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Attualità | 08 marzo 2025, 12:34

8 Marzo, l’impegno di Silvia Salis al corteo di 'Non una di meno': “Quando sarò sindaca, renderò la vita più semplice a tutte le altre donne”

Centinaia di persone sono partite da via Fanti d’Italia al grido di “Lotto, boicotto sciopero”: “È una giornata di sciopero contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme”

Non abbiamo nulla da festeggiare, ma tanto da cambiare”: questo lo slogan, insieme a tanti altri, di chi questa mattina, sabato 8 marzo, ha deciso di scendere in piazza, trasformando le celebrazioni per la Giornata Internazionale della Donna in “una giornata di sciopero contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme”. Ad aderire all’iniziativa di ‘Non una di meno’ sono stati tante e tanti genovesi, accompagnati da bambine e bambini, genitori e anche qualche amico a quattro zampe. Non si sono fatti attendere gli esponenti del mondo politico di centro sinistra, dai consiglieri e consigliere municipali fino alla 'donna del momento', Silvia Salis, candidata sindaca della coalizione di centro sinistra, arrivata insieme al piccolo Eugenio e accompagnata da un nutrito numero di sostenitori: “È importante ricordare l’importanza dei diritti delle donne, e soprattutto avere una visione oggettiva di quella che è la situazione. Nei decenni sono stati fatti dei passi avanti, ma questo non è sufficiente: se ci guardiamo intorno, se guardiamo agli altri paesi,  capiamo che la nostra situazione non solo non è rosea, ma ci sono una serie di azioni necessarie che ancora non vengono fatte - spiega l’ex campionessa -. “A livello nazionale, parlando del mondo del lavoro, una donna su due non ha impiego: questo è un grandissimo problema, che ha ripercussioni ovviamente economiche sul paese, ma anche sull'indipendenza delle donne, che spesso sono soggette a violenza domestica e violenza economica, collegata al fatto che non hanno una loro indipendenza. Esiste poi ancora un problema di disparità salariale. Sono tutti temi collegati a quello che è il potere delle donne di gestire la propria vita”.

La soluzione, secondo Salis, è quella di “investire su un sistema di welfare, di servizi, che faccia sì che dalle spalle delle donne venga elevata la cura della famiglia, perché il primo tema è questo: quando c'è un anziano di cui prendersi cura, quando c'è un bambino piccolo che non si riesce a collocare in un asilo nido, la donna si trova a passare forzatamente a un part time o a smettere di lavorare. Questo si riflette ovviamente sulla e presenza delle donne sia nelle nell'ambiente lavorativi, ma anche ai vertici ovviamente come dirigenti”. 

Anche in politica, esiste ancora una scarsa rappresentanza: “Credo che l'investimento principale sia quello sui servizi, che a cascata determinano una maggiore libertà delle donne di fare della propria vita quello che desiderano, sia nella dal punto di vista lavorativo, ma anche nella gestione del proprio tempo libero. Questo ovviamente ha un'influenza su tanti campi, tra i quali la politica sicuramente locale, e quindi a cascata nazionale. In Italia sono donne solo il 15% dei sindaci, un dato che ci dovrebbe far riflettere: una percentuale veramente irrisoria, che è lo specchio di quello che è il peso delle donne nei posti che contano”.

Mi ritengo una persona estremamente fortunata perché sono riuscita a conciliare l'aspetto professionale e l'aspetto familiare - spiega -  e devo far sì, attraverso il mio percorso in questa città, quando sarò sindaca, di rendere la vita più semplice alle donne che sono nella mia stessa condizione. Ma anche agli uomini: perché ricordiamoci che in una famiglia dove la cura è divisa vivono meglio tutti, dove entrambi lavorano vivono meglio tutti. Credo che il percorso di una donna che punta a un ruolo importante come quello di sindaca sia utile solo se, quando arriva lì, non si scorda della fatica che stanno facendo le altre” conclude Salis. 

