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Cronaca | 24 aprile 2024, 08:30

La sentenza sul caso Anidra, per i giudici Roberta Repetto non fu plagiata

Le motivazioni della sentenza da parte della Corte d'Appello di Genova: "Scelse autonomamente rimedi 'alternativi' senza rivolgersi ad un pronto soccorso per i suoi malesseri"

La sentenza sul caso Anidra, per i giudici Roberta Repetto non fu plagiata

Nonostante gli sforzi in sede di perizia "resta incerto il confine tra attività di persuasione, che non altera la capacità di autodeterminazione della persona, e la condotta di suggestione che invece ne condiziona la volontà".

C'è anche questo tra le considerazioni stese dai giudici della Corte d'Appello di Genova nelle motivazioni della sentenza di secondo grado sul caso Anidra e la morte di Roberta Repetto, operata senza anestesia per l'asportazione di un melanoma su un tavolo del centro olistico di Borzonasca e morta senza che il neo asportato venisse sottoposto a esami istologici e senza aver ricevuto cure, salvo tisane zuccherate e meditazione.

La sentenza delle scorse settimane aveva visto assolto Paolo Bendinelli, 'guru' e fondatore del centro (condannato invece in primo grado a 3 anni e 4 mesi) e condannato il medico Paolo Oneda a 1 anno e 4 mesi di carcere (ridotto rispetto ai 3 anni e 4 mesi comminati in primo grado).

Nelle motivazioni viene preso in esame approfonditamente il rapporto di Roberta Repetto con il centro e con le due figure, Bendinelli in particolare. Ma anche la capacità della donna di autodeterminarsi. Delle due diverse posizioni, nel caso di Bendinelli viene esclusa l'ipotesi del plagio nei confronti della donna, descritta come "adulta, pienamente in grado di decidere se consultare o meno dei sanitari in caso di dubbi sulla sua salute".

Roberta Repetto scelse autonomamente, secondo i giudici, rimedi 'alternativi' senza rivolgersi ad un pronto soccorso per i suoi malesseri e "senza alcun esame diagnostico validato in campo medico", espressione di una sua "libera scelta" per la corte, che ravvisa anche "comprovate forme di indipendenza dal centro Anidra inconciliabili con l'ipotizzata condizione di dipendenza psichica da un leader carismatico".

Per quanto riguarda invece la posizione del medico Paolo Oneda, che concretamente effettuò l'asportazione del melanoma, il focus riguarda la gradazione della colpa e le successive 'condotte omissive'.Se Roberta Repetto non venne adeguatamente informata in modo chiaro su quando avrebbe dovuto far seguito all'operazione "le norme deontologiche e le buone prassi impongono l’esame istologico a fini diagnostici, senza necessità di un ulteriore consenso", scrivono ancora i giudici.

Valentina Carosini

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