La Corte d’Appello di Roma ha rigettato l’appello delle Ferrovie dello Stato e ha confermato la condanna al risarcimento del danno subito da un ferroviere, morto per mesotelioma per esposizione ad asbesto, per il lavoro svolto nelle OGR di Foggia. Rocco A., questo il suo nome, ha lavorato nelle Officine Grandi Riparazioni dal 1969 al 1971 alle dipendenze di RFI (Rete Ferroviaria Italia), adibito alla manutenzione delle carrozze ferroviarie. Le Ferrovie dello Stato hanno utilizzato amianto, potente cancerogeno che provoca anche l’asbestosi, tumore del polmone, tumore della laringe e degli altri organi delle vie respiratorie e gastrointestinali. Anche poche fibre di amianto possono uccidere e le bonifiche sono state tardive. Nei primi anni 2000 le Ferrovie dello Stato erano ancora impegnate nella bonifica, mentre i ferrovieri hanno continuato ad inalare la fibra killer, e continuano a morire. Proprio l’utilizzo di amianto come materia prima, senza alcuna prevenzione e protezione, ha provocato una vera e propria epidemia di mesoteliomi tra i ferrovieri.
Il collegio difensivo composto sia dall’Avv. Daniela Lucia Cataldo, sia dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, ha avuto la meglio sulle agguerrite difese delle Ferrovie dello Stato, che continuano a negare le loro responsabilità. Questa ulteriore sentenza di condanna, che giunge dopo tante altre, frustra le aspettative delle Ferrovie dello Stato di poter eludere l’obbligo del risarcimento del danno amianto. Dopo il riconoscimento da parte dell’INAIL, le Ferrovie dello Stato avevano negato il risarcimento del danno e da qui parte l’iniziativa dell’ONA, finalizzata ad ottenere la giusta tutela dei diritti del lavoratore deceduto con la liquidazione dei danni in favore della vedova e degli orfani. Perciò, proprio sulla base del principio che anche in caso di rendita INAIL è dovuto comunque il risarcimento del danno, sia della vittima che dei familiari, è stato promosso il ricorso giudiziario. Le Ferrovie dello Stato hanno chiesto di dividere le due cause, così che quella relativa al danno del defunto è stata definita dal Giudice del Lavoro, con la condanna al risarcimento del danno subito dal defunto, mentre invece quella del danno subito sia dalla vedova che dagli orfani pende ancora davanti il Tribunale di Roma, ma presso la Sezione Civile.
La causa prosegue ora per il risarcimento del danno subito direttamente dai famigliari, per perdita parentale. “Così, dopo una duplice pronuncia di condanna, si spera che le Ferrovie dello Stato desistano dal negare il giusto diritto al risarcimento del danno subito da un ex ferroviere delle OGR di Foggia. Uno tra i tanti, migliaia che hanno perso la vita per l’uso dell’amianto nelle Ferrovie dello Stato. Non solo casi di mesotelioma, ma anche asbestosi, tumore del polmone, tumore della laringe, e altri casi. Purtroppo, il picco epidemiologico ci sarà nei prossimi anni. Le Ferrovie dello Stato sono state più volte recentemente condannate, ma ogni volta interpongono appello e cercano di ritardare i risarcimenti. Dobbiamo andare avanti nella tutela delle vittime e dei loro famigliari”, così dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, co-difensore dei famigliari della vittima e Presidente dell’ONA. Un esito giudiziario “apripista” di grande rilevanza. Ribadisce infatti non solo che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il rischio amianto si annulla, ma avalla quanto sempre sostenuto dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), cioè che anche un’esposizione non prolungata nel tempo può determinare l’insorgenza di patologie asbesto-correlate. E in effetti, al Sig. Rocco A., sono bastati solo 14 mesi alle dipendenze delle Ferrovie dello Stato per sviluppare il mesotelioma epitelioide.