"Non Una di Meno organizza questo corteo nella Giornata della Donna perché è anche la giornata dello sciopero transfemminista globale – racconta Ariela Iacometti, una delle attiviste del movimento. – "Da alcuni anni abbiamo deciso di caratterizzare questa giornata come un momento di sottrazione dal lavoro produttivo e riproduttivo. Perché? Perché, se analizziamo i dati disponibili, vediamo chiaramente come le donne siano più povere. Questo accade per molte ragioni, ma principalmente perché sono loro a farsi carico del lavoro di cura domestico, ovvero del lavoro riproduttivo: tutto ciò che serve a mantenere in piedi la società, permettendole di lavorare, consumare e funzionare. Per questo riteniamo fondamentale rendere visibile quel lavoro invisibile e gratuito che svolgiamo ogni giorno.  Essendo uno sciopero, il nostro ha delle rivendicazioni ben precise. Le richieste che portiamo avanti sono molte: a partire dall’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole di ogni ordine e grado, con un approccio transfemminista, e non secondo il modello che si sta cercando di imporre, sia a livello nazionale che regionale, finanziando la Chiesa cattolica e le parrocchie per svolgere questo compito. Per noi, questa non è vera educazione sessuoaffettiva”.  

Le principali richieste per cambiare questa situazione sono facili da individuare: “Vogliamo un’educazione sessuoaffettiva laica e inclusiva, salari dignitosi e un reddito di autodeterminazione, che permetta alle donne di uscire da situazioni di violenza. Spesso, infatti, non possono farlo perché economicamente dipendenti: magari hanno dovuto sacrificare il proprio lavoro per occuparsi dei figli, della casa e della famiglia. Vogliamo un reddito che renda possibile l’indipendenza economica e la fuoriuscita dalla violenza. Vogliamo investimenti reali nel welfare. Siamo contrarie all’aumento delle spese militari, non sosteniamo la creazione di un esercito europeo e rifiutiamo la logica secondo cui per ottenere la pace si debba preparare la guerra. Un’Europa basata sulla difesa e sulle armi non è la nostra idea di futuro. Al contrario, pensiamo che un’Europa giusta debba fondarsi sul welfare e sulla giustizia sociale, non sugli eserciti. Per questo siamo contrarissime a destinare anche un solo euro alle armi.  Vogliamo anche un’edilizia pubblica accessibile, che permetta alle persone di trovare casa senza rischiare di cadere in povertà. Questo rientra nella più ampia questione del welfare. Infine, vogliamo cambiare il paradigma culturale e sociale che assegna alle donne ruoli e compiti precisi sulla base del genere. Vogliamo mettere in discussione gli stereotipi, la segregazione sociale e i meccanismi che perpetuano le disuguaglianze di genere. È per questo che oggi scioperiamo e scendiamo in piazza”.  

"Oggi siamo in piazza per chiedere diritti e per dire basta alla violenza di genere - aggiunge Silvia Cristiani, presidente del Centro Antiviolenza Mascherona -. Siamo qui per ricordare che ciò che talvolta diamo per acquisito non deve mai essere dato per scontato. Celebrare la Giornata Internazionale per i diritti delle donne è ancora indispensabile, perché ci troviamo costantemente di fronte a condizioni in cui quei diritti devono essere ribaditi, richiesti e difesi. I dati ci dicono che il fenomeno della violenza di genere è in costante crescita o comunque si mantiene su livelli allarmanti rispetto agli anni precedenti. Per questo è essenziale non solo ricordare l’8 marzo, ma rendere questa lotta una priorità per tutto l’anno. Giornate come questa siano fondamentali, perché ci permettono di continuare a parlarne e a sottolineare l’importanza della consapevolezza: la consapevolezza dei propri spazi, dei propri confini, dei propri diritti e del proprio valore all’interno di qualsiasi relazione”. Il Centro Antiviolenza è un supporto fondamentale per le donne in difficoltà: “Se possibile, chiamate quando vi sentite in una situazione che non vi rende felici - sottolinea Cristiani -. Non aspettate il primo schiaffo”.

Il corteo è partito da via Fanti d'Italia con direzione finale i giardini di Brignole, dove sono previsti anche ulteriori momenti di incontro e musica. Il percorso ha transitato da piazza Acquaverde, via Balbi, Portello, piazza Corvetto, Largo XII Ottobre, via XX Settembre, via Fiume con arrivo ai giardini di Brignole.  

Chiara Orsetti

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