Una vetrina sulla Maddalena, l’altra sui Macelli e il cuore che abbraccia l’intero Sestiere: così Anna Martin torna nel suo centro storico con uno spazio dedicato all’arte, alla fantasia e all’emozione. Inaugurata sabato 9 novembre, la piccola bottega dai colori pastello e dalle piante verdeggianti fa da cornice alle opere esposte, che non sono una novità da queste parti: dal 2001 al 2012 Anna aveva già un suo spazio espositivo in Piazzetta del Ferro, prima di una lunga parentesi americana. Dopo aver continuato a collaborare con la galleria genovese ‘Il Basilisco’ fino al 2024, oggi ha deciso di avventurarsi in un nuovo progetto, in continuità con la memoria dell’ex 'Botteghetta Magica', chiusa da poco, che per trent'anni ha affascinato grandi e piccini con i suoi presepi.
L’artista ha deciso di raccogliere questo testimone e riempire nuovamente di meraviglia quel luogo, esponendo le sue sculture, vendendo artigianato artistico e creando presepi in ceramica, tornando non solo con il cuore nei luoghi che sono, in qualche modo, casa. “Non sarei mai andata via da Genova in realtà - spiega Anna Martin, mentre la voce si perde tra ricordi e sentimenti - perché le mie radici erano e sono ancora qui, dove sono nati i miei tre figli. Il lavoro di mio marito ci ha portati lontano, ma non ho mai interrotto i contatti con Genova. Ho sempre continuato a collaborare con la galleria ‘Il Basilisco’, quindi, in qualche modo, il mio cuore è sempre rimasto qui. Ora che i bambini sono cresciuti sentivo il bisogno di riprendere questa parte di me e tornare a vivere pienamente questo luogo che per me significa molto”.
Un’area, quella della Maddalena, sicuramente non sempre facile da vivere, ma che in qualche modo riesce a far sentire il proprio calore a tutti coloro che riescono a entrarci in sintonia: “In tanti mi hanno detto che il Sestiere era cambiato, che non era più vivibile come un tempo. Ma io, ogni volta che tornavo, soprattutto durante le vacanze, ho sempre trovato la Maddalena calorosa e accogliente, e c’è ancora lo stesso spirito, gli stessi visi, le stesse attività che ho sempre amato. In questo ritorno ho trovato un abbraccio che non mi aspettavo, una comunità che mi ha accolta con affetto, a cominciare dai negozianti qui intorno”. Un affetto che affonda, senza dubbio, le radici nel passato di Anna Martin e che in qualche modo accompagna i sentimenti per la 'Botteghetta Magica', che sorgeva proprio negli stessi locali e che per anni è stata un punto di riferimento per i genovesi: “È una grande responsabilità e un’enorme emozione essere qui, c’è una memoria collettiva legata a questo posto, fatta di ricordi che condivido anche io. La vetrina della Botteghetta a Natale è un momento indimenticabile dell’infanzia dei mie figli. Alcuni passanti sono entusiasti che questo spazio riapra, mentre altri sono più nostalgici. Ma io sento e spero di poter riportare vita qui senza snaturare questo posto, che è pieno di energia”.
Ma come nasce il percorso artistico di Anna Martin? “Tutte le forme d'arte hanno origine da un'esigenza, qualcosa di cui non riesci a fare più a meno, nonostante tre figli, nonostante la vita all'estero… In qualunque casa io abbia vissuto avevo con me un panetto di creta da venticinque chili (sorride). C’è anche la componente della tradizione familiare: mia cugina, Giuliana Poggi, ha avuto per trent’anni un laboratorio di ceramica e scultura in via dei Macelli di Soziglia, ed è stato un punto di riferimento per la mia espressione creativa. La tecnica, poi, è venuta da sé, anche grazie agli scambi con le altre persone”. Nelle sculture di Martin troviamo Genova e i suoi vicoli nei pezzi del presepe della tradizione, i macachi, rivisitati con il personale tocco delicato dell’artista; troviamo l’introspezione della serie ‘Pensieri Leggeri’; troviamo riferimento a ciò che Anna ascolta, vede, sente: “Sono opere che parlano delle mie emozioni, della mia visione del mondo che spesso cerca di sfidare la gravità, rappresentando pensieri così leggeri che sollevano le figure da terra. Molto di quel che realizzo può essere personalizzato dai clienti, come le figure del presepe che ritraggono amici, familiari e conoscenti, magari intenti nei loro mestieri. Ci sono anche i micromondi a cui sono molto legata, una delle prime opere che ho realizzato e che sto continuando a proporre: nascono da un immaginario fiabesco, un po’ naif, della visione dell’isolamento e del contatto con la natura che ogni ceramista poi affronta a modo suo”.
Una giovane Anna si approcciava a questo mondo proprio con queste piccole sculture, mentre l’artista che oggi è diventata cerca di indagare su come, e cosa, sia cambiato in questi anni: “All'inizio l'ambizione di diventare qualcuno, di affermarmi. Ci volevo provare. Poi questa ambizione si è capovolta con il tempo: oggi la mia ambizione più grande è quella di essere una piccola artigiana felice. È una scelta etica, rivolta alle persone: ridimensionando me stessa posso rendere il mio contributo all’artigianato accessibile a tutti, senza fare cose troppo pretenziose. E poi non sono disposta a sacrificare la felicità: non una carriera a tutti i costi, quel che faccio deve essere un qualcosa che mi dà, senza togliere. Devo vedere la luce negli occhi dei miei figli, questa è la mia vittoria più grande”.
Per chi volesse avvicinarsi al mondo della ceramica, sono previsti dei piccoli corsi, chiamati ‘Momenti ceramici’: “Non voglio impostare lezioni tradizionali, ma dare alle persone uno spazio dove poter esprimere la propria creatività. Io offro il supporto tecnico necessario, ma lascio totale libertà nell’espressione artistica. La ceramica è uno strumento di libera espressione e voglio che chiunque venga qui possa sentirsi libero di creare”.
L’energia, la passione e la dolcezza di Anna Martin sono contagiose: durante l’intervista i passanti, troppo spesso distratti e distanti dal loro momento presente, si sono fermati ad osservare le vetrine, soffermando lo sguardo su una statua o l’altra, sui piccoli pezzi del presepe e sui dettagli che lasciano trasparire l’amore e la cura con cui l’artista li ha pensati per celebrare il suo ritorno. Un ritorno che, come ormai è chiaro, è molto più di un progetto artistico: è un ritorno a casa.