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Cultura | 06 febbraio 2023, 15:50

Genova dopo la guerra: il piano di ricostruzione al centro di un convegno in Francia

Il caso urbanistico di Genova e della sua ricostruzione a cura dei docenti Francesco Gastaldi e Federico Camerin

Il Piano di ricostruzione del dopoguerra a Genova al centro di un convegno in Francia

Nelle immagini, alcune realizzazioni derivanti dal Piano di ricostruzione

In Francia, le vicende del piano di ricostruzione delle zone centrali di Genova dopo la seconda guerra mondiale sono state presentate in un convegno internazionale a Brest, città portuale nella regione della Bretagna, come parte di un progetto di ricerca europeo sul tema della ricostruzione urbana post-bellica, materia di studio oggi ancor più d'attualità alla luce delle devastazioni in Ucraina e del tremendo terremoto in Turchia.

Il caso di Genova è stato descritto da Francesco Gastaldi, dell'Università IUAV di Venezia, e da Federico Camerin, dell'Università UVA di Valladolid e Università Politecnica di Madrid. Il piano per la ricostruzione del centro di Genova mirava a riportare la città alla vita (soprattutto dal punto di vista edilizio) dopo le devastazioni belliche. Secondo i rapporti del Comune dell'epoca, tra il 1940 e il 1944, 2 bombardamenti navali e 85 raid aerei causarono la distruzione o il danneggiamento di 11.183 edifici, di cui 8.445 nelle zone centrali (52.000 abitazioni e 250.000 stanze).

Alcune importanti costruzioni presenti in città, anche nel centro storico, derivano da questo piano, che fu definitivamente approvato dal Comune di Genova nel maggio 1948 con il sindaco Gelasio Adamoli (PCI) e dal Ministero dei lavori pubblici nel 1950. Il piano ha lasciato in eredità edifici come il palazzo ex Società Generale Immobiliare a Caricamento e il palazzo ex sede centrale Banca Carige vicino a Piazza De Ferrari, oltre a molti interventi minori nel centro storico, come edifici in cemento armato visibili nei vicoli. 

"Questo piano - spiega il professor Gastaldi - mirava a promuovere la ricostruzione e a far ripartire l'edilizia e l'economia. Molti genovesi 'sfollati' erano senza casa o avevano trovato le loro case distrutte al loro ritorno in città, inoltre c'era un'ondata migratoria dal Sud Italia. Un'altra indagine del Comune ha dimostrato che 5.600 persone vivevano in abitazioni fortemente degradate, come rovine e costruzioni improvvisate nel centro storico".

Gli autori della ricostruzione storica considerano il piano anche come "un'occasione mancata", poiché arrivò in ritardo rispetto a molte altre operazioni di ricostruzione che stavano già avvenendo e in quanto molti edifici ricostruiti appaiono decontestualizzati rispetto al tessuto tradizionale storico. "Prevalsero - sottolinea Gastaldi - dinamiche emergenziali e quantitative e, almeno in alcuni casi, ci fu scarsa attenzione architettonica".

Redazione

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