Le note di un clarinetto e quelle di una chitarra, suonate magistralmente da Carlo Gorio e Mario Arcari, hanno aperto la quinta edizione del Premio Internazionale Ivo Chiesa - Una vita per il teatro, una celebrazione di ciò che il teatro rappresenta: arte, passione, memoria e comunità.
Genova torna così a omaggiare Ivo Chiesa che tanto ha fatto per portare questa città tra le principali del teatro in Italia e non solo, premiando dieci personalità che con talento e lungimiranza stanno contribuendo profondamente a scriverne la storia unendo passato e futuro.
Non poteva esserci inizio più appropriato, in una data come quella del 25 novembre, dedicata alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Tra la poesia di Alda Merini e Wisława Szymborska, Alice Arcuri e Barbara Moselli, presentatrici del premio, sono state le voci perfette per ricordare quanto il teatro possa farsi portavoce di una realtà migliore.
Protagonisti assoluti della serata sono stati due premi speciali: Eros Pagni, maestro di intensità e rigore insignito del premio speciale del Presidente di Giuria Gad Lerner, e Massimo Mesciulam, a cui è andato il premio speciale del Presidente del Teatro Nazionale di Genova Alessandro Giglio, figura poliedrica che ha saputo intrecciare recitazione, regia e didattica con un'umanità rara.
Pagni, visibilmente emozionato, ha ripercorso sessant’anni di carriera, iniziati nel 1959, proprio a Genova, grazie a Ivo Chiesa e Luigi Squarzina: “Non posso dimenticare chi mi ha accompagnato in questo viaggio: il pubblico, sempre fedele, e gli straordinari tecnici di questo teatro, considerati tra i migliori d’Italia. Auguro al Teatro Nazionale di vivere altri momenti gloriosi come quelli che ho visto io”.
Mesciulam, nel ricevere il premio, ha condiviso un pensiero che ha toccato il cuore di tutti: “Da anni avevo perso il sentimento della nostalgia. Eppure, questa sera, guardando indietro, mi è tornata una dolcezza struggente. Rivedo volti, ricordi, collaborazioni e allievi che hanno reso la mia vita ricca e significativa. Il teatro non è mai solo una professione: è vita condivisa, con i suoi dolori e le sue gioie”.
Il Premio Città di Genova, assegnato a Orietta Notari, ha sottolineato quanto il teatro sia parte integrante dell’identità culturale di questa città. Notari ha espresso una gratitudine profonda: “Genova mi ha trasformato. Qui ho trovato maestri straordinari, come Pagni, e ho imparato cosa significhi raccontare storie al pubblico con passione totale”.
Premiato anche Francesco Meli, in collegamento da Venezia dove è impegnato a portare in scena a La Fenice l’Otello, a cui è andato il riconoscimento come Artista d’opera per il grande lavoro svolto nel campo della lirica. A ritirare il premio i figli e la moglie, la soprano Serena Gamberoni.
La serata ha omaggiato anche chi lavora dietro le quinte, come Andrea Cerri, premiato per il suo impegno nell’organizzazione teatrale: “Questo premio non è solo mio, ma di tutti i colleghi che, spesso lontano dai riflettori, rendono possibile l’incanto del teatro. Guardiamo al futuro, ma con il pensiero rivolto ai grandi del passato, come Ivo Chiesa e Paolo Grassi, che hanno tracciato la strada”.
Altrettanto significativo il premio a Paola Donati, che ha costruito con passione e tenacia nuovi modelli teatrali, spesso partendo da contesti difficili. La sua dedica, intima e commovente, è andata alla madre: “È stata lei a incoraggiarmi, firmando per farmi partecipare al mio primo spettacolo. Questo premio lo dedico a lei e a tutte le donne che hanno lottato per rendere il teatro un presidio culturale”.
Dal lavoro del light designer Nicolas Bovey a quello degli artisti della prosa e della danza, come Arianna Scommegna e il duo Abbondanza-Bertoni, ogni premiato ha sottolineato quanto il teatro sia un’opera collettiva. Bovey ha ricordato: “Senza i tecnici, senza la loro professionalità, le mie idee rimarrebbero solo carta e inchiostro.”
Un momento speciale è stato il riconoscimento a Anna Bandettini, voce autorevole della critica teatrale. “Dedicare questo premio ai miei colleghi, passati e presenti, è per me un atto di gratitudine. In un’epoca in cui il pensiero critico rischia di perdersi, ribadisco il valore di guardare agli spettacoli con passione e dedizione.”
Non meno importante il premio al Museo Biblioteca dell’Attore, simbolo della memoria teatrale, ritirato da Laura Mariani, che ha ringraziato “chi si impegna a conservare e tramandare la storia delle attrici e degli attori, i veri protagonisti del palcoscenico”.
Il Premio Ivo Chiesa si è confermato non solo un riconoscimento ai grandi nomi, ma un’occasione per riflettere sul teatro come comunità e come impegno civile. Genova, medaglia d’oro per la Resistenza, è stata il luogo perfetto per celebrare la forza trasformativa del teatro, capace di unire memoria storica e spinta verso il futuro.
Al termine della serata, tra applausi e commozione, è stato chiaro a tutti che il teatro, come la vita, si alimenta di radici profonde e di nuove gemme. Proprio come avrebbe voluto Ivo Chiesa.