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Innovazione | 22 aprile 2025, 08:00

I mestieri moderni - “L’intelligenza artificiale non è un oracolo. È uno strumento”: il lavoro (consapevole) di Alessandra Ghezzi

Da anni si occupa della comunicazione web e, inevitabilmente, di IA: “Alcune professioni potrebbero sparire. Ma oggi l’uomo vince ancora sulla macchina”

I mestieri moderni - “L’intelligenza artificiale non è un oracolo. È uno strumento”: il lavoro (consapevole) di Alessandra Ghezzi

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i martedì successivi, ‘I mestieri moderni’, un ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che vuole fornire uno spaccato del mondo del lavoro contemporaneo, anche un po’ in contrapposizione con l’altro nostro ciclo del mercoledì, ‘I mestieri di una volta’. Dove andrà il mondo dell’occupazione? Dove sta già andando? Quali sono le professioni più richieste? Quali i mestieri che letteralmente ci si inventa? Tra storie di successo, innovazione e idee vincenti, ci fa piacere raccontare come si trasforma l’occupazione e come si trasforma, di pari passo, anche la società. Buona lettura!

Da un passato nella finanza e negli uffici commerciali esteri all’approdo nel mondo della comunicazione digitale, Alessandra Ghezzi oggi è una professionista a tutto tondo del web. Da oltre quindici anni si occupa di costruire e potenziare la presenza online di aziende e professionisti, con una particolare attenzione ai temi della visibilità, della scrittura per il web e, da qualche tempo, dell’intelligenza artificiale.

Mi occupo di comunicazione web a 360 gradi. Ho fatto tutt’altro nella vita, ho lavorato in Borsa, in uffici commerciali esteri, ho un curriculum davvero variegato. Ma da quindici anni a questa parte il mio focus è il web: dai siti alla SEO, che è la visibilità sui motori di ricerca, fino alla scrittura dei contenuti. Parto dal sito, che è sempre il centro di tutto, e poi sviluppo ogni cosa: articoli, SEO, social. Il mio obiettivo? Far sì che le aziende siano trovate sul web”. Un lavoro che, oggi, non può più prescindere dall’uso delle tecnologie intelligenti: “Negli ultimi tempi non ho potuto evitare di affrontare il discorso sull’intelligenza artificiale. È ovunque. Anche chi è scettico, prima o poi si trova a doverci fare i conti”.

Secondo Ghezzi non c’è niente di più quotidiano della presenza dell’AI nella nostra vita: “È nei nostri cellulari, nei navigatori, nei traduttori. Anche Alexa, per esempio, è AI. Una volta discutevo con la mia migliore amica, che è molto scettica sull’intelligenza artificiale, e le dicevo: ‘Scusa, ma tu in casa hai Alexa!’. Ecco, quello è un paradosso interessante: da un lato le nostre vite sono sempre più trasparenti, perché condividiamo dati e informazioni con chiunque ci prometta un'app comoda, dall’altro le AI sono spesso delle black box, scatole nere di cui non conosciamo il funzionamento”.

Questa consapevolezza ha portato Alessandra a formarsi, a studiare e a esplorare il funzionamento di queste tecnologie. “Per il lavoro che faccio mi sono concentrata soprattutto sull’uso dell’AI nel copywriting, nella comunicazione e nel giornalismo. E ho capito una cosa: l’intelligenza artificiale è lo specchio di chi l’ha programmata. Porta con sé gli stessi limiti, pregiudizi e riferimenti culturali”. Un esempio lampante? “Se vai su Google Translate e scrivi ‘a doctor and a nurse’, il sistema ti traduce con ‘un dottore e un’infermiera’. Ma in inglese può benissimo voler dire ‘una dottoressa e un infermiere’. Questo fa capire quanto anche l’AI possa veicolare stereotipi, anche involontariamente”.

Per questo Alessandra promuove un approccio che definisce “tecno-equilibrato”, né tecno-pessimista né ciecamente ottimista: “È una definizione che ho rubato a un professore dell’Università di Udine e che mi piace molto. Non dobbiamo demonizzare l’AI, ma neanche pensare che risolverà tutto. Dobbiamo conoscerla e sfruttarla consapevolmente”. Uno strumento, dunque, non soluzione miracolosa; e il modo migliore per usarla è proprio partire dal contesto: “I prompt, cioè i comandi che diamo all’intelligenza artificiale, fanno la differenza. Un prompt ben scritto, articolato e dettagliato genera una risposta più utile. Se formuli un prompt stupido, riceverai una risposta altrettanto stupida”.

Nel suo lavoro, l’AI è un valido supporto. “Tra i vari progetti, sto anche realizzando un podcast, ‘Oggi ho scoperto che’, in cui racconto curiosità italiane. A volte l’AI mi dà spunti davvero interessanti… altre volte, purtroppo, prende abbagli clamorosi”. E non è solo una questione di accuratezza: c’è anche un tema etico, secondo Ghezzi. “Le AI riflettono l’etica di chi le ha programmate, ma può essere diversa dalla tua. È fondamentale verificare i contenuti che ci forniscono. Possono sbagliare, inventare cose che non esistono”.

La visione sul futuro dell’AI è lucida: “Si perfezioneranno, certo, ma resterà sempre un margine di errore. Le AI sono costruite per ‘ragionare’, e l’errore fa parte del pensiero umano. Andranno sempre verificate”. Sul rischio che l’AI possa sostituire l’uomo, Alessandra è realista: “Il pericolo c’è. Alcuni mestieri potrebbero sparire. Ma oggi, almeno oggi, l’uomo ancora vince sulla macchina. Nel futuro, magari dovremo ripensare proprio il modello di società. Magari vivremo di reddito universale, ma per ora siamo nella fase di passaggio”.

Chiara Orsetti

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