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Sanità | 01 gennaio 2025, 08:00

Cinque anni dal primo allarme Covid, Matteo Bassetti: “La pandemia ci ha insegnato a non nascondere nulla sul fronte sanitario”

Il direttore di Malattie Infettive del San Martino, assieme ad altri esperti, riflette sulle lezioni e sugli errori durante la crisi sanitaria

Cinque anni dal primo allarme Covid, Matteo Bassetti: “La pandemia ci ha insegnato a non nascondere nulla sul fronte sanitario”

Cinque anni fa, il 31 dicembre 2019, l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, lanciava il primo allarme sulle polmoniti virali di origine sconosciuta a Wuhan. Un evento che avrebbe segnato l'inizio di una pandemia senza precedenti costata la vita a oltre sette milioni di persone nel mondo (dati Oms al 31/12/23 anche se le stime potrebbero essere ben più alte). Matteo Bassetti, direttore delle Malattie infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, interviene per sottolineare l'importanza della trasparenza nel gestire le crisi sanitarie: “Sono passati cinque anni dall'inizio della pandemia, ma sembra veramente un'era geologica. Abbiamo capito che bisogna lavorare insieme, ascoltare la scienza e non fare da soli. Ma soprattutto non nascondere nulla sul fronte sanitario e portare ogni informazione all'attenzione della popolazione".

Secondo Bassetti, uno dei principali errori è stato il ritardo nel comunicare la gravità della situazione. “Rispetto a quanto accaduto cinque anni fa, c'è stato un colpevole ritardo nell'informare il mondo che c'era un problema. Io spero che questo ci debba servire da esempio, perché, se ci saranno problemi in futuro, non si deve nascondere più niente”. L'infettivologo ha ricordato come episodi più recenti, come un alert sanitario in Congo, siano stati gestiti in modo più tempestivo, dimostrando che la lezione potrebbe essere stata assimilata. “E’ stato forse il momento più grave e difficile del nuovo millennio, un po' come è stato nel secolo scorso la Spagnola”.

Anche Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore della Scuola di specializzazione in Medicina e Igiene preventiva dell’Università Statale di Milano, punta il dito contro la mancanza di trasparenza iniziale. “Credo che l'elemento che alla Cina si possa ancora oggi con sicurezza evidenziare è che non ha certo fornito informazioni realistiche sullo sviluppo dell'epidemia, sulle tempistiche, sulla numerosità dei casi. Dati che, diffusi tempestivamente, sarebbero serviti per un alert più preciso, più attento e più anticipato”.

Pregliasco ricorda come l'Italia sia stata il primo Paese occidentale a subire le conseguenze della pandemia, con gravi ricadute sanitarie ed economiche: “L’Italia, grazie anche agli scambi commerciali intensi con la Cina, è stata inevitabilmente il secondo Paese colpito. Pensiamo che l’aeroporto di Milano Malpensa aveva voli diretti con Wuhan con 20mila passeggeri a settimana”. Inoltre, le analisi delle acque reflue hanno confermato la presenza del virus in Lombardia già dal dicembre 2019.

Sul tema delle origini del virus, Pregliasco si attiene alle evidenze scientifiche: “Ad oggi, i dati propendono per un'origine naturale del coronavirus pandemico. Anche se ancora manca la sequenza esatta dei mammiferi che hanno fatto da ponte, facilitando l'adattamento del patogeno all'uomo”.

Maria Rita Gismondo, ex direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica dell’Ospedale Sacco di Milano, sottolinea come la pandemia abbia inciso profondamente sulla società e sulla salute pubblica. “Quel 31 dicembre 2019 c’eravamo tutti e forse tutti abbiamo sottovalutato. Non per nostra responsabilità, bensì per la mancanza di trasparenza della Cina e forse anche per un’ingenuità dell’Oms, che sul posto ha un ufficio importantissimo”.

La microbiologa si augura che le lezioni apprese possano servire per il futuro: “Quello che ci auguriamo è che il Covid ci abbia insegnato qualcosa, altrimenti ci troveremo nelle stesse identiche condizioni quando ci sarà una nuova emergenza. E dobbiamo contare sulle nostre forze, perché per la trasparenza della Cina penso che purtroppo dovremo aspettare ancora molti, molti, molti anni”.

A cinque anni dall’inizio della pandemia, gli esperti concordano su un punto fondamentale: la trasparenza e la comunicazione tempestiva sono cruciali per affrontare qualsiasi emergenza sanitaria. Mentre il mondo continua a fare i conti con le conseguenze del Covid-19, l’auspicio è che gli errori del passato possano servire da guida per un futuro più preparato.

 

I.R.

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