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Botteghe storiche e locali di tradizione | 26 maggio 2025, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Finollo, centoventicinque anni di eleganza sartoriale

Camiceria d’eccellenza dal 1899, l’attività oggi è guidata da Francesca Linke e dal figlio Matteo. Una bottega che non ha mai smesso di essere bottega, cucendo a mano ogni dettaglio e restando fedele al genio visionario del suo fondatore

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!

Via Roma non assomiglia a nessun’altra strada di Genova.

Progettata nell’Ottocento, affiancata da quel passage alla francese che è Galleria Mazzini, la via porta con sé un fascino unico che si riverbera ancora oggi.

Quell’eco si ritrova ancora oggi in una bottega sospesa nel tempo, che con le sue vetrine Liberty in legno laccato, appare una vera e propria porta sulla sartorialità: Finollo.

Tessuti di diverse trame, fantasie tra le più svariate, persino un colletto che ne porta il nome, nella bottega Finollo si continua a raccontare una storia che va avanti da centoventicinque anni.

A fondare il negozio, nel 1899, fu Emanuele Finollo, giovane artigiano genovese con lo sguardo rivolto all’Europa. Affascinato dalla bellezza del corpo umano e dall’eleganza osservata tra Londra, Parigi e Zurigo, decise di aprire una camiceria con uno stile tutto suo. 

Estro e ingegno non gli mancarono mai e fu proprio Emanuele a disegnare il portale, le vetrine, persino gli armadi e i decori che ancora oggi si possono ammirare sul soffitto di questo negozio.

Intuizione e osservazione diedero poi vita perfino a un colletto, il Finollo, appunto, pensato per aderire perfettamente alla clavicola e accompagnare con armonia il nodo della cravatta. 

Così, come spesso accade oggi, Emanuele divenne un designer ante litteram facendo della sua bottega uno scrigno di gusto internazionale.

Aveva un estro incredibile, mio bisnonno” racconta Francesca Linke, titolare e rappresentante della quarta generazione della famiglia a capo dell’attività. “Ha immaginato tutto: il negozio, lo stile, persino l’invenzione del colletto. Un antesignano del made in Italy prima ancora che esistesse”. Accanto a lei oggi lavora anche il figlio, Matteo Morra, 24 anni, che rappresenta il futuro della bottega, la quinta generazione.

Il cognome Finollo si è perso, ma non il sangue”, dice Francesca. “La nostra famiglia è ancora qui, nel laboratorio di via Luccoli, a cucire ogni giorno camicie a mano. Ogni colletto, ogni bottone, ogni orlo viene fatto come una volta. Ci vogliono otto o dieci ore per realizzare una camicia, perché tutto è ancora fatto a mano”.

Non sono solo le camicie a rendere unica questa realtà. Le cravatte Finollo, cucite in tre pezzi, con fodere interne di lana naturale, resistono alla prova del tempo e delle mode. “La cravatta oggi ha più senso se è realizzata con intelligenza”, spiega Francesca. “La sette pieghe, quella originale, era leggera, senza imbottitura, fatta per stare sotto il gilet. Oggi si tende a imbottirla tutta, ma si perde l’equilibrio. Una cravatta deve avere sostanza, ma anche armonia”.

Poi c’è l’aria del negozio: un profumo creato da Francesca stessa, due anni fa. “Ho voluto che chi entrasse qui avesse una sensazione precisa, come un ricordo. Una firma olfattiva che raccontasse cosa significa davvero Finollo”.

Un’attività che vanta oltre un secolo di storia è stata anche testimone dei personaggi illustri che da Genova sono passati. Guglielmo Marconi, Gianni Agnelli, il duca di Windsor, persino una dedica di Wally Simpson: “Non amiamo farci pubblicità con i nomi, ma quando penso che questo pavimento lo hanno calpestato persone che hanno fatto la storia, mi emoziono. Finollo ha attraversato 125 anni di storia culturale, politica e artistica italiana. È una responsabilità ma anche un onore”.

Oggi, mentre il fast fashion mostra i suoi limiti, il futuro sembra aprirsi verso un ritorno alla lentezza, alla cura, alla qualità. E sono i giovani, sorprendentemente, a guidare questo cambiamento: “I ragazzi iniziano a riflettere sul senso delle cose. Una camicia fatta su misura oggi può durare vent’anni, ma non è solo questo il punto. Il valore non sta nella durata, ma nel senso: nella consapevolezza di indossare qualcosa che rappresenta sé stessi, non un marchio. È il ritorno alla personalità, al taylor made. A una moda che non grida, ma dice chi sei”.

E a rispondere, sul futuro della bottega, è proprio la voce di Matteo, la nuova generazione che ha deciso di restare.

Non stiamo a guardare troppo avanti. Vogliamo portare un po’ del lustro che Finollo ha dato a Genova anche fuori, magari all’estero, ma sempre rimanendo artigiani. Questa è una piccola bottega, e vogliamo che resti tale. L’obiettivo è farci conoscere, sì, ma senza perdere l’identità. Gli artigiani vogliamo esserlo per sempre. Non cambieremo pelle, cambieremo solo rotta, se serve.

E forse è proprio questo il segreto: non cambiare per seguire il tempo, ma restare sé stessi per attraversarlo.

Isabella Rizzitano

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