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Attualità | 23 marzo 2024, 08:00

Sara Rattaro: “Con la storia di Marie Curie racconto il grande coraggio che c’è nel cuore delle donne”

Nuovo romanzo, il numero ventitré della carriera, per l’amatissima scrittrice che è nata e vive nel Ponente genovese. “Sin dai tempi dell’Università ho amato la vicenda di questa scienziata, ma anche la sua difficile vita privata”

Sara Rattaro: “Con la storia di Marie Curie racconto il grande coraggio che c’è nel cuore delle donne”

“Cercavo la storia di una grande donna del passato, per poterla raccontare in un romanzo. E, alla fine, non potevo non capitare in Marie Curie, che è un personaggio tanto importante per il contributo dato alla scienza quanto profondamente attuale”. Sara Rattaro, una delle più amate, seguite e lette scrittrici italiane (è originaria di Genova e vive da sempre nel Ponente genovese, tra Pegli e Multedo) parla così del suo ultimissimo libro, uscito pochi giorni fa: s’intitola “Io sono Marie Curie”, è edito da Sperling & Kupfer (l’editore di riferimento per l’autrice, quando si dedica ai libri per tutti) e ripercorre la storia di una delle più famose ma anche delle più osteggiate scienziate di tutti i tempi, capace di vincere due Premi Nobel in due differenti campi, unica a esserci riuscita. 

“Me la ricordavo sin dai tempi dell’Università, quando studiavo biologia. Con Marie Curie sono riuscita a unire scienza e scrittura, chiudendo una sorta di cerchio”. Sara Rattaro sta partecipando a parecchie presentazioni, in giro per tutta l’Italia, e intanto pensa già alle prossime tappe e ai prossimi obiettivi della sua luminosa carriera: “Io sono Marie Curie” è il suo lavoro numero ventitré, in quattordici anni. 

Questa storia corre su due binari: l’ha scritta per tutti, ma potrebbe benissimo appartenere al filone per i ragazzi.
“Su Marie Curie è stato scritto nell’editoria per ragazzi, ed è anche per questo che ho voluto fare un libro per tutti. In Marie Curie, nella sua storia personale e professionale, nella sua vita travagliata eppure piena di successi e di scoperte, ci sono tutti gli elementi del grande romanzo. Sono partita dalle informazioni e dai fatti reali, per poi romanzare. Di Marie si sa moltissimo dal punto di vista del lavoro e della scienza, dei suoi primati, dei Premi Nobel. Meno si sa della sua vita privata. Era descritta come una donna fedele, eppure triste, poco simpatica. La verità è che ha avuto una vita veramente difficile”.

Marie Curie è la dimostrazione, ieri come oggi, del coraggio e della forza delle donne.
“Lei era nata in Polonia, e all’epoca là le donne non potevano studiare. Così si era trasferita a Parigi, e qui aveva conosciuto Pierre Curie che non solo era diventato suo marito, ma anche il suo compagno di lavoro e di scoperte scientifiche. Fu proprio con Pierre che Marie vinse nel 1903 il Premio Nobel per la fisica, per i loro studi sulle radiazioni. Poi, nel 1906, Pierre fu investito da una carrozza, morì e Marie rimase vedova e con due bambini. Non c’erano donne con cui condividere la scienza, e la mancanza del marito fu per Marie un colpo durissimo. Si rimise in piedi a poco a poco, si innamorò nuovamente ma questo non fu mai compreso né accettato. Infatti nel 1911, quando vinse il secondo Premio Nobel, questa volta per la Chimica, le fu consigliato di non partecipare alla cerimonia. Indicazione che lei ignorò”. 

Che cosa le rimane impresso di questa donna?
“Fu una persona capace di grandissimi sentimenti. Non fece mai un passo indietro, nemmeno quando fu osteggiata e combattuta, sino a essere presa a sassate. In Marie Curie ci sono tutti gli elementi per la costruzione narrativa che più mi piace. E poi, è stata un mito di giovane età. Volevo da tempo fare un romanzo storico, prendendo spunto da una biografia. C’è la possibilità che vada avanti con altri personaggi realmente vissuti”. 

Lei come interpreta il femminismo?
“Io credo che il femminismo debba essere soprattutto un cammino verso la parità di genere. A me stupisce aver raccontato le battaglie di una donna vissuta ai primi del Novecento ed essermi resa conto che molte di quelle battaglie ci sono ancora adesso. Non ti prendono più a sassate, certo. Ma alcuni commenti sui social network e tutto l’odio che circola contro le donne non sono forse peggio delle sassate? Io aderisco al femminismo attraverso ciò che so fare: la scrittura. Mi piace scrivere di grandi donne, inoltre con la mia attività di editrice (insieme al marito Mauro Morellini, per la casa editrice Morellini Editore, ndr) lavoro molto con le donne e mi occupo di pubblicare i loro libri”.

“Io sono Marie Curie” è il suo romanzo numero ventitré. Pensa che la sua scrittura sia cambiata, nel corso degli anni?
“Sotto diversi aspetti sì, la scrittura è cambiata. Ma questo perché si cambia anche come persone. Sono passati quattordici anni dal mio primo libro. Nel frattempo sono diventata mamma e ho perso mio papà, che sono state le due emozioni più forti di tutta la mia vita: la più grande gioia e il più grande dolore. Sono esperienze che segnano e che, quindi, vanno a toccare la sfera emotiva e di conseguenza pure la scrittura. Al di là della tecnica, è sempre bene ricordarlo, la scrittura è fatta tanto di viscere”.

Lei alla tecnica tiene molto, tant’è vero che continua a insegnare scrittura.
“Ci tengo perché la tecnica è importante. Le storie non basta che siano belle. Le storie devono funzionare e, per far sì che questo accada, bisogna lavorare sul talento e sulle attitudini. Occorrono trame solide, personaggi ben tratteggiati, occorre sapere dove inserire i flashback, occorre conoscere quelle tecniche per appassionare un lettore. Bisogna leggere molto. Un po’ di studi servono sempre. L’autodidatta? Forse può funzionare per un romanzo, magari per due. Ma diventa difficile costruire una carriera come autodidatta”.  

Tra i suoi grandi affreschi femminili, oltre a Marie Curie, ci sono Nellie Bly e Fernanda Wittgens. Pure qui due donne coraggio…
“Nellie Bly, la prima donna reporter della storia, ha fatto credere alle persone che anche le donne potevano fare certi mestieri. Fernanda Wittgens, prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera, salvò decine di opere d’arte, e poi salvò le persone dai rastrellamenti. Due grandissimi esempi che continuo a portare nelle scuole, dove c’è un gran bisogno di appassionare alla lettura e lo si riesce a fare bene attraverso queste storie vere”.

Alberto Bruzzone

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