L’uomo aveva prestato servizio dal 1969 al 1971 alle dipendenze di RFI (Rete Ferroviaria Italia), con mansioni di operaio qualificato “aggiustatore meccanico”, presso le Officine Grandi Riparazioni (OGR). Qui, si occupava della manutenzione dei rotabili ferroviari, motori, tubazioni, cavi elettrici, etc. respirando direttamente e indirettamente le sottilissime fibre killer. I locali erano privi di aerazione, le lavorazioni venivano eseguite senza l’adozione di alcuna misura di sicurezza, pur essendo disponibili, sin dagli anni ’40, mascherine, tute protettive e aspiratori. Quel che è peggio, venivano utilizzati dei soffiatori per togliere la polvere, che tuttavia finivano inevitabilmente per disperderla nell’aria. Nel 2006 Rocco aveva avuto un primo versamento pleurico e il 28 marzo 2009 è, purtroppo, deceduto – all’età di 68 anni e mezzo-, lasciando la moglie e i due figli. Considerato che la scienza ha ormai appurato da tempo che il mesotelioma è causato esclusivamente dall’amianto, L’INAIL aveva fin da subito accertato l’origine professionale della malattia e costituito in favore della vedova la rendita ai superstiti. La famiglia di Rocco, assistita dagli avvocati Ezio Bonanni e Daniela Lucia Cataldo aveva quindi presentato ricorso al Tribunale di Roma per ottenere il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali. Utile precisare che le Ferrovie dello Stato e le linee locali hanno fatto uso importante di amianto nei rotabili ferroviari dall’inizio del secolo fino agli anni ’80. Di conseguenza, coloro che, come il Sig. Rocco vi hanno lavorato, hanno purtroppo subito un’elevata esposizione alla fibra killer. Molti suoi colleghi sono morti: da Torino, a Bologna.
La storia della Officine Grande Riparazioni della F.S. è caratterizzata dalla strage di lavoratori per mesotelioma e altre malattie di amianto, che in qualche caso hanno colpito anche i familiari. Il VI Rapporto ReNaM aveva censito 619 casi solo di mesotelioma, fino al 2015, tra i dipendenti di FS. Il VII Rapporto ReNaM (che riporta i casi di mesotelioma in Italia tra il 1993 e il 2018), ha inserito il settore dei rotabili ferroviari tra quelli che hanno riscontrato più casi di mesotelioma. I lavoratori che hanno contratto questa patologia di origine professionale sono 696. In passato, l'Osservatorio Nazionale Amianto, ha ottenuto la condanna delle F.S. al risarcimento del danno per altri lavoratori.
Nel caso del Sig. Rocco, l’azienda aveva tuttavia contestato la pretesa, spiegando che “solo a partire dalla metà degli anni ’70 vi è stata la presa di coscienza circa la pericolosità della esposizione a fibre in amianto”. In primo grado, basandosi su un’ampia letteratura medico scientifica, la magistratura aveva tuttavia respinto le eccezioni di FS. Su queste basi e realizzando un calcolo sull’invalidità temporanea subita dalla vittima da amianto (dalla diagnosi della malattia fino alla morte), e considerando anche l’impatto psicologico fortemente negativo, il CTU nominato dal Tribunale aveva quantificato il danno biologico subito per oltre 200mila euro a beneficio dei familiari dell’operaio, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali. Inoltre, i legali avevano innescato un ulteriore procedimento, relativo ai danni personali subiti dagli stretti congiunti per la malattia e la morte di Rocco A.: la moglie e i due figli. Oggi, la sentenza di secondo grado conferma l’assunto che non ci sia un limite quantitativo e temporale affinché la patologia asbesto correlata possa insorgere e mietere vittime.I ferrovieri esposti ad amianto, e i familiari delle vittime, possono rivolgersi allo sportello ONA – SOS Amianto Ferrovie dello Stato – e chiamare il numero verde 800 034 294, oppure scrivere una mail all’indirizzo osservatorioamianto@gmail.com e chiedere una consulenza gratuita.