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Attualità | 24 settembre 2024, 12:05

Costi quasi raddoppiati e date scritte sul calendario a matita: la Gronda resta un punto di domanda tra le valli di Genova

Da 4,7 a 8 miliardi di spesa e l’obiettivo di far transitare le prime auto nel 2031, e intanto la politica fa sponda sul progetto a un mese dalle elezioni

Costi quasi raddoppiati e date scritte sul calendario a matita: la Gronda resta un punto di domanda tra le valli di Genova

Due corsie per senso di marcia, 65 chilometri di nuovi tracciati che si allacciano agli svincoli di Genova Est, Genova Ovest e Bolzaneto, la connessione con la direttrice della A26 a Voltri che poi si ricongiunge con la A10 a Vesima, 25 gallerie per un totale di 50 chilometri di tunnel (circa l’81% dell’intero tracciato), 24 viadotti per un totale di 5 chilometri sopraelevati, 11 milioni di metri quadri di rocce movimentati, 23 imbocchi o multi imbocchi, 8 chilometri di viabilità di servizio.
La Gronda di Genova rischia di essere uno di quei progetti in cui i numeri oscurano la realtà, fatta in questo caso di cantieri decennali, miliardi di euro che si moltiplicano e tempi di fine lavori annunciati sulla scia dell’entusiasmo da campagna elettorale.
Ma partiamo dalle basi.

COS’È LA GRONDA DI GENOVA?

La Gronda di Genova è, a tutti gli effetti, un nuovo tratto autostradale che rappresenta il raddoppio dell’esistente autostrada A10 nel tratto di attraversamento di Genova dalla Val Polcevera all’abitato di Vesima. Stando a quanto si legge sul sito ufficiale della Gronda, una volta terminata l’infrastruttura consentirà un risparmio di tempo pari a 3,5 milioni di ore all’anno per gli utenti del sistema di viabilità autostradale e locale dell’area genovese oltre alla suddivisione del traffico cittadino da quello pesante e di attraversamento alleggerendo anche la A10.
Le autostrade dell’area genovese svolgono oggi anche la funzione di tangenziale per il traffico urbano e di scambi con volumi di traffico molto elevati - si legge sul sito - il progetto della Gronda di Genova si è quindi posto l’obiettivo di alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città di Genova trasferendo il traffico passante su una nuova infrastruttura che si affianca all’esistente, costituendone di fatto un potenziamento “fuori sede””.


I NUMERI DEL PROGETTO

Come detto in precedenza, la Gronda porta in dote numeri mastodontici per una regione che ha sempre fatto i conti con una carenza infrastrutturale ormai cronica.Al termine dei lavori, infatti, la lunghezza totale della nuova autostrada (due corsie per direzione di marcia) sulle alture di Genova ammonterà a 65 chilometri con 25 gallerie (50 chilometri) con sezioni variabili fino a 500 metri, 13 nuovi viadotti e l’ampliamento degli 11 già esistenti (totale 5 chilometri).


I TEMPI

Prima nota dolente di quello che, sino al momento, sembra un upgrade senza apparenti intoppi. E anche prima comunicazione che esce dai canali istituzionali che, invece, mettono solo i freddi numeri in prima fila.Durante la visita sul cantiere del lotto pilota insieme al vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Edoardo Rixi, l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Roberto Tomasi, ha annunciato la fine lavori dell’intero progetto tra 10 anni, per la fine del 2034, ma ha anche sbandierato il passaggio delle prime auto sul raddoppio della A7 entro il 2031/2032. In contemporanea vanno avanti anche i lavori del tunnel subportuale (opera cittadina del progetto Gronda) che alleggerirà il traffico nel centro cittadino. È stata liberata l’area che opterà la ‘talpa’ incaricata di scavare le gallerie sotto il porto, anche se il nodo da sciogliere in questo caso è quello del coordinamento tra i lavori di scavo e le procedure per lo smaltimento del materiale. Per evitare blocchi e conseguenti ritardi è necessario che, quando entrerà funzione la talpa, siano già disponibili le aree per la sistemazione del materiale di scavo. C’è poi da capire la modalità di assegnazione dei lavori: appalto o affidamento diretto? Il tutto sotto l’occhio attento del Ministero dell’Ambiente chiamato ad esprimersi sulle variazioni al progetto con tempi che rischiano di allungarsi di alcuni mesi.


I COSTI

Altra nota dolente. Quando è nato, il progetto della Gronda portava in dote un costo totale di 4,6 miliardi di euro. Oggi, sempre stando a quanto è emerso durante l’incontro sul cantiere, il valore complessivo si aggira tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. La cifra è quasi raddoppiata.Un aumento notevole che per forza di cose inciderà sullo sviluppo dell’intero progetto portando in dote una domanda chiave: come si recupererà la differenza?La differenza finirebbe per gravare sulle tasche degli utenti sotto forma di aumenti alle tariffe sulla rete gestita da Autostrade per l’Italia. Miliardi da recuperare in un tempo ben preciso, entro il 2038, quando scadrà la concessione attualmente in essere. Anche se si sta valutando l’ipotesi di diluire il recupero della cifra in tempi maggiormente lunghi.


LA POLITICA

Inevitabile che un progetto di questa portata sia entrato negli anni all’interno della narrazione politica regionale e nazionale.
Non è un caso che la visita del vice ministro Edoardo Rixi (lo stesso Rixi che in estate aveva detto che sulla Gronda sono stati commessi “troppi errori”) sia stata pianificata proprio nei giorni in cui in Liguria è partita la campagna elettorale per le elezioni in una regione in cui le infrastrutture sono sempre ai primi posti delle agende politiche e, inevitabilmente, dividono le opinioni.
Visita sul cantiere anticipata dalla tappa genovese del titolare del dicastero, Matteo Salvini, che all’inaugurazione del Salone Nautico ha ironizzato: “Sarò denunciato anche per stalking nei confronti di Autostrade per l’Italia, per la Gronda li chiamo un giorno sì e l’altro ancora”.
La Gronda è entrata di diritto anche nella contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra in una battaglia suon di fantomatici popoli del ‘sì’ contro altrettanto fantomatici popoli del ‘no’.
Un argomento che da un lato trova una coalizione di governo compatta nel dirsi favorevole alle infrastrutture senza se e senza ma, e dall’altro divide il ‘campo largo’ tra un’ala centrista (PD, Azione, Italia Viva) favorevole ai nuovi progetti e un’altra ala più radicale (composta principalmente da M5S e AVS) che strizza l’occhio al mondo ambientalista e spinge per un rallentamento delle nuove infrastrutture. Anche se, in campagna elettorale, tanti ‘no’ ideologici si stanno trasformando in ‘sì’ di circostanza.

Pietro Zampedroni

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