Non ricorda di aver ucciso il suo compagno di cella, tanto da chiedersi il perché del via vai di avvocati, magistrati e medici legali. Luca Gervasio, rinchiuso nel carcere di Marassi, è confuso, almeno stando al modo in cui ha risposto alle domande del suo avvocato, Simone Bertuccio, che per la prima volta oggi ci ha parlato a distanza di 48 ore dall'omicidio del compagno di cella Roberto Molinari.
Gervasio era già stato dichiarato due volte seminfermo di mente e il suo avvocato ha chiesto alla pm Gabriella Marino di dare incarico a un professionista per una perizia che possa sgombrare il campo sulle sue condizioni al momento del delitto; perizia che in caso di diniego della procura la difesa è pronta ad affidare direttamente a un professionista di parte. Nelle prossime ore, probabilmente la prossima settimana, si terrà l'interrogatorio di garanzia davanti al gip che dovrà valutare la richiesta della pm di misura cautelare in carcere.
Questa mattina nel frattempo si è svolta l'autopsia sul corpo di Molinari, affidata al medico legale Francesco Ventura, che dovrà stabilire le cause che hanno portato al decesso.
La Polizia penitenziaria mercoledì mattina lo ha trovato con evidenti tumefazioni sul volto e sul capo. Molinari era in carcere per una condanna definitiva, mentre Gervasio, che aveva diversi precedenti per resistenza, lesioni, rapina e reati legati alle sostanze stupefacenti, era in cella da giugno.
I due si trovavano in una zona del penitenziario riservata a detenuti problematici che non sono però sottoposti a particolari controlli.
Dall'esame delle telecamere di sorveglianza nel corridoio e nelle altre aree comuni non risultano liti tra i due e neanche l'interrogatorio dei vicini di cella avrebbe aiutato gli inquirenti a risolvere il caso.