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Politica | 25 aprile 2025, 18:52

Liberi da ottant’anni. Genova scende in piazza per onorare il 25 Aprile, fischi a Bucci e Piciocchi in piazza Matteotti

Un fiume di gente tra piazza della Vittoria e via XX Settembre per celebrare la Liberazione. In piazza anche la candidata sindaca del centrosinistra, Silvia Salis

Il saluto al presidente Sergio Mattarella, il corteo da piazza della Vittoria, la corona di fiori per i partigiani caduti, e poi le bandiere, ‘Bella Ciao’ intonata a ripetizione, nonni e nipoti a camminare insieme, il ritrovo in massa in piazza Matteotti e la palese e rumorosa contestazione al vicesindaco reggente Pietro Piciocchi e al presidente della Regione Liguria, Marco Bucci.
Tutto questo è il 25 Aprile di Genova, celebrazione che quest’anno porta in dote l’emozione dell’ottantesimo anniversario in un periodo storico tra i più delicati per gli equilibri internazionali e per il (nemmeno velato) ritorno di politiche che riportano indietro di decenni.

Associazioni, autorità, rappresentanti politici, sindacati e liberi cittadini si sono ritrovati alle 15.30 in piazza della Vittoria per poi risalire via XX Settembre con la deposizione delle corone di fiori sotto al Ponte Monumentale al sacrario dei partigiani caduti con la lettura della motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare e dell’atto di resa delle truppe tedesche che, di fatto, liberava Genova, unica città d’Italia e d’Europa ad aver scacciato i tedeschi con forze proprie.
Il ritrovo finale in piazza Matteotti con gli interventi delle autorità e l’orazione affidata a Paolo Corsini, presidente dell’Istituto nazionale ‘Ferruccio Parri’.
Qui la piazza ha fatto sentire la propria voce, non solo per intonare nuovamente ‘Bella Ciao’, ma per sommergere di fischi gli interventi di Pietro Piciocchi e Marco Bucci.

Piciocchi ha ricordato le parole del presidente Mattarella: “Ha lasciato un grande messaggio e voglio ricordare due sue espressioni che racchiudono il senso di questa giornata: ‘non possiamo accontentarci di una democrazia a bassa intensità’ e ancora ‘è sempre tempo di resistenza’”.
Poi il vicesindaco reggente ha ricordato la storia della liberazione di Genova: “È l'unica città europea ad essersi liberata da sola, i genovesi devono essere fieri e orgogliosi di questa storia e nei valori di questa storia cercare le fondamenta per la costruzione della comunità del futuro. Ricordiamo con devozione e senso di ringraziamento il sacrificio di trecento caduti nei giorni dell'insurrezione, tremila feriti. Ricordiamo figure straordinarie della nostra città, come Teresa Mattei, una delle ventuno madri della nostra Costituzione. Ricordiamo Aldo Castaldi, il comandante Bisagno, il primo partigiano d’Italia. Il codice di Bisagno resta una lezione sempre attuale per la convivenza civile del nostro popolo. Ricordiamo Luciano Melis, la resistenza delle fabbriche, il più giovane partigiano caduto per la libertà il 24 aprile del 1945, e ricordiamo ancora Luciano Bolis e i tanti martiri il cui sangue prezioso costituisce un tributo fondamentale per la lotta di liberazione, per la nascita della nostra Costituzione. Per la prima volta in questa guerra, un corpo d'esercito si è arreso a un popolo. Così Paolo Emilio Taviani la mattina del 26 aprile 1945”.

Senza evitare le proteste dei presenti, Piciocchi ha concluso con un messaggio di attualità: “Eravamo un popolo e siamo ancora un popolo, unito nel nome della democrazia, nel nome della giustizia, nel nome della libertà. Eravamo un popolo e siamo ancora un popolo, unito nel nome della democrazia, nel nome della giustizia, nel nome della libertà. Sia l'esempio di questi martiri il fondamento dell'edificazione della nostra città e che Genova, Medaglia d'Oro al valore militare per la resistenza, sia sempre orgogliosa del contributo straordinario che ha dato all'Italia per la liberazione dal nazifascismo. Genova è e sarà irreversibilmente sempre una città di democrazia, una città di pace, una città di antifascismo. Viva l’Italia, viva Genova, viva il 25 aprile”.

