

A catturare l’attenzione dei fortunati che riescono ad affacciarsi al cortile interno, è una edicola gotica contenente la rappresentazione di una Madonna con Bambino, copia di un originale di Luca della Robbia, molto simile a una conservata al Metropolitan Museum di New York.

Inutile soffermarsi sulla ricchezza di particolari dell’architrave del portale d’ingresso, attribuita al Gagini che tanto ha operato nella realizzazione di opere simili per tutto il centro storico: San Giorgio sconfigge il drago mentre la principessa, scampata a una terribile morte proprio per l’arrivo del santo, è in preghiera.

Sullo sfondo, due figure femminili alate tengono in mano fiaccola e giglio mentre sotto gli scudi nobiliari completano la composizione.

All’interno del palazzo, affreschi di Cambiaso e Tavarone oggi molto rovinati, ne raccontano l’ingresso nel sistema dei Rolli, nel 1576.

Tante sono le opere che il palazzo conserva in facciata, vale la pena di porre l’attenzione sul bassorilievo all’angolo con vico dei Greci in cui San Giovanni Battista viene rappresentato in un ambiente roccioso e deserto dove non mancano gli alberi da frutto con un leopardo e uno struzzo. Il santo ha interrotto il suo lavoro per raccomandare la famiglia Grillo, rappresentata da un elmo con le insegne araldiche, direttamente a Gesù che sbuca dalla parte alta.

Anche qui, è immancabile la leggenda: sembra che in tanti si siano imbattuti in una misteriosa meretrice, bruna di capelli, con la pelle ambrata e dalle forme generose che ammalierebbe ancora oggi i passanti e, prima di scomparire, potrebbe far sparire anche i portafogli.

Per alcuni anni in vico Mele ha trovato spazio la Trattoria Sociale, ma le sorti del locale che doveva coniugare le tradizioni culinarie genovesi con la solidarietà non hanno avuto fortuna.

Oggi la zona deve fare i conti con il degrado e mancano i presidi sul territorio che in qualche modo sarebbero un buon deterrente e aiuterebbero ad aumentare il senso di sicurezza dei residenti.

Vico Mele e la zona a poca distanza dalle Vigne, resta uno dei più affascinanti esempi di medioevo genovese, troppo poco valutata nei percorsi storici che raccontano Genova.

Anche questo sarebbe un modo efficace per combattere il degrado di cui tanto si parla.

Isabella Rizzitano

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