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Cultura | 10 ottobre 2024, 12:02

Jack Frusciante trent’anni dopo: Enrico Brizzi ai Giardini Luzzati presenta il suo nuovo romanzo ‘Due’

L’autore del romanzo che ha segnato un’intera generazione sarà accompagnato dalla band The Perfect Cousins. “Il mondo è cambiato, ma il cuore dei ragazzi è sempre lo stesso”

Jack Frusciante trent’anni dopo: Enrico Brizzi ai Giardini Luzzati presenta il suo nuovo romanzo ‘Due’

Enrico Brizzi, autore bolognese che ha segnato una generazione con il suo romanzo d'esordio ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’, torna a narrare le vicende di Alex e Aidi con 'Due', attesissimo sequel pubblicato lo scorso settembre. Jack Frusciante, pubblicato nel 1994 quando Brizzi aveva appena vent’anni, è diventato rapidamente un fenomeno editoriale che ha definito il sentimento di ribellione, confusione e scoperta di molti giovani italiani negli anni Novanta. Ambientato in una Bologna vibrante di musica rock, bici sfreccianti e lettere d’amore, il romanzo ha catturato con sensibilità unica l’adolescenza e il senso di inquietudine tipico di quell’epoca.

Tre decenni dopo Brizzi ritorna a quei personaggi con ‘Due’, raccontando cosa è accaduto quando Alex e Aidi si sono dovuti separare, affrontando l’incertezza di un amore a distanza. Domenica 13 ottobre, alle ore 20,30, l’autore sarà ai Giardini Luzzati per un evento speciale in cui, accompagnato dalla band The Perfect Cousins (Yu Guerra, Tony Farinelli, JJ Valentine), combinerà parole e musica, ripercorrendo le atmosfere che hanno reso il suo romanzo un manifesto generazionale. Attraverso sonorità rock e la sua narrazione a voce alta, Brizzi inviterà il pubblico a rivivere quelle emozioni intense e riflettere su come, nonostante il passare del tempo e i cambiamenti del mondo, le sfide emotive dell’adolescenza rimangano universali. Un appuntamento imperdibile per i fan di vecchia data e per chi vuole scoprire il nuovo capitolo di questa storia d’amore.

‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’ ha raccontato una generazione alle prese con il cambiamento. Con ‘Due’, cosa viene trasmesso ai lettori di oggi, che vivono in un mondo completamente diverso rispetto agli anni Novanta?

‘Jack Frusciante’ racconta di un cambiamento, in fondo tutti i romanzi lo fanno. La regola base della narrativa è che i personaggi siano diversi alla fine rispetto all’inizio del racconto. Più nello specifico, penso che Jack Frusciante abbia a che fare con il cambiamento che interviene nella vita di ragazzi molto giovani, di 16-17 anni, quando per la prima volta si fa spazio a un’altra persona nella propria vita e ci si rende conto di averne bisogno. Credo che anche ‘Due’ abbia a che fare con un cambiamento immediatamente successivo. La storia è in continuità con la prima, la narrazione comincia poco dopo la fine del primo romanzo. Il cambiamento questa volta riguarda due persone innamorate che devono separarsi: come si reagisce all’abbandono, alla mancanza, al desiderio che il tempo si fermasse, ma invece il tempo va avanti e prosegue vedendoli separati dall’oceano, uno da una parte e uno dall’altra. Di cuore uno vorrebbe che tutto restasse identico a questo momento in cui ci si abbraccia e si bacia per l’ultima volta, ma la vita non funziona così, non si può mettere in pausa, e ‘Due’ parla di questo: di come si vive un anno lontani all’età di 18 anni.”

Quello di oggi è un mondo iperconnesso, sarebbe stata diversa la loro relazione? La nostalgia e la distanza hanno ancora lo stesso peso?

Il mondo di oggi è iperconnesso e molto cambiato dal punto di vista della comunicazione. Fa molto sorridere pensare che trent’anni fa si mantenevano i contatti scrivendosi delle lettere, come nel Medioevo, ai tempi di Abelardo ed Eloisa. Una lettera con i talloncini rossi e blu dell'Airmail sul bordo della busta, che impiegava tre settimane a viaggiare da una parte all’altra dell’oceano. Scrivevi, tre settimane di lettere in viaggio, poi iniziavi a chiederti se fosse arrivata, se avresti ricevuto risposta, e altre tre settimane per ottenerla. Sembra impensabile oggi, naturalmente. Le mie figlie, che hanno la mia stessa età di quando uscì ‘Jack Frusciante’, hanno la possibilità di mandare dei WhatsApp a un’ex compagna di banco che vive in Scozia o in Australia, o a un amico o al ragazzo, a chiunque. Ma non è che questo abbia reso più facile dire a qualcuno ‘guarda che mi sono innamorato di te’ o ‘mi manchi da morire’… tutto sommato credo che la superficie sia cambiata tanto, ma il cuore dei ragazzi è sempre segreto e fatto di sentimenti delicati, un po’ il contrario del loro senso morale, che invece è feroce.

E se proiettassimo Alex e Aidi ancora più avanti nel futuro, magari tra altri 30 anni, come immagini la loro vita? 

Onestamente non riesco a immaginarli altro che come tardo adolescenti, ragazzi. Se leggo la loro storia, mi sembra una storia che parla e ha a che fare strettamente con quell’età, quella delle scoperte. Quando ho annunciato che sarebbe uscito il seguito di Jack Frusciante, mi hanno chiesto se avessero 40 o 50 anni, una domanda legittima, ma a me non ha mai sfiorato il pensiero che potessero essere adulti. La loro giovinezza fa proprio parte della loro essenza.” 

Ha raggiunto la Sicilia partendo dall'Alto Adige a piedi. Questo viaggio ha influenzato la scrittura o il modo di vedere i personaggi, o magari addirittura il mondo? 

Certamente è un’esperienza forte, perché ti mette nei panni del 'foresto', dello straniero, di quello che, allo stesso tempo, è straniero dappertutto e si sente a casa ovunque. La mia vita, da quando è uscito Jack Frusciante, non aveva ancora compiuto vent’anni: li ho compiuti sul palco di un locale in provincia di Milano, facendo forse la ventesima o trentesima presentazione del libro nel giro di pochi mesi. La mia vita è nomade per statuto, e andare in giro a piedi con lo zaino in spalla mi aiuta in due cose: una è vedere il mondo da una prospettiva diversa da quella stanziale, l’altra mi ha fatto conoscere piuttosto bene l’Italia perché quando l’attraversi a piedi hai conoscenze di primissima mano. Non vorrei dire che mi fa diventare un esperto di geografia, non sarebbe corretto, ma forse mi aiuta a conoscere meglio le persone. Quando arrivi a piedi in un posto, all’inizio le persone sono diffidenti, poi, quando vedono che non sei un ladro di galline, tendono ad aprirsi e a raccontarti le loro storie. È anche un modo per ascoltare storie da una prospettiva unica. Quando fai una presentazione, sei su un palco, gli altri sono sotto e sei tipo l’officiante di una cerimonia. Quando invece sei sudato, con il bisogno di bere e di trovare da mangiare, con uno zaino pesante in spalla, nessuno ti vede come un celebrante, ti vedono come un pellegrino, e ai pellegrini si raccontano un sacco di storie interessanti confidando nel fatto che l’indomani mattina se ne andranno e non resteranno nel tuo posto. Quindi le persone si aprono molto, e per un narratore è fantastico.”

Chiara Orsetti

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