Stesso destino per Marco Bucci, che ha parlato ad alta voce tra i fischi di piazza Matteotti: “Oggi noi celebriamo gli ottant’anni, ottant’anni di liberazione, ottant’anni che ci hanno dato ottant’anni di giustizia, di pace e di libertà. Ricordiamo quelli che sono morti, quelli che si sono sacrificati, quelli che hanno scelto di andare sulle montagne perché volevano combattere per la libertà e per la pace. Se fossimo stati vivi a quell’epoca sono certo che saremmo andati tutti con Bisagno e con Bisagno saremmo riusciti a vincere esattamente come tutti noi. Noi abbiamo nel cuore quello che ha detto Bisagno e abbiamo nel cuore quelli che sono i valori che abbiamo condiviso in questi ottant’anni e che vogliamo portare avanti per il futuro

Vogliamo una resistenza a difesa della libertà, a difesa della giustizia, a difesa della pace, a difesa della nostra vita e delle future generazioni - ha aggiunto - celebrazioni come quella di oggi ci aiutano a riflettere sul nostro passato, ma anche sul futuro che vogliamo costruire. Abbiamo la responsabilità di lasciare alle generazioni future un'Italia ancora più libera, più giusta, più solidale, con fratellanza verso tutti quelli che vivono con noi e soprattutto qui nella città di Genova. Questo significa promuovere il dialogo, il rispetto, la partecipazione, significa coltivare ogni giorno i valori della Costituzione affinché siano vivi, attuali e condivisi. Oggi, da Genova, riaffermiamo con forza l'impegno di tutti noi per la libertà, per la democrazia, per la pace, con grande gratitudine per chi si è sacrificato e ha dato la vita per questi valori, con grande determinazione nel difenderli e trasmetterli a tutti e con fiducia nel futuro che vogliamo costruire assieme. Ora e sempre resistenza per la pace, per la giustizia e per la libertà”.

In piazza anche la candidata sindaca del centrosinistra, Silvia Salis: “È un messaggio meraviglioso, straordinario, in un anno speciale sia per la situazione contingente, sia per l’ottantesimo anniversario. Nessuno qui vuole abbassare il livello del ricordo, vogliamo che sia forte. Questa è una città che ha un legame particolare con il senso della democrazia e dalla libertà: Mazzini, Mameli, i Mille. Genova ha una storia commovente di democrazia. Essere genovese è un grande orgoglio tutti i giorni, oggi ancora di più”.

Salis è poi tornata sulle polemiche per la sua esclusione dalle celebrazioni con il presidente Sergio Mattarella al teatro Ivo Chiesa: “Dobbiamo volare alto, i genovesi si aspettano una politica che sia al servizio della città e che non si serva della città. Credo sia importante ribadirlo in una giornata di pace e di democrazia come oggi. È l’augurio più grande per Genova e per la cittadinanza, saper convivere democraticamente, con le nostre differenze, sia il più grande regalo di questo Paese che è una democrazia repubblicana che dobbiamo difendere fino in fondo”.

La candidata sindaca ha infine commentato la reazione della piazza alle parole di Piciocchi e Bucci: “Penso che i fischi siano frutto della difficoltà per loro di dare un messaggio univoco su Resistenza e antifascismo, quando dai fa fatica a scrivere certe parole, la popolazione lo avverte. Legare il messaggio di antifascismo e resistenza alla sinistra è un’operazione di basso livello. È grazie alla Resistenza e all’antifascismo che oggi certa gente che occupa un posto nelle istituzioni può usare slogan come ‘presente’ o ‘me ne frego’ perché abbiamo dato la possibilità a tutti di esprimersi, a volte con risultati tristi, deludenti”.

Pietro Zampedroni


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