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Politica | 14 marzo 2023, 17:33

L'invio di armi in Ucraina infiamma il consiglio comunale

Il dibattito ha evidenziato le differenze di vedute non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra i singoli gruppi

L'invio di armi in Ucraina infiamma il consiglio comunale

L'aula rossa di palazzo Tursi si è infiammata questo pomeriggio durante la discussione delle liste 'Uniti per la Costituzione', M5S e Rossoverdi sull'invio di armi in Ucraina, che ha creato un dibattito evidenziando le differenze di vedute non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche tra i singoli gruppi. A introdurre l'argomento il capogruppo di Uniti per la Costituzione Mattia Crucioli che aveva chiesto all'aula di votare un documento che impegnasse il Comune a farsi promotore per la pace.

Peccato non si sia potuto votare un documento, - ha dichiarato Crucioli a La Voce di Genova - la mia idea sarebbe stata quella di discutere e poi votare una mozione che facesse prendere posizione al Comune affinché scrivesse al governo per chiedere la cessazione dell'invio di armi in Ucraina e una maggiore attenzione per trattative e dialogo. Purtroppo non ci è stato consentito di votare alcun documento. Abbiamo potuto discutere, è stata una battaglia dura portare questa discussione in consiglio comunale, purtroppo lascia il tempo che trova, ma ha fatto prendere posizione a tutti i gruppi, ci sono dei distinguo, per esempio Genova Civica con Dello Strologo è chiaramente a favore dell'invio di armi e il Pd con la consigliera Bruzzone che invece dà un colpo al cerchio e uno alla botte, mentre la lista Rossoverde è contraria come me, il M5S anche, la Lega fa dei distinguo. Ci sono quindi differenze sia nella maggioranza che nell'opposizione e questo è già un bene, purtroppo però non siamo riusciti a ottenere un posizionamento del Comune”.

Durante il suo intervento Crucioli si è detto contrario non solo all'invio di armi, ma anche alle sanzionatori nei confronti della Russia, “che stanno causando danni economici alle famiglie europee”. Da più parti però si parla di sanzioni e invio di armi come un male necessario per la necessità di difendere un popolo aggredito, quello ucraino, attaccato dai russi. Un concetto, questo, condiviso da gran parte della comunità internazionale e ripreso questo pomeriggio dai consiglieri comunali che sostengono l'invio delle armi all'Ucraina. Il capogruppo di Genova Domani Lorenzo Pasi ha paragonato il momento storico alla Resistenza contro il nazifascismo. “Cosa sarebbe successo se i nostri nonni non avessero imbracciato le armi contro l'invasore?”, ha chiesto in aula prima di esporre una bandiera dell'Unione Europea. Gesto censurato dal presidente del consiglio comunale Carmelo Cassibba. A Genova, il cappellano della comunità ucraina Vitaly Tarasenko in una recente intervista al nostro giornale ha dichiarato che togliere le armi al popolo ucraino significa lasciarlo morire. Una tesi non condivisa da Crucioli.

E' una bugia, - ha dichiarato - nessuno si chiede quali sarebbero le condizioni per arrivare alla pace, condizioni che la Russia aveva dichiarato dall'inizio conflitto: l'accettazione dell'autonomia e quindi il riconoscimento della comunità internazionale di Donbass e Crimea, il ritiro della richiesta di adesione alla Nato dell'Ucraina e la demilitarizzazione, la cessazione quindi dell'invio di armi, soprattutto a lunga gittata all'Ucraina. Quale di queste tre richieste non è accoglibile o neanche discutibile? A mio giudizio il fatto è che non si vuole arrivare a una pace perché Nato, Stati Uniti e Gran Bretagna non vogliono, per cui si dice che c'è un aggredito e un aggressore e bisogna aiutare l'aggredito, però purtroppo questo significa non volere la pace, ma una controffensiva per arrivare ad avere un vincitore e un vinto”.

A chiudere la discussione il sindaco Marco Bucci: “Tutta la mia vita è stata dedicata a cercare di mantenere la pace. Anche io ho avuto i miei genitori che oggi hanno 91 anni e hanno passato la guerra. Non so se tutti lo sanno, io non ho mai conosciuto mio nonno perché è stato ferito in guerra ed è morto nel '46, mio zio è morto in Africa tra la Libia e l'Egitto, non abbiamo nemmeno le ossa, è disperso completamente, invece uno zio di mio padre è andato in Grecia e anche di lui è tornata una scatoletta cinque, sei anni dopo la guerra. Ho avuto tre morti importanti nella mia famiglia, è chiaro che siamo contro la guerra, è evidente. D'altra parte è importante dire che ci sono persone che hanno subito la guerra e solo per aver rifiutato la guerra e imposto il fatto che bisogna difendersi oggi sono qui a parlare con noi. È estremamente sbagliato essere manichei in queste cose, bisogna sempre cercare di risolverle con intelligenza, ma soprattutto con l'obiettivo finale della pace. Noi siamo per questo, io lo sono personalmente, mi associo alla giunta che lo è e con quello che possiamo fare noi come Comune che purtroppo non è tantissimo, ma ovviamente daremo grande solidarietà, come abbiamo fatto per le oltre 3300 persone che dall'Ucraina sono venute nella nostra città, e ovviamente lavoreremo perché ci sia la pace”.

Francesco Li Noce